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Sky-Telecom Italia, accordo sulla fibra. Patuano: ‘Contenuti da altri provider benvenuti’

“Non c’è rapporto di esclusività tra Telecom Italia e Sky” lo conferma Marco Patuano, ad di Telecom Italia, alla presentazione della prima TV via fibra ottica attraverso la partnership tra le due big del mercato.

Durante la conferenza Patuano ha tenuto precisare che l’accordo TIM Sky è di tipo commerciale e non prevede alcun tipo di esclusività, affermando che “mettere in piedi le nuove piattaforme richiede molto lavoro, richiede know-how. Ovviamente, chiunque voglia lavorare con noi o con Sky può farlo, noi non siamo gelosi”.

Il tutto fa presumere quindi che ci sono possibilità che i contenuti di altri provider come Mediaset Premium, o perché no, Vivendi con Canal + possano essere trasmessi attraverso la fibra di Telecom. E alla domanda se ci sono stati contatti con Mediaset, Patuano risponde che il confronto “c’è stato, è un work in progress”.

 

Quanto all’accordo con Sky, è la prima volta che viene proposto sul mercato italiano l’offerta ‘quadruple play’, che integra i servizi TV, internet, mobile e fisso sfruttando la connettività di banda larga e ultralarga fornita dall’ex monopolista. In altre parole, Telecom Italia rappresenterà l’autostrada digitale -ovvero l’infrastruttura- mentre Sky sarà il veicolo utilizzato – ovvero il tramite- per arrivare al cliente.

Nello specifico, l’offerta TIM Sky sarà disponibile per i clienti consumer di TIM che hanno una connessione in fibra ottica a partire da 30 fino a 100 Megabit al secondo e ADSL a 20 Megabit al secondo. Il costo? A partire da 14 euro al mese per chi ha già collegamento in fibra o ADSL, altrimenti 39 euro al mese per l’offerta ‘quadruple play’ valida per il primo anno ( finita la promozione il costo sarà di 59 euro al mese ndr.).

“L’offerta -tiene a specificare l’ad di Sky Italia, Andrea Zappia – “è disponibile ‘any time’ and ‘any where’ su tutti i dispositivi connessi alla rete”. Alla domanda su quanto durerà questo accordo con Telecom Italia risponde Zappia “la durata è di cinque anni ma in realtà pensiamo che andrà ben oltre questo periodo. Del resto l’ottica è quella della crescita e in questa partnership c’è un forte elemento di creazione di valore: se si pensa che il 70% delle famiglie italiane non ha la parabola, è evidente la forte logica di business dell’accordo”.

Per quanto riguarda i contenuti, alla domanda se la pay tv stia trattando con Mediaset sui diritti della Champions, Zappia ha risposto con un secco ‘no’, senza aggiungere altro.

Un’operazione che ha quindi una forte valenza strategica per ambo i player che, cosi facendo, stanno estendendo quello che è il bacino commerciale della pay tv soprattutto nelle zone dove non c’è la possibilità di installare la parola, ergo è fruibile per più persone e non ha competitor che possono eguagliare la loro offerta. Un settore di mercato, quello della pay tv, che è in continua espansione.

“Basti pensare” ha commentato Zappia “che nel Regno Unito quasi il 20% delle famiglie ha un’offerta pay attraverso il cavo o la banda larga” il che significa che l’Italia è chiaramente in ritardo (ritardo che si potrebbe attribuire in parte all’uso del digitale terrestre e soprattutto alla mancanza di una rete in fibra capillare ndr.) anche se questo accordo può essere – per fortuna- un precedente per la nascita della tv via cavo anche in casa nostra.

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