Sos Energia. Smart home e smart office, in Italia è già realtà

di Davide Raia |

L’ufficio e la casa diventano intelligenti: le proposte ci sono, ma c’è anche qualche perplessità dura a morire tra gli utenti, in termini di sicurezza e di privacy.

Rubrica settimanale Sos Energia, frutto della collaborazione fra Key4biz e SosTariffe. Una guida per il consumatore con la comparazione dei prezzi dell’elettricità, del gas e dell’acqua. Per consultare tutti gli articoli, clicca qui.

Il presente “smart”

Se uno dei più tradizionali filoni del cinema e della letteratura di fantascienza è da sempre il futuro dominio delle macchine, possiamo tirare un sospiro di sollievo, perché il presente appare un po’ più roseo. Le “cose intelligenti” ormai sono intorno a noi e, almeno per ora, non sembrano manifestare intenzioni particolarmente bellicose. Al di là di ogni ironia e catastrofismo, l’integrazione tra l’uomo e i suoi strumenti è passata negli ultimi anni a un livello più avanzato. Non solo per smartphone e tablet che sono ormai estensioni del nostro corpo ma anche per le piccole e meno piccole innovazioni che, anche quando siamo a casa nostra o in ufficio, rendono la vita più facile e più piacevole.

Con la complicità di una connessione alla Rete ormai ubiqua (le migliori offerte per ADSL e fibra ottica, come quelle che si possono trovare su SosTariffe.it, permettono di arrivare anche da noi a 1 Gbit/s in download e centinaia di MB in upload, per meno di 30 euro al mese), ormai i dispositivi sono tutti collegati tra di loro, e anche in Italia la rivoluzione digitale comincia a toccare settori che fino a questo momento ne erano stati sfiorati soltanto in modo parziale. In casa, soprattutto: la domotica, che permette di rendere un’abitazione davvero “smart”, dagli elettrodomestici alle luci, dai sistemi di antifurto a quelli home media, anche nel nostro Paese è in crescita significativa, secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il più autorevole organismo che si occupa del settore.

Un inizio promettente

Secondo la ricerca Smart Home condotta dall’Osservatorio, infatti, ormai la “casa intelligente” in Italia vale 185 milioni di euro, con una crescita rispetto all’anno scorso di +23% e un potenziale che solo ora si comincia a intravedere. C’è ancora tantissimo da fare, infatti, e il nostro Paese – per i suoi legami storici con il design e l’arredamento – può giocare un ruolo davvero da protagonista in questo filone particolare dell’Internet delle Cose.

Secondo il Direttore dell’Osservatorio Internet of Things Angela Tumino, «quello a cui stiamo assistendo è solo l’inizio di un percorso di crescita dal grande potenziale. Verso la casa connessa infatti oggi si muovono grandi player globali, startup, retailer, produttori, assicurazioni, utility e operatori delle telecomunicazioni. Per aprire davvero la porta all’innovazione è fondamentale offrire nuovi servizi ai consumatori: quelli più elementari come l’installazione, ancora indispensabile per una fetta importante della popolazione, e quelli evoluti che possano convincere gli utenti ancora scettici sul valore di una casa connessa».

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La casa intelligente nel Belpaese

Ma com’è il mercato della Smart Home in Italia? Per cominciare – e non è una notizia da poco – non c’è un monopolio: sì, Google e Amazon sono player fondamentali nel settore che si stanno affacciando anche da noi, ma la creatività e le formule innovative che arrivano dalle startup hanno un ruolo importantissimo per la casa intelligente, tanto che il 52% delle soluzioni disponibili oggi viene offerto proprio da nuove aziende.

Il cambiamento comincia a vedersi non solo online ma anche nei negozi fisici, con sezioni dedicate alla Smart Home anche dove si vende elettronica in modo “tradizionale”, anche se secondo la ricerca c’è ancora da fare per quanto riguarda la formazione del personale e la comunicazione della carica innovativa e dei benefici relativi a questi oggetti. Perché un elettrodomestico intelligente è qualcosa di molto di più rispetto a una lavatrice o a un frigorifero con qualche funzionalità in più, e quando i diversi oggetti potranno veramente “parlarsi” in tutto e per tutto le applicazioni possibili saranno davvero innovative.

Ormai in Italia il 26% della popolazione ha almeno un oggetto intelligente e connesso all’interno della propria casa, e più della metà (il 58%) ha intenzione di acquistarne in futuro. E gli altri? C’è ancora poca fiducia nello stato del settore – anche se, come detto, le soluzioni non mancherebbero – e le principali paure riguardano la privacy e i potenziali attacchi di hacker e malintenzionati (per il 67% degli intervistati).

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Internet of Things e aziende

Se i consumatori appaiono ancora tiepidi, almeno per questa branca dell’Internet delle Cose, da parte delle aziende l’attenzione è massima. Secondo lo studio internazionale di Aruba, «The Internet of Things: Today and Tomorrow», il 92% delle imprese italiane intende implementare l’Internet delle Cose entro il 2019 per un’esigenza di efficienza nel business e di nnovazione.

E secondo Chris Kozup, vice president of marketing di Aruba, «con i vantaggi di business dell’IoT che superano le aspettative, non sorprende che le aziende si stiano dirigendo verso un’adozione di massa entro il 2019. Ma mentre molti executive incerti sul modo di applicare la IoT alla propria attività, chi ha successo nell’implementare l’IoT si trova nella posizione ideale per conquistare un vantaggio competitivo».

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In ritardo ancora la Pubblica Amministrazione

Lo studio di Aruba ha messo in luce alcuni fattori riguardanti l’evoluzione dell’offerta Internet of Things da parte delle imprese. Prima di tutto, se la Smart Home comincia a crescere in Italia al di là delle perplessità ancora difficili da dissipare, lo Smart Office è già una realtà: il 75% delle imprese intervistate a livello globale ha segnalato che introdurre l’Internet delle Cose in azienda ha portato a un aumento della redditività, e per il 78% un miglioramento dell’efficacia del team IT.

Il 62% degli intervistati nel settore industriale ha già implementato questo approccio nel luogo di lavoro, con lo scopo di monitorare e mantenere funzioni industriali essenziali. Importanti anche i progressi nel settore sanitario, con il 60% degli operatori sanitari che ha introdotto dispositivi “intelligenti” e ottimi pareri sull’incremento dell’innovazione e sui risparmi sui costi. Meno della metà, invece, sono i retailer che si avvalgono di questo tipo di tecnologia, ma chi lo fa è ben contento della scelta, visto che per l’81% c’è stato un netto miglioramento della customer experience, anche grazie ai servizi location-based che permettono di avere offerte personalizzare e informazioni sui prodotti per i clienti.

Come prevedibile, il settore più lento è quello della Pubblica Amministrazione, con dispositivi IoT solo nel 42% dei comuni.

Fonti:

http://www.osservatori.net/it_it/osservatori/executive-briefing/l-internet-of-things-entra-nelle-case-degli-italiani-cresce-a-doppia-cifra-il-mercato-della-smart-home-23

http://www.arubanetworks.com/assets/eo/HPE_Aruba_IoT_Research_Report.pdf

http://www.internet4things.it/iot-library/context-la-smart-home-iot-non-e-uno-sprint-ma-una-maratona/