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Smart working in Italia: numeri in crescita

Smart Working

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L’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano ha studiato il fenomeno dello smart working per concludere che questo modo di lavorare è davvero “intelligente” e apporta dei benefici.  Siamo abituati a vedere il mondo in continua evoluzione e abbiamo capito che le formule vincenti non durano per sempre, ma è necessario comprendere quale sia la strategia migliore in un dato momento e seguirla. Attualmente la strategia vincente è lo smart working, di cui abbiamo parlato in modo approfondito durante l’intervista ad Andrea Viganò, Market Development Enterprise & Public Sector di Italtel che ha così spiegato il fenomeno: “Lo Smart Working è un nuovo modello di organizzazione del lavoro che, facendo leva sulle moderne tecnologie di comunicazione, mette la persona al centro del processo produttivo”, proiettando molteplici vantaggi sulle aziende.

Questo nuovo approccio al mondo del lavoro, basato sulla flessibilità oraria e logistica, sta iniziando ad affermarsi anche in Italia, seppur a rilento: solo l’8% delle aziende sta infatti lavorando regolarmente seguendo il modello dello smart working. La reticenza, mentale e pratica, ad adottare questo modello organizzativo è testimoniata da un altro dato, quello dei professionisti che si dichiarano pronti a diventare smart workers e che si attesta al 20%.

Questi numeri, però, non devono scoraggiare, bensì spronare al cambiamento che permetterà di lavorare non solo dall’ufficio con il classico orario 8-17, ma anche fuori sede, in viaggio, dai clienti e così via e con orari modellabili. L’8% delle aziende che fa da aprifila all’innovazione è composto per la maggior parte da grandi aziende che contano più di 500 addetti e che riguardano i settori alimentare, manifatturiero, ICT e delle telecomunicazioni. Le aziende si stanno orientando verso lo smart working per svariati motivi, in quanto migliorano sia il work-life balance (71%) che la produttività (56%) e aumentano la motivazione (53%) e il benessere organizzativo (45%).

In realtà nel work-life balance, ovvero nel gestire la giornata lavorativa secondo i propri orari senza dover “timbrare il cartellino”, è insito un rischio: quello di non staccare mai la spina, di non smettere mai di lavorare. La disciplina è una virtù fondamentale per chi deve autogestirsi; siamo abituati a pensare alla disciplina scolastica legata all’apprendimento, a quella sportiva legata alla dieta, ma non a quella che ci permette di rispettare delle regole che non sono scritte da nessuna parte. Un altro campo, forse inaspettato, per cui è importante l’equilibrio vita – lavoro è il poker sportivo. Un’insigne testimonianza al riguardo arriva da Luca Pagano, membro del Team Poker Stars Pro e conosciuto come commentatore di partite svoltesi al tavolo verde e come coach nella trasmissione “La Casa degli Assi”.

Pagano, nel suo blog su PokerStars, ha infatti parlato della formula vincente del professionista del poker e il ritratto tracciato corrisponde a quello dello smart worker: anche nel poker la disciplina è fondamentale perché orari e allenamenti vengono autogestiti e le falle nella preparazione si ripercuoto poi al tavolo verde. I tornei live possono durare molte ore e quelli online possono essere giocati in contemporanea ad altri tornei online: per questi motivi Pagano, PokerStars Pro, suggerisce disciplina e perseveranza come le parole d’obbligo del poker.

Disciplina e perseveranza si sposano perfettamente anche al metodo dello smart working: nonostante solo l’8% delle aziende se ne stia servendo regolarmente, esiste un 67% che ha attivato qualche servizio e qualche iniziativa, e che ora deve perseverare e ampliare l’offerta. Coloro che invece hanno fatto dello smart working il modello guida hanno per il 59% introdotto nuove tecnologie digitali, per il 36% disposto corsi di formazione sugli stili di management, per il 32% impartito politiche di flessibilità oraria o di luogo di lavoro e per il 19% riprogettato gli spazi fisici. Nonostante ci si aspetti che queste percentuali crescano tutte, quella che con maggiore probabilità spiccherà il volo a breve riguarda la flessibilità del luogo e dell’orario di lavoro.

Perché tutto questo avvenga è necessario che si espanda l’uso dei device mobili, i quali garantiscono libertà e possibilità d’azione anche al di fuori da orari e spazi prefissati. Inoltre, le tecnologie sulle quali poggia lo smart working sono quella dell’Unified Communication & Collaboration, fra cui spiccano infrastrutture VoIP, strumenti di webconference e instant messaging, adottati dal 70% delle aziende, le Mobile Business App, sfruttate dal 51% delle aziende, quella della comunicazione Social, adottata dal 25% e quella del Cloud Computing, fanalino di coda.

Lo smart working, nonostante non possa prescindere da tanta tecnologia, allo stesso tempo non può fare a meno di un certo tipo di leadership manageriale: l’Osservatorio del Polimi sottolinea la necessità di sviluppare un modo di relazionarsi più aperto e collaborativo, che attenui la gerarchia vigente, poi un percorso di responsabilizzazione dei collaboratori, il trovare la giusta flessibilità per gestire lavoro e vita privata e scegliere i luoghi e i tempi di lavoro.

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