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Smart communities, nasce l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

Far crescere nel Paese, nelle Istituzioni, nei soggetti economici, nell’associazionismo di base e tra i cittadini, la consapevolezza della natura strategica dei progetti di sviluppo sostenibile e di innovazione sociale. È questo l’obiettivo della nuova Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), a cui hanno aderito già settanta tra le più conosciute organizzazione sociali, economiche e di rete della società civile.

Un’iniziativa frutto dell’Agenda globale 2030 per lo sviluppo sostenibile, documento base approvato a settembre dello scorso anno dalle Nazioni Unite, che impegna i Paesi che lo hanno sottoscritto, tra cui l’Italia, a perseguire traguardi ambiziosi quanto urgenti, che vanno raggiunti a partire da scelte politiche, imprenditoriali, economiche e sociali, orientate alla qualità della vita, al benessere delle comunità, al lavoro e l’innovazione, all’inclusione e lo sviluppo sostenibile (economico, urbano, tecnologico, ambientale).

Programma, attività e obiettivi dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, progetto comune di Fondazione Unipolis e Università di Roma Tor Vergata, saranno presentati ufficialmente venerdì 11 marzo a Roma, presso la Camera dei Deputati, con il discorso della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, gli interventi del Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, Giuseppe Novelli, del Presidente dell’Unipolis e dell’Asvis, Pierluigi Stefanini, il Portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, e le conclusioni del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.

Tra le decine di organizzazioni che hanno aderito all’Asvis, troviamo: Actionaid, Arci, Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Economia Circolare (AISEC), Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), Cittadinanzattiva, Cgil, Cia, Cisl, Cna, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), Confesercenti, Donne In Rete contro la violenza, Enel Foundation, Fondazione Bruno Visentini, Fondazione con il Sud, WWF, Fondazione Symbola, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Università di Siena, Urban@it.

La nuova Agenda 2030 ridefinisce il modo in cui la comunità internazionale collabora per un impegno globale a favore di un diverso tipo di futuro per le persone e il pianeta, mediante la promozione dello sviluppo sostenibile. Mentre gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm) riguardavano i Paesi in via di sviluppo, l’Agenda 2030 è in assoluto il primo accordo globale che definisce un programma d’azione globale e universale che avrà un impatto su tutti gli Stati e sulle loro politiche nazionali.

C’è un legame assai stretto fra pace, sicurezza, diritti umani e sviluppo sostenibile – ha dichiarato il vice ministro degli Esteri, Mario Giro, aprendo ieri a Roma la conferenza internazionale “The Eu and the global development framework. A strategic approach to the 2030 Agenda” (“L’Europa e lo schema per lo sviluppo globale: l’approccio strategico dell’Agenda 2030“) – e i 17 obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile, assieme all’Addis Ababa Action Agenda e gli accordi di Parigi suI cambiamentI climaticI, rappresentano il nucleo di un insieme globale di politiche destinate a influenzare le decisioni dei governi di tutto il mondo per proseguire la crescita su standard realmente sostenibile“.

I 17 nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’Agenda e i 169 obiettivi associati, realizzano un equilibrio fra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile — economia, ambiente e società — in particolare in settori come la povertà, la disuguaglianza, la sicurezza alimentare, la sanità, il consumo e la produzione sostenibili, la crescita, l’occupazione, le infrastrutture, la gestione sostenibile delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, nonché la parità di genere, le società pacifiche e inclusive, l’accesso alla giustizia e istituzioni responsabili.

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