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Siti sessisti, la Pdl di Noi Moderati contro i deepfake: identità digitale obbligatoria e nuovo reato di diffusione fraudolenta online. Scarica il Pdf

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Noi Moderati ha presentato la sua proposta di legge contro la violenza digitale, depositata alla Camera e al Senato. Otto articoli che prevedono lo stop all'anonimato online, un marchio identificativo per i deepfake, l'introduzione del reato di diffusione fraudolenta online, la responsabilizzazione delle piattaforme. La senatrice Mariastella Gelmini: 'È fondamentale ribadire dunque l’importanza della denuncia, perché gli strumenti di tutela ci sono e credo sia doveroso ringraziare la Polizia Postale per il lavoro che sta svolgendo'.

Arginare la diffusione di siti sessisti online è diventata una priorità anche della politica dopo lo scandalo dei siti Phica.net e della pagina Mia Moglie, che hanno scoperchiato un vero vaso di pandora. A quanto pare, la politica si sta muovendo e il Governo ha avviato degli approfondimenti dopo la ricognizione avviata dal ministero per la Famiglia, affiancato dall’Interno e dalla Giustizia. Nuove strade di intervento non sono escluse, la prima soluzione che si attende di mettere in atto è quella fornita dal disegno di legge sull’intelligenza artificiale.

L’obiettivo è anche quello di colmare dei vuoti normativi che pesano non poco sulla lotta ad un fenomeno odioso, che colpisce potenzialmente chiunque.

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La Pdl di Noi Moderati

Intanto, le forze politiche non stanno a guardare. Noi Moderati ha presentato la sua proposta di legge contro la violenza digitale, depositata alla Camera e al Senato, per contrastare il fenomeno dei deepfake e degli abusi online, a tutela dell’identità personale e dell’integrità dell’immagine contro le riproduzioni digitali non autorizzate, che punta a superare l’anonimato online e ad inasprire le pene per i colpevoli. Una proposta di legge in otto articoli che mette nel mirino i deepfake.   

Coinvolti Agcom come responsabile degli oscuramenti e Garante Privacy per le ispezioni.

Violenza su donne: Carfagna, ‘Un marchio per i deepfake, basta anonimato online’

“Il sistema di regole che abbiamo costruito per contrastare abusi e violenze sulle donne va aggiornato, perché nato in un’altra epoca. Oggi abbiamo i deepfake, cioè quei contenuti fotografici, video o audio contraffatti, creati con sistemi informatici o con l’intelligenza artificiale, che riproducono volti o voci in maniera tale da farle sembrare veri ma che in realtà sono falsi. È la nuova frontiera dell’abuso e della truffa, per questo ho accelerato l’iter per depositare una proposta di legge che ha l’obiettivo proprio di contrastare i deepfake”. Lo ha detto Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati, a Radio24 Mattino.

“La proposta – ha spiegato – prevede che chi crea deepfake ha l’obbligo di marchiarli come tali, in modo tale che nessuno possa credere che il contenuto sia autentico. Inoltre, chi diffonde deepfake per danneggiare vite e reputazioni pagherà caro. Basta poi all’anonimato sul web. So bene che è una battaglia difficile, ma sono convinta che bisogna agire per colmare le falle normative che ci sono oggi. Abbiamo l’obbligo di proteggere le migliaia di donne inconsapevoli finite nel mercato nero dell’abuso sessista online ma anche di tutelare i più fragili, gli anziani, dai tentativi di truffa sempre più sofisticati realizzati con contenuti video e audio contraffatti, perché con l’intelligenza artificiale – ha concluso Carfagna – si può fare veramente di tutto”.

Violenza su donne: Gelmini, ‘rivedere anonimato sul web, piattaforme responsabili’

 “Il caso delle foto manipolate finite su siti sessisti dimostra la necessità e l’urgenza di rivedere le regole sull’anonimato sul web. Si tratta di difendere la libertà di espressione ma non di difendere i leoni da tastiera e coloro che utilizzano insulti, manipolazione di immagini per screditare altre persone. Tutto questo non è più accettabile ecco perché abbiamo pensato ad una proposta di legge che regolamenti l’anonimato responsabilizzando le piattaforme sia dal punto di vista civile che dal punto di vista penale”. Così la capodelegazione di Noi Moderati al Senato Mariastella Gelmini, a margine della presentazione della pdl contro deepfake e abusi online. Per le piattaforme sono previste sanzioni fino a un milione di euro per la mancata acquisizione dell’identità digitale degli utenti.

Introdurre reato diffusione fraudolenta online

“Un’iniziativa di legge frutto di un lavoro che precede i fatti di cronaca, fin dall’inizio la protezione della donna nella rete è sempre stata sotto la nostra attenzione. La proposta di legge di oggi è il frutto di un grande lavoro comune tra le nostre colleghe”, spiega Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati.

“Il tema non riguarda solo le donne ma tutta la società, difendere la dignità della persona è una sfida fondamentale. La rete è diventata uno spazio dove accade di tutto. Chiederemo la calendarizzazione urgente, quando ci sarà la capigruppo sarà la priorità per Noi moderati”.

Una proposta condivisa che individua “fonti di rischio da regolare”, aggiunge Carfagna. “Introduciamo la definizione di deepfake e il reato di diffusione fraudolenta, con l’obbligo di marchiarlo con un watermark e pene fino al carcere per chi li diffonde per fini illeciti, previste aggravanti per minorenni coinvolti o contenuti a sfondo sessuale. Poi l’obbligo di rimuovere contenuti illeciti e collaborare con l’autorità giudiziaria per le piattaforme. In passato queste iniziative venivano irrise, considerate inutili, illiberali, velleitarie, erano gli anni in cui il web veniva considerata un’isola felice. Oggi abbiamo scoperto che ha un lato oscuro che va illuminato”.

Prevista la reclusione da uno a cinque anni e sanzioni fino a 100mila euro

Chiunque, al fine di danneggiare, ingannare, ottenere un profitto o ledere la reputazione di terzi, diffonde contenuti deepfake senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a cinque anni o con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 10.000 a euro 100.000. La pena è aumentata se il contenuto è a carattere sessualmente esplicito o ha ad oggetto minori o soggetti vulnerabili.

Siti sessisti: Semenzato, ‘domani inizia inchiesta in commissione su violenza online’

“Da domani (oggi ndr) inizia l’inchiesta della commissione sulla violenza online, 21 audizioni e uno schema per affrontare velocemente e in tempi brevi il tema”. Così la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta su femminicidio e violenza di genere, Martina Semenzato durante la presentazione del pdl di Noi Moderati contro deepfake e abusi online.

Siti sessisti, Gelmini (NM): “Regolamentare i deepfake. Siamo persone, non materiale grezzo per il web”

“Sono stata vittima di un deepfake. Su quei siti c’erano mie foto manipolate con l’IA. A riguardo, penso che sia doveroso tracciare una linea di demarcazione netta tra satira-intrattenimento e disinformazione, molestie, truffe o furti di identità. Per Noi Moderati la persona è al centro. Vale anche in questo caso. Noi non siamo contenuti digitali, ma siamo persone. E chiunque abbia a cuore la dignità umana non può accettare che una persona sia considerata materiale grezzo per contenuti digitali. Come suggeriva Papa Francesco, l’Intelligenza artificiale deve essere orientata al servizio, non allo sfruttamento”.

Siti sessisti, Gelmini (NM): “Una proposta di legge per andare oltre lo sdegno”

“Questa esperienza, dopo lo sgomento e la rabbia, mi ha spinto ad andare oltre lo sdegno. E la prima cosa che ho fatto è stato denunciare, anche per spronare altre donne, spesso giovanissime. È fondamentale ribadire dunque l’importanza della denuncia, perché gli strumenti di tutela ci sono e credo sia doveroso ringraziare la Polizia Postale per il lavoro che sta svolgendo. Andare oltre lo sdegno per me ha significato anche mettere nero su bianco, scrivere una proposta di legge che possa rafforzare la normativa e far sì che non ci siano più pagine oscene come queste”.

Siti sessisti, Gelmini (NM): “Stop anonimato sul web è battaglia di civiltà. ce lo ricorda anche la Fieg”

 “Ringrazio il Presidente della Federazione Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti, per le parole che ha voluto dedicare alla nostra proposta contro l’anonimato in rete e lo cito testualmente: “L’anonimato in Rete – ha detto Riffeser – non costituisce una garanzia di libertà né tantomeno rappresenta una tutela della propria riservatezza. Costituisce, invece, uno strumento per eludere le responsabilità legali e favorire comportamenti che nella vita reale sarebbero condannati e perseguiti perché direttamente riferibili alla persona che li realizza”.

Spero che le parole del dott. Riffeser siano condivise dall’intera federazione e spero che ci diano una mano su questa battaglia che è una battaglia di civiltà”.

Gianluca Regolo (Avvocato esperto di proprietà intellettuale): ‘Il rischio della proposta è irrigidire il sistema’

“Il rischio della proposta italiana è quello di irrigidire il sistema, puntando tutto sul watermark, che da solo può rivelarsi vulnerabile e facilmente aggirabile – ha detto ha detto Gianluca Regolo, Avvocato con competenza verticale nell’ambito della proprietà intellettuale – La vera efficacia sta nella combinazione di strumenti: watermarking, sistemi di provenienza crittografica e controlli lato piattaforme. Anche qui, l’obiettivo della proposta è condivisibile, ma occorre inserirlo in un contesto più ampio, già delineato a livello europeo, per non introdurre obblighi difficilmente applicabili o rapidamente superati dalla tecnologia.

Quanto al reato di “diffusione fraudolenta online”, l’intenzione è quella di colpire in maniera più mirata la diffusione di deepfake e altre manipolazioni digitali.

“È bene però ricordare che il nostro ordinamento già conosce strumenti di tutela: la diffamazione (art. 595 c.p.), il revenge porn (art. 612-ter c.p.) e soprattutto il diritto all’immagine (art. 10 c.c. e artt. 96 e 97 l.d.a.), che protegge il ritratto anche senza offesa all’onore o alla reputazione.

La proposta non crea dunque una nuova tutela sostanziale, ma – apparentemente – tenta di rafforzare l’enforcement, dando maggiore incisività all’intervento repressivo.

Il nodo più delicato resta quello dei casi di confine: un deepfake che riproduce fedelmente una persona è chiaramente illecito, ma se un contenuto ne evoca le sembianze senza riprodurla in modo diretto? La giurisprudenza italiana, in ambito pubblicitario, ha già riconosciuto tutela contro l’appropriazione evocativa — si pensi ai sosia o alle imitazioni vocali — e simili principi potrebbero estendersi anche ai deepfake. Una fattispecie penale specifica avrebbe il merito di consolidare questa protezione e di rendere più chiaro il quadro sanzionatorio”.

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