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Situazione energetica in Italia: cresce la domanda di energia, rinnovabili ferme al 20%

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La domanda di energia in Italia cresce ancora, di oltre l’1,6% rispetto al 2017. È il primo dato che emerge dalla “Relazione sulla situazione energetica nazionale” pubblicata dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise). Un documento che illustra andamento e criticità del sistema energetico nazionale durante il 2018.

Altro dato chiave sono le fonti energetiche rinnovabili (Fer), che riescono ormai a soddisfare più del 25% della domanda energetica nazionale, confermandosi “risorsa strategica – anche in termini economici ed occupazionali – per lo sviluppo sostenibile del Paese”, si legge nel commento del Ministero ai dati.

Più stabile, nel suo complesso, il dato sull’efficienza energetica, che comunque, grazie agli strumenti di sostegno e promozione adottati dal Governo (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto Termico, ai Titoli di efficienza energetica), ha consentito di ottenere rilevanti risparmi di energia, stimati dal documento, per il periodo 2014-2018, in circa 11,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

L’accresciuto ruolo delle FER e la dinamica di progressiva riduzione dell’intensità energetica, nonostante il lieve peggioramento del 2018, contribuiscono a diminuire la dipendenza del nostro Paese da fonti di approvvigionamento estere: la quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta dalle importazioni, pur rimanendo elevata (pari al 74%), è risultata in diminuzione e ormai al di sotto dei valori storici”, si legge ancora nel commento del Mise alla Relazione.
Il testo bozza del futuro Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), presentato a dicembre 2018, prevede inoltre la promozione dell’efficienza energetica tra i principali obiettivi da perseguire e una riduzione dei consumi di energia finale a circa 9,3 Mtep/anno, rispetto allo scenario di riferimento al 2030, da conseguire prevalentemente nei settori non ETS (Emission Trading Scheme).
L’ETS è il sistema di scambio di quote di emissione stabilito dall’Unione europea ed è una delle pietre angolari su cui si fonda la politica dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici e uno strumento essenziale per ridurre in maniera economicamente efficiente le emissioni di gas a effetto serra. È il primo mercato mondiale della CO2 e continua a essere il più esteso.

L’impatto delle Fer in Italia
Gli impieghi delle rinnovabili in Italia trovano ampia diffusione per la produzione di energia elettrica (settore elettrico), per la produzione di calore (settore termico) e in forma di biocarburanti immessi in consumo (settore dei trasporti).
Per quanto riguarda il settore elettrico, si legge nella Relazione, le stime preliminari Terna-GSE indicano per il 2018 un aumento deciso della produzione elettrica effettiva da rinnovabili (+11 TWh circa rispetto al 2017, per una variazione pari al 10,4%); l’incidenza della quota FER sul Consumo Interno Lordo (CIL), per il quale si stima un aumento di 1,0 TWh, aumenterebbe di conseguenza dal 31,3% al 34,5%.
La dinamica di crescita ha interessato in realtà la sola fonte idraulica, che oltre a confermarsi quella maggiormente utilizzata (43% della generazione totale da FER), mostrerebbe un rilevante incremento della produzione rispetto all’anno precedente (+36%), legato a una ripresa della piovosità rispetto ai minimi storici registrati nel 2017. Subirebbero una contrazione, invece, le produzioni delle altre fonti: piuttosto significativa quella registrata dalla fonte solare (circa 1,7 TWh in meno, per una variazione pari a -7,1%), più modesta quella della geotermica (-2,0%), dell’eolica (-1,4%) e delle bioenergie (-0,8%).

I posti di lavoro
La stime GSE mostrano, infine, che nel 2018 gli investimenti in nuovi impianti a fonti rinnovabili sono stati in linea con quelli rilevati nel 2017, con valori intorno a 1,8 miliardi nel caso delle Fer elettriche e a 2,9 miliardi nel caso delle Fer termiche.
Le ricadute occupazionali legate alla costruzione e installazione degli impianti non hanno presentato variazioni elevate, attestandosi intorno a 13.000 unità di lavoro per le Fer elettriche e a 25.000 per le Fer termiche.

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