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Smart economy, a Roma spazi Ater per coworking e fab lab

L’immenso patrimonio immobiliare di Roma può essere utile ad una nuova ide di socialità, di lavoro, di innovazione e di città. Grazie ad un accordo tra la Regione Lazio e l’Ater Roma, gli spazi pubblici dismessi ed inutilizzati potranno trasformarsi in strutture adibite al coworking e in fab lab.

L’accordo quadro, ha spiegato a La Repubblica il vicepresidente della Regione Lazio con delega alla Formazione, Massimiliano Smeriglio, “ha un duplice valore: da una parte l’individuazione di spazi idonei ad attività formative, dall’altra l’utilizzo di immobili oggi inutilizzati. Con questo protocollo nei prossimi mesi saremo in grado di mettere a disposizione dei cittadini del Lazio spazi pubblici dove potranno essere effettuate iniziative di formazione, con l’obiettivo di favorire l’imprenditorialità”.

Nell’ambito dell’accordo “è prevista anche la possibilità di favorire la locazione di immobili ad uso commerciale di proprietà Ater oggi non utilizzati e la sperimentazione di forme di partenariato diretto fra le parti”.

Si partirà dal quartiere Garbatella, dall’ex falegnameria di via Guglielmo Massaia, con il “Coworking – fab lab Garbatella”, uno spazio di quasi 700 metri quadrati dotato di attrezzature preesistenti già funzionanti a cui si aggiungeranno impianti e soluzioni per la manifattura digitale.

Un’intesa, ha dichiarato al quotidiano il Commissario straordinario di Ater Roma, Giovanni Tamburino, che favorirà “la nascita di nuova imprenditoria, giovanile in particolare, e si realizzerà attraverso formule innovative di formazione-apprendistato, coworking e microcredito d’impresa”.

Un modello che alla fine consentirà anche “interventi che contribuiranno alla rigenerazione urbana dei quartieri e del patrimonio immobiliare pubblico di proprietà dell’Azienda in linea con le finalità sociali di Ater Roma”.

In questi nuovi ambienti, studenti, innovatori, lavoratori, neolaureati, professionisti e ricercatori potranno utilizzare queste soluzioni per sviluppare nuove idee e prototipi da lanciare un girono sul mercato. Il tutto seguendo il modello del riuso e della rigenerazione urbana, iniziando finalmente a non consumare più altro suolo cittadino.

In uno studio pubblicato a ottobre 2015, dedicato alle opportunità che il digital manufacturing può offrire all’industria italiana, si sottolineava che l’adozione di scelte tecnologiche di punta (ad esempio Internet delle Cose, industry 4.0, M2M) da parte della manifattura del Made in Italy potrebbe contribuire a generare un valore addizionale della produzione di oltre 8 miliardi di euro su base annua.

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