Lo scenario

Smart city, il ritorno delle Città Stato. Entro il 2023 spesa globale in trasporti, energia e building a 717 miliardi

di |

Infrastrutture, tecnologie e servizi di nuova generazione, così le città cambieranno pelle e si apriranno all’innovazione, che dovrà essere sostenibile a livello ambientale, perché nel 2050 il 66% della popolazione mondiale abiterà proprio in grandi metropoli.

Il settore delle smart cities, almeno nel nostro Paese, ha subito da tempo una sorta di decisa battuta d’arresto. Poco o niente ha fatto seguito al bando di quattro anni fa del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, “Smart Cities and Communities and Social Innovation”.

Eppure, proprio oggi che le città stanno attraversando un momento di profonda trasformazione, le indicazioni fin qui raccolte, su come innovare le nostre abitazioni, i trasporti e la mobilità, i servizi pubblici al cittadino, su come favorire efficienza energetica, sicurezza delle infrastrutture, riforestazione urbana, gestione smart dei rifiuti ed economia circolare, la nascita delle smart communities e il miglioramento della qualità dell’aria, rimangono assolutamente valide, se non strategiche.

A livello mondiale, secondo un nuovo studio di Markets and Markets, il mercato delle soluzioni tecnologiche e dei servizi per i trasporti, l’edilizia di nuova generazione, dell’energia e dei servizi ai cittadini nella smart city è arrivato a valere nel 2018 più di 308 miliardi di dollari.

Il trend per i prossimi anni continuerà ad essere positivo, con un tasso composto annuo di crescita superiore al 18%, per un mercato smart city globale del valore di 717 miliardi di dollari entro il 2023.

Nel Report, ovviamente, si integrano anche le stime dei futuri mercati (tecnologie, servizi, infrastrutture) relativi alle reti 5G, all’Internet delle cose, all’Intelligenza artificiale, alla smart mobility, all’efficienza energetica, all’economia circolare (recupero, riciclo, riuso) e alle soluzioni per la decarbonizzazione dell’economia (low carbon economy).

Tutte tecnologie che troveranno ampio utilizzo nelle città del futuro, tutto sta ad iniziare, almeno dalle infrastrutture.

Il segmento che crescerà con maggiore rapidità sarà molto probabilmente quello dei servizi, quindi sanità, istruzione, formazione, infomobilità, Pubblica Amministrazione, energy management, automazione e robotica, solo per fare alcuni esempi.

Il futuro sarà sempre più legato alla crescita delle città. Per evitare che questo accada in maniera disordinata e senza controllo, con un aumento indiscriminato delle emissioni di gas serra e un consumo di suolo eccessivo che non possiamo più permetterci, servono piani concreti e partecipati, che guardino proprio ai paradigmi smart city e alle piattaforme smart communities, nel rispetto delle indicazioni della COP21 di Parigi (e dell’Agenda 2030) per evitare che città e abitanti rimangano schiacciati dai cambiamenti climatici.

Nei prossimi 30 anni, più di 2,4 miliardi di persone si trasferiranno nelle città e per accoglierle sarà necessario ingrandire e adeguare le aree urbane o costruirne di nuove con un utilizzo di risorse naturali che potrebbe aumentare del 125% a 90 miliardi di tonnellate (dai 40 miliardi di tonnellate del 2010).

Nello studio pubblicato un anno fa dal Gruppo di esperti delle risorse naturali (International resource panel), istituito dall’Onu nell’ambito del Programma per l’Ambiente (Unep), dal titolo “Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione”, nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015) e quindi occorrono nuove strategie per accogliere questi flussi in modo da evitare choc per la natura e per l’uomo.

Le città del Pianeta emettono il 70% delle emissioni di diossido di carbonio (CO2) complessive, ma questa percentuale aumenta se si includono anche le emissioni necessarie a garantire questo insieme di consumi, ha spiega Michael Doust, l’autore del rapporto “Consumption-based GHG emissions of C40 cities“, direttore del programma C40 Cities, un network che raccoglie le metropoli di tutto il mondo impegnate a contrastare i cambiamenti climatici.

Oggi la circolazione mondiale di dati, merci, persone e risorse finanziarie attraversa e connette ogni latitudine, ma soprattutto trova nelle grandi città dei nodi di scambio, facendo di queste delle nuove entità geopolitiche, delle nuove Città Stato.

In un bell’articolo sulla rivista online thezeppelin.org, si fa notare che tra i primi sei paesi con il più alto reddito pro capite al mondo, cinque sono delle vere e proprie Città Stato.

In un articolo su Foreign Affairs, Michael Bloomberg ha parlato di questo inizio del nuovo millennio come di un “Secolo delle Città”.

È nelle città che si sviluppano le tecnologie e si produce ricchezza, ed è sempre nelle città che le menti più specializzate del pianeta vivono gomito a gomito, tanto che, secondo l’esperto Parag Khanna, le relazioni diplomatiche degli Stati stanno già subendo una grandissima influenza dalla sempre più incisiva presenza di grandi e importanti città nell’arena internazionale.

In un Report pubblicato da McKinsey, nel 2012, si affermava che il 65% della crescita economica globale sarebbe arrivata dalle città e che tra queste se ne potevano individuare 440 “emergenti”, che da sole avrebbero rappresentato la metà della crescita economica globale dei prossimi anni.