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Sistemi normativi digitali per un Paese tra crisi e trasformazione (Covid-19 e Next Generation EU)

Sistemi normativi digitali per un Paese ”bloccato” da leggi e decisioni pubbliche “tampone”, sgangherate, rattoppate, ridondanti; basate su dati/informazioni poco trasparenti, incompleti, non aggiornati, poco comprensibili ed affidabili.

Norme e decisioni non basate sulla rilevazione sistematica (e con corretta metodologia di rilevazione e di analisi) dei bisogni dei cittadini, delle imprese, delle istituzioni. Un sistema di regole e di decisioni che hanno finito con l’ipotecare il futuro dei nostri giovani e del sistema socio-conomico.

Tutta l’iniziativa “Next Generation EU” (oltre che il Recovery Fund) dovrà fare i conti sicuramente con norme e decisioni pubbliche (a tutti i livelli istituzionali) generate da paradigmi culturali, scientifici, economici e sociali superati.

E’ necessario allora (siamo in ritardo ma possiamo ancora ravvederci) cogliere l’occasione di una crisi pandemica e di risorse finanziarie ingenti in arrivo per cambiare direzione. Iniziando proprio dal sistema legislativo attuale e dalla modalità di come si assumono decisioni pubbliche senza costrutto o legate ad un vago interesse generale, supportate da una diffusa mancanza di “managerialità intelligente” e di una quasi inesistente “cultura collaborativa” tra istituzioni e burocrazie, tra pubbliche amministrazioni e tra queste ed il settore privato.

Centralità dei dati digitali per normare e decidere

Con il mio articolo su key4biz del 12 novembre 2020 ho inteso sollevare il tema della “centralità” dei dati digitali (dati, documenti, informazioni) e dei dati formati e gestiti nel rispetto dei requisiti di disponibilità, accessibilità, sicurezza, fruibilità, completezza, validità, aggiornamento,  qualità. Con la produzione e la gestione di dati di “qualità” si migliora l’azione delle amministrazioni nelle fasi di decisione, strategie, indirizzi, coordinamento e controllo.

Oggi i sistemi di normazione non sono basati su dati di qualità, non sono finalizzati a produrre regole lineari, chiare, applicabili e comprensibili per tutti; sono costosi e dannosi in quanto creano problemi, criticità, oneri per cittadini e le imprese (inversione della funzionalità di base: dovrebbero servire a creare opportunità per tutti, benessere, sviluppo, soprattutto per le prossime generazioni).

I sistemi normativi come ecosistemi digitali

I sistemi normativi digitali sono un ecosistema di norme/decisioni, composto  da soggetti ed elementi funzionali:

  1. decisori pubblici che producono norme e le utilizzano nelle decisioni (Parlamento, Governo, Regioni, Enti locali, Scuole, ecc.)
  2. dati, documenti, informazioni digitali di qualità a base delle decisioni e della normazione;
  3. procedure, processi, procedimenti di normazione e di decisioni (simulazione delle proposte di normazione; verifica della normazione nella fase di attuazione delle stesse norme/decisioni; revisione del sistema normativo/decisionale)
  4. sistemi organizzativi pubblici che applicano le norme (se datati tali sistemi mettono in crisi il sistema normativo)
  5. cittadini ed imprese (soggetti destinatari delle norme e delle decisioni)
  6. tecniche e metodi avanzati di normazione e di decisione;
  7. metodologie e tecniche di rilevazione ed analisi dei bisogni.

Oggi 50mila organizzazioni pubbliche producono regole e decisioni (da quelle a carattere generale e nazionale alle deliberazioni degli organi decisionali degli enti locali fino alle determinazioni dirigenziali di tutto l’apparato pubblico). Si tratta di un reticolo di norme primarie, secondarie e di decisioni che è in grado di “bloccare” il Paese o di farlo evolvere. Oggi questo reticolo blocca il Paese o lo mette in condizione di concreto ed utile cambiamento? Alla domanda credo che tutti possono verificare come siamo un Paese bloccato da un sistema di regole/decisioni che ha scarsi rapporti con la realtà “esterna” al reticolo stesso.

Cosa fare?

Allora, cosa fare per realizzare un sistema normativo digitale intelligente e funzionale per il presente e soprattutto per il futuro? Per le future generazioni?

Le soluzioni che di seguito saranno indicate (sia pure in sintesi) potrebbero essere considerate  “utopiche” da chi leggerà queste considerazioni (con qualche “sorrisetto” furbetto e forse qualche ghigno!). Ma se qualcuno proverà a leggerle cercando di superare una visione formalistica-giuridica (di pura espressione di “potere”) e burocratica del sistema norme/decisioni, si accorgerà che le soluzioni proposte non sono utopiche ma “radicalmente concrete”.

Ma ad una condizione: che tutti coloro che sono coinvolti in un sistema norme/decisioni, del tipo descritto all’inizio di questo articolo, decidano di cambiare rotta. Perché? Per il semplice motivo che questa volta la posta in gioco è molto alta e continuare a decidere come ora sarà la volta buona che ci facciamo molto male. E certamente creeremo grossi problemi alle giovani generazioni (attuali e future).

Come di consueto le cose da fare che indichiamo non richiedono la produzione di altre norme.

  1. La stagione della semplificazione normativa non è mai partita (questa affermazione desterà meraviglia ma è sotto gli occhi di tutti che le leggi di semplificazione hanno contribuito a complicare il processo di semplificazione). E’ ora di sfoltire il sistema da una valanga di norme/regolamenti: si può fare? Certo che si può fare: per il semplice principio che le istituzioni che hanno legiferato “male” o in modo “distratto” possono cambiare comportamenti legislativi; orientandosi verso una normazione di principio e su decisioni adottate su pochi principi già esistenti (semplificazione, trasparenza, dati digitali di qualità, sostenibilità, partecipazione).
  2. Formare chi deve produrre norme su come si fa (almeno i rudimenti basilari); ci sono almeno 150.000 decisori/normatori nelle 50.000 organizzazioni pubbliche.
  3. Formare la dirigenza politica per “decidere” in modo consapevole, intelligente, sulla base di dati di qualità ed in ragione delle esigenze delle comunità governate dai decisori pubblici.
  4. Operare con sistemi normativi digitali: metodologie e tecniche di normazione e per le decisioni devono essere vincolanti ed obbligatorie per tutti i livelli istituzionali;
  5.  Rendere “trasparente” gli indirizzi e l’elenco dei progetti per il Recovery Fund, le regole di scelta dei progetti,  la struttura dei progetti, le attività, la tempistica, le risorse, ecc.; i soggetti che fanno le valutazioni e come; quali i prodotti/servizi finali e i risultati; le modalità di assegnazione dei progetti (contratti pubblici e appalti) e del loro monitoraggio e collaudo.
  6. Ministeri, le regioni, i grandi comuni  hanno capacità di progettazione e di managerialità di progetto?
  7. Pubblicare sui siti (in dettaglio) tutto ciò che riguarda il Recovery Fund.

Per approfondire

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