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Smart working come scelta di sostenibilità e resilienza: l’esperienza di Toc Toc

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Il Covid-19 ha mutato profondamente la nostra prospettiva lavorativa: i periodi di lockdown e di quarantena hanno costretto le aziende e le pubbliche amministrazioni, lì dove possibile, ad un inevitabile ricorso alla modalità di lavoro in smart working. 

Il Covid-19 ha mutato profondamente la nostra prospettiva lavorativa: i periodi di lockdown e di quarantena hanno costretto le aziende e le pubbliche amministrazioni, lì dove possibile, ad un inevitabile ricorso alla modalità di lavoro in smart working

Sotto certi aspetti la crisi pandemica, quindi, può essere considerata un acceleratore di un cambiamento culturale che va oltre la semplice gestione di una crisi emergenziale, rimettendo in discussione l’approccio al lavoro facendo realizzare quanto la flessibilità possa essere la risposta più corretta per attuare quel cambio di passo che altrimenti avrebbe richiesto molti anni.

Una diversa organizzazione del lavoro non è un concetto completamente nuovo. Basti pensare alla predizione del Premier britannico Winston Churchill che, nel 1953, sosteneva che si sarebbe arrivati a lavorare 4 giorni alla settimana grazie ai progressi della tecnologia. Prima di lui, con una posizione più visionaria, l’economista britannico John Maynard Keynes nel 1935 affermava che il perfetto equilibrio tra lavoro e vita privata si sarebbe raggiunto dedicandosi al lavoro soltanto per 15 ore settimanali.

Sono allora maturi i tempi per uno smart working in modalità definitiva?  Presto per dirlo.

Ne abbiamo parlato con l’ingegnere Fulvio Bruno, Presidente del CDA di TocToc srl società romana di servizi digitali innovativi per le imprese e la PA, che ha evidenziato come la modalità di lavoro da remoto dovrebbe essere nel DNA della P.A, di imprese e lavoratori.

“Nel nostro Paese molte aziende, spinte più dalla convenienza – dal ROI – che dalla convinzione, hanno dovuto approcciare positivamente la tematica dello smart working per poi, terminato il periodo di emergenza, fare un passo indietro perché ancora legati alla rigidità concettuale che vuole la produttività dei dipendenti correlata al tempo trascorso in ufficio.

Noi di Toc Toc, abbiamo vissuto la “costrizione” dello smart working prima come un’opportunità per erogare continuità di servizio ai nostri clienti e poi come possibilità di un nuovo modo di lavorare come azienda.

E’ innegabile che ciò è stato possibile grazie ad una pregressa efficace organizzazione del lavoro per obiettivi ma soprattutto alla risposta convinta e coesa di tutta l’organizzazione, sostenuta dall’immediata identificazione e messa in campo degli strumenti tecnici necessari per una efficace collaborazione da remoto.

Mi riferisco a strumenti di coworking efficienti quali una piattaforma aziendale di collaborazione da remoto, un sistema di file sharing, device e connettività mobili ad uso personale e una predisposizione di misure tecniche, logiche e organizzative per poter garantire elevati livelli di sicurezza a protezione del patrimonio aziendale e delle informazioni che trattiamo. Tutto questo ci ha indotto, anche al termine dell’emergenza, ad interrogarci a lungo nel ricercare una nuova modalità di agire le attività aziendali. Infatti, a nostro avviso si dovrebbe superare il concetto di settimana “corta” e concentrarsi proprio sulla modalità smart working. Questo shift culturale è la conditio sine qua non da cui partire per avviare un processo di trasformazione di una azienda che voglia essere vincente nel medio lungo periodo e creare quello che noi intendiamo con “valore plurale”, un sistema attraverso il quale raggiungere contestualmente risultati migliori per tutti gli stakeholder: i lavoratori, i clienti, l’ambiente e quindi l’azienda e i suoi soci.

Avete da poco rinnovato lo smart working fino a giugno 2024

“Ci sembrava un controsenso che proprio noi tornassimo indietro in un percorso così performante. TocToc offre servizi che agevolano e rendono possibile l’interazione efficace da remoto con soluzioni WebBased di digitalizzazione dei processi con la mission di sviluppare capacità di relazione efficace che in sintesi noi chiamiamo “Relability”, Digital Relation Ability.  Il punto di partenza allora è stato quello di pensare ad un modello di “team digitale diffuso” attraverso il quale creare un “ambiente di lavoro” positivo e collaborativo, confacente con le aspettative dei colleghi, che potesse offrire la possibilità di un corretto load balance tra impegno lavorativo e vita privata.  Ci siamo interrogati a lungo su quale fosse il modello di smart working da adottare e non avendo riferimenti di modelli di successo ci siamo inventati un format semplice e che sta dando ottimi risultati: tutti dentro o tutti fuori. Per ora abbiamo adottato la modalità ibrida solo con il 20% di presenza fisica in azienda: un giorno a settimana per un allineamento e i risultati sono eccellenti, si percepisce entusiasmo e voglia di stare insieme. Peraltro, proprio una recente survey condotta sull’intera azienda ci ha confermato un livello di soddisfazione elevato su tutte le aree indagate che ci sostiene nel processo di trasformazione che abbiamo da poco avviato.”

Lo smart working come una scelta ambientalista

Negli ultimi anni il dibattito che vede protagonisti ambientalisti, economisti, esponenti delle istituzioni e della Politica ha come focus la riduzione dell’impatto ambientale coniugando la sostenibilità nei processi produttivi. L’inquinamento atmosferico è un problema che riguarda l’intero pianeta: secondo i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente in Europa ha causato, nell’arco del solo 2019, circa 440.000 morti premature e il nostro Paese si posiziona al primo posto di questa graduatoria con circa 63.700 decessi nello stesso periodo di tempo. Il mondo industriale grava ancora troppo sull’ambiente attraverso una serie di attività che hanno un impatto sull’aria, sul suolo, sull’acqua.

“La nostra attività – sottolinea Bruno – è imperniata sul sostegno alle imprese per la digitalizzazione dei processi e questo già di per sé ha un risvolto significativo sull’ambiente. Si consideri che negli ultimi anni abbiamo gestito per i nostri clienti, con le nostre piattaforme, milioni di contratti e di transazioni svolti interamente da remoto.

È possibile stimare che le nostre soluzioni abbiano evitato la produzione e la stampa di oltre 30 mln di fogli A4, la cui sola produzione equivale ad aver salvato un bosco urbano di circa 2.000 alberi e di aver contribuito a minori emissioni di CO2 dovute ai mancati spostamenti degli utenti che hanno potuto sottoscrivere i contratti comodamente da casa loro senza doversi recare in negozi o uffici.

Parimenti, da quando abbiamo avviato il lavoro da remoto è stimabile che per mancati spostamenti abbiamo contribuito a non emettere 86 tonnellate di CO2.

Infine, la flessibilità spazio-temporale offerta dal lavoro agile, oramai acquisita dal nostro team, offre a Toc Toc anche una maggior resilienza nella gestione degli eventi imprevisti e/o catastrofici come abbiamo potuto constatare e testare proprio nel corso dell’emergenza sanitaria. Ciò ci rende più solidi nel garantire continuità di servizio ai nostri clienti, con uno sguardo al pianeta.”