Oro blu

Siccità. A rischio 320 miliardi di euro della filiera dell’acqua, il 18% del PIL nazionale

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La crisi idrica inizia davvero a preoccupare le imprese della filiera nazionale, sia per le enormi perdite economiche, sia per gli effetti sull’occupazione. Presentati ieri il Libro Bianco 2023 "Valore Acqua per l'Italia" e il Blue Book 2023. Aumentare gli investimenti nell’infrastruttura idrica e massima priorità alla circolarità dell’acqua. Il modello delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero, riduzione di prelievi, consumi e perdite.

Il libro Bianco 2023, il Blue Book, la circolarità dell’acqua con il modello delle “5R”

Continua il periodo siccitoso nel Mediterraneo centrale e quindi su tutta l’Italia (e gran parte dell’Europa centro-occidentale). Il livello di emergenza idrica si va infatti alzando e se non saranno messe in campo delle azioni concrete e tempestive si rischia davvero di entrare in un periodo di crisi e di razionamento della risorsa vitale per eccellenza: l’acqua.

Uno scenario che potrebbe causare danni economici e finanziari per 320 miliardi di euro circa, pari al 18% del PIL italiano, secondo le stime proposte dal Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia, creato nel 2019 da The European House – Ambrosetti.

Come riportato da Teleborsa, il volume è stato presentato in un evento organizzato a Roma da The European House – Ambrosetti in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua“, con la partecipazione di diversi protagonisti – istituzionali ed economici – del mondo italiano dell’acqua. Durante lo stesso evento è avvenuta anche la presentazione del Blue Book 2023 della Fondazione Utilitatis e Utilitalia.

Le condizioni infrastrutturali della filiera estesa dell’acqua italiana insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento climatico – ha affermato Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti – ci impongono in tempi rapidi un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica è la priorità. Il modello si compone di 5 azioni riassunte nella formulazione delle “5R” come “Raccolta”, “Ripristino”, “Riuso”, “Recupero” e “Riduzione” dei prelievi, dei consumi e delle perdite”.

I numeri dell’acqua in Italia, una rete idrica troppo vecchia

Perdite enormi per le imprese idrovore e l’intera filiera dell’acqua, che si andrebbero ad aggiungere alle altre accumulate durante questi difficili anni di emergenza pandemica, di rincari dei prezzi dell’energia, di tensioni geopolitiche e di guerra in Ucraina.

Un settore ampio e capillare, con un’infrastruttura che appare mediamente vecchia, inefficiente, continuamente colpita da rotture e perdite. Situazione che peggiora l’impatto della siccità.

L’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente: il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi UE+UK mentre quello relativo alle perdite lineari pari a 9.072 m3/km/anno ci posiziona all’ultimo posto in Europa.

Dai documenti illustrati, l’Italia risulta essere il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile, con più di 9 miliardi di metri cubi l’anno e 220 litri pro capite giornalieri (contro una media UE di 165).

Gli investimenti

Gli investimenti al momento sono troppo limitati, la Commissione europea e l’Ocse stimano che entro il 2030 serviranno non meno di 300 miliardi di euro di spesa idrica nei Paesi dell’Unione.

Secondo le ultime stime di Utilitalia, nel nostro Paese bisognerebbe investire più di 1,3 miliardi di euro l’anno fino al 2026 per potenziare la rete idrica e far fronte alle sfide dei cambiamenti climatici.

In più, il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per km all’anno: “a questo ritmo, sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa. La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter – che registrano i consumi e trasmettono le informazioni al fornitore per il monitoraggio e la fatturazione – rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente””.

Il contributo degli smart meter per l’acqua

Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter per l’acqua si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali).

Oggi in Italia la filiera dell’acqua si compone di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330mila aziende manifatturiere idrovore e oltre 9mila imprese del settore energetico. Il ciclo idrico esteso occupa 92.400 persone nel nostro Paese.