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Smart working e tutela del benessere mentale dei figli, come fare?

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Nell’emergenza del Covid-19 le nostre abitazioni si sono ristrutturate in poli multifunzionali in cui si alternano spazi lavorativi a spazi ricreativi, meeting aziendali a live di fitness, parchi giochi a centri dell’estetista, sale cinema in pizzerie che nel sapore del “fare da sé” suppliscono il desiderio della napoletana del forno del cuore.

Tutto nell’intimità del nucleo familiare, in cui mamme e papà, figli si trovano a convivere giornalmente come non accadeva da molto tempo.

In altri casi il nucleo familiare è frammentato da una dislocazione fuori dalla famiglia, perché il Covid ha congelato momenti di vita di ciascuno fermando il tempo, in un live globale della Bella addormentata del bosco, nell’attimo in cui è scattato il lock-down. Vite sospese fuori dalle mura domestiche che vorrebbero rientrare ma non possono e che utilizzano la tecnologia per sentirsi vicino, giovandosi finalmente del potere benefico di una tecnologia che aiuta davvero a connettersi con l’altro e non solo più a controllare o spiare l’altro.

Lo schermo oggi si tocca non tanto per digitare foto da inviare, ma per sentirsi uniti con l’altro, per lavorare, per avere il coraggio di concretizzare finalmente una scuola digitale che ha ridefinito in un battibaleno il suo non essere ancora pronta alla prontezza del farlo e basta. In questo rimodellamento globale, in cui tutti combattiamo per essere resilienti e per affrontare con senso civico e morale il dramma che la vita ci pone, abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli, bambini, adolescenti, giovani adulti per permettere ed assicurare loro di percorrere una traiettoria di crescita in cui venga tutelato il benessere individuale e la salute mentale di tutti, grandi e piccini. Piccoli eroi dei nostri nuclei familiari che si trovano a loro insaputa ad affrontare una prova di coraggio quando ancora non sanno cosa sia il coraggio.

Un coraggio che viene dagli altri eroi della famiglia, da quelli più grandi, da mamma e papà che anche se sono stanchi, preoccupati, ansiosi, se hanno perso i loro cari, riescono ad abbracciare i bambini, a raccontare la favola della buona notte a preparare la colazione, a giocare nel salone di casa a pallone con i ragazzi più grandi, a vedere insieme serie tv, a tirare fuori il vecchio gioco da tavolo ancora molto attuale, per condividere insieme forza e fragilità, cuore e razionalità e continuare anche oggi, e soprattutto oggi, ad assolvere con determinazione e coraggio il loro ruolo di cura e protezione della prole.

Nella multifunzionalità dei nostri spazi abitativi ristrutturati a percorsi di vita moderni in cui la tecnologia permette di assolvere determinati ruoli e funzioni, il time sequenziale delle giornate di prima dovrebbe essere mantenuto per assicurare quella coerenza interna che anche nuovi adattamenti psichici debbono sostenere al fine di mantenere ben saldi equilibri mentali. I bambini molto abili nell’adattarsi, nell’essere camaleontici con spazi nuovi e figure di riferimento affettivo, hanno bisogno di mantenere vivi i loro rituali di crescita, i loro momenti di incontro con i genitori, segnati da quella condivisione affettiva che è il pilastro fondante delle stesse videochiamate adolescenziali in cui nei live di Instagram si cerca il contatto con Ilaria, che oggi vorrei accarezzare con mano davvero invece di vederla sullo schermo.

Un ordine esterno e nello stesso tempo psicologicamente interno, che in questa ristrutturazione funzionale dello spazio abitativo deve essere assolutamente mantenuto per evitare, in questo momento di incertezza generale di crollare sotto il peso del vuoto, della poca definizione del futuro, della sospensione di un cammino improvvisamente interrotto che, in un momento X, verrà riattivato senza sapere né dove, né come andare. In questa vacuità del futuro il curare la nostra intimità familiare, il continuare a dare il ritmo alle nostre giornate in cui si alternano momenti lavorativi a momenti di incontro affettivo in cui risaldare la presenza affettiva, la cura del sé e dell’altro, è uno dei assi principali sul quale si snoda la tutela del benessere psicologico e della salute mentale di grandi e piccini.

Ci si alza, si fa colazione, non si corre a prendere la macchina per non arrivare tardi a scuola, ma si approfitta del tempo recuperato per stare piacevolmente insieme e contemporaneamente rassicurare piccoli, giovani e adulti, che dietro ai vari scossoni emotivi c’è sempre la stessa protezione e cura affettiva di prima.

Piccoli e grandi eroi che condividono l’impresa titanica di mantenere la coerenza della vita che scorre, che si impegnano in attività, per non cedere a lassismo generale del non far nulla che riesca a demotivare e ad aprire le porte a vissuti depressivi e ansiosi. Smart working che si carica quindi del dovere di essere figure affettive di riferimento per bambini, adolescenti, ma anche gli stessi mariti e le stesse mogli, che si rimodellano su un camaleontico e armonico multitasking funzionale, lavoro, affetti, cura esterna ed interna, che ha il suo file on rouge dinamico nel lavoro mentale del proteggere e mantenere affettivamente saldo il cuore delle relazioni.

La mente occupata è una mente che laboriosa ed operativa che genera nella sua attività spinte propulsive per non arrendersi ed andare avanti anche in momenti di difficoltà. Una mente che si corrobora e si mantiene affettivamente salda nella condivisione affettiva con l’altro, che cerca e anela momenti di incontro, e che ha bisogno di ordine esterno e coerenza interna quando esternamente si vive il caos e il crollo di certezze.

E allora ridefiniamo gli spazi, separiamo momenti di lavoro da momenti di svago, continuiamo a vestirsi e a curarci esternamente per mantenerci vivi internamente, prediamoci cura della casa e dell’interno affettivo dei nostri nuclei familiari, siamo comprensivi e tolleranti di fronte ad attacchi adolescenziali che cercano di coprire sentimenti di terrore e paura, comprendiamo che dietro ai capricci dei bambini in realtà si celano domande del tipo: “mamma, papà che succede; perché non possiamo vedere i nonni e andare a scuola?”.

In questo spazio-tempo ristrutturato dobbiamo necessariamente ritrovare il nostro spazio-tempo interiore che ci permette di continuare a curare il germoglio vitale delle esistenze di tutti, grandi, piccini, presenti, assenti, vivi nella vita e nei ricordi, in un tempo-spazio che rischia di tramutarsi in incoerenza e crollare, se non facciamo appello ai rituali condivisi, anche telematicamente in caso di lontananza. Manteniamo il passo per poi tornare al passo in un tempo nuovo.

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