La Relazione

Sicurezza nazionale, 007 lanciano l’allarme su possibili cyber-condizionamenti del voto del 4 marzo

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Orientare le opinioni pubbliche, fomentare le tensioni socio-economiche, accrescere l’instabilità politica dei Paesi dell’area occidentale: la relazione degli 007 punta il dito su internet, i social, le fake news, la propaganda estremista/terrorista e la stessa blockchain.

A fronte del crescente grado di interconnessione che caratterizza le società moderne e di una minaccia che ha continuato ad essere sempre più sofisticata e persistente, l’architettura nazionale cyber ha conosciuto interventi di modifica miranti a potenziare ulteriormente le capacità di difesa cibernetica del Paese”.

Si è tenuta stamattina a Palazzo Chigi la tradizionale presentazione della “Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, a cura del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). Sono intervenuti il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il Direttore generale del Dis, Alessandro Pansa.

Un documento che a cadenza annuale illustra la situazione del Paese e dello scenario internazionale dal punto di vista delle principali minacce alla sicurezza e la stabilità delle Istituzioni democratiche e della convivenza civile.

Difendere lo spazio informatico è difendere il nostro territorio nazionale. La difesa dai rischi per la sicurezza informatica è la difesa dell’Italia”, ha spiegato il presidente del consiglio in occasione della presentazione.

Si è fatto prima il punto sui dieci anni della Relazione (2007 – 2017), quindi si sono affrontati gli argomenti più caldi in tema sicurezza nazionale, come il terrorismo internazionale specialmente jihadista, quindi le crisi regionali e gli attori globali, il fenomeno migratorio, le possibili minacce eversive interne e l’attività estremista, con in chiusura un allegato tutto dedicato alle capacità cibernetiche del Paese, lo stato delle cyber minacce e le possibili evoluzioni future.

Rilevante filone d’interesse è quello connesso con la “minaccia ibrida”, che si traduce in campagne di influenza che, “prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, mirano a condizionare l’orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono chiamate alle urne”.

A seguito di questo tipo di minaccia, “si ritiene possibile un aumento tanto delle campagne di spionaggio digitale da parte di attori statuali, con l’impiego di modalità operative di offuscamento per rendere più difficoltosa l’identificazione dell’attaccante (cd. attribution), quanto delle minacce ibride, specie in prossimità di passaggi cruciali per i sistemi democratici”.

Partendo da quanto accaduto nel 2017, la Relazione evidenzia due principali filoni di cyber minacce: il primo, quello tradizionale dei malware/ransomware; un secondo più centrato sulle campagne di influenza e la concreta possibilità di influenzare e quindi “condizionare l’orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche”, soprattutto in prossimità della tornata elettorale del 4 marzo 2018.

In prospettiva, hanno precisato i nostri 007, “si ritiene possibile un aumento del ricorso, da parte di attori statuali, a modalità operative di offuscamento”, anche per conseguire profitti volti a finanziare lo sviluppo di attività sanzionate dalla comunità internazionale. Al contempo, appare ragionevole ipotizzare “la crescita del trend delle minacce ibride”.

In un contesto del genere, si legge nelle conclusioni e nei trend evolutivi del fenomeno, “lo strumento cibernetico è destinato a divenire sempre di più un agevolatore di attività di influenza”, realizzate attraverso “la manipolazione e la diffusione mirata di informazioni preventivamente acquisite attraverso manovre intrusive nel cyber-spazio”, così da “orientare le opinioni pubbliche, fomentare le tensioni socio-economiche, accrescere l’instabilità politica dei Paesi dell’area occidentale, all’atto dell’adozione di decisioni strategiche, ritenute dall’attore ostile sfavorevoli ai propri interessi”.

Il capitolo blockchain e criptovalute: “La crescente diffusione delle criptovalute (Bitcoin, Ethereum, etc.) prospetta criticità legate ad un loro potenziale utilizzo a fini di riciclaggio, evasione fiscale, esportazione illecita di capitali e finanziamento al terrorismo”.

Le criptocurrencies rappresentano, secondo la Relazione, solo una delle possibili applicazioni della tecnologia blockchain. Nel 2017, “un numero crescente di istituzioni e aziende, soprattutto nel settore finanziario, ha avviato progetti basati su questa tecnologia con lo scopo di creare infrastrutture immateriali innovative che consentano, tra l’altro, di abbattere i costi delle operazioni di scambio di titoli di proprietà o di valori“.

Video della presentazione della Relazione 2017