Finestra sul mondo

Si è dimesso il ministro per la Brexit David Davis, Sanchez riceve Torra alla Moncloa, Lula resta in carcere

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Gran Bretagna, e’ crisi di governo con le dimissioni del ministro per la Brexit David Davis

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – E’ crisi di governo in Gran Bretagna: nella notte di ieri domenica 8 luglio si e’ dimesso il ministro per la Brexit, David Davis; la notizia oggi lunedi’ 9 e’ ovviamente l’apertura delle prime pagine di tutti i giornali britannici. Il quotidiano londinese “The Times”, in particolare, rileva come questa sia la peggiore crisi per l’esecutivo guidato dal primo ministro Theresa May da quando ha perso la maggioranza parlamentare, a seguito delle elezioni del giugno 2017. Il ministro Davis ha annunciato le sue dimissioni pochi minuti prima della mezzanotte, al termine di una serata di intensi contatti con i quali aveva apparentemente cercato di far deragliare l’accordo sulla Brexit ottenuto dalla May venerdi’ scorso 6 luglio: dopo una drammatica giornata di trattative nella residenza di campagna ai Checquers, la premier era riuscita a costringere anche i ministri piu’ euroscettici ad accettare la sua visione dei termini del divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea; e cioe’ una Brexit piu’ “soft” possibile, in pratica il mantenimento del paese all’interno del mercato unico e dell’unione doganale europei. Insieme a Davis si e’ dimesso anche il suo sottosegretario Steve Baker, che era incaricato di elaborare i piani nel caso che il governo non riuscisse a raggiungere alcun accordo con l’Ue sul dopo-Brexit; ed e’ possibile, prevede il “Times”, che altre dimissioni arrivino nelle prossime ore e giorni. Nello scorso fine settimana la premier May aveva fatto chiaramente capire che considerava chiusa l’intera questione Brexit: aveva persino minacciato di licenziare i ministri piu’ euroscettici, i cosiddetti “Brexiteers”, che si fossero ancora azzardati ad esprimere riserve o peggio ancora aperta opposizione al suo piano per la Brexit nel corso dei negoziati finali con la Commissione europea di Bruxelles che si svolgeranno in autunno; un avvertimento che tutti gi osservatori avevano interpretato come rivolto innanzitutto al ministro degli Esteri Boris Johnson, il capofila dei Brexiteers. Davis negli ultimi tempi aveva ripetutamente chiesto alla premier di affidargli un ruolo piu’ ampio rispetto a quello da lei consentito al suo potente consigliere per l’Europa, Olly Robbins; ma la May ne aveva costantemente ignorato le richieste. Nella sua lettera di dimissioni formali, l’ormai ex ministro per la Brexit ha ricordato di essere stato in disaccordo con il No.10 di Downing Street (l’ufficio del premier, ndr) in un “significativo numero di occasioni”, ma di essersi sempre “morso la lingua” perche’, scrive, “consideravo ancora possibile realizzare il mandato popolare ricevuto dal referendum sulla Brexit e l’impegno espresso dal Partito conservatore nel suo programma elettorale di uscire dall’unione doganale e dal mercato unito europei: quest’obbiettivo pero’ mi e’ sembrato sempre piu’ improbabile”. Nella lettera David Davis accusa la “progressiva diluizione” della posizione del governo sulla Brexit e conclude dicendo alla premier May: “Magari risultera’ che tu avevi ragione ed io torto; anche in questo caso tuttavia mi sembra che l’interesse nazionale richieda un ministro che appoggi entusiasticamente le tue posizioni e non una recluta riluttante”. Le dimissioni di Davis e di Baker sono arrivate alla vigilia di un importante test per il governo: Theresa May infatti oggi dovra’ parlare davanti ad una Camera dei Comuni in subbuglio e successivamente presiedere una riunione di tutti i parlamentari conservatori, deputati e lord, che rischia di essere tempestosa.

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Spagna-Catalogna, Sanchez riceve Torra alla Moncloa

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ricevera’ oggi alla Moncloa il presidente della Catalogna, Quim Torra, per quello che potrebbe essere l’appuntamento piu’ importante dell’anno. Il primo ministro socialista sa bene che la questione catalana e’ la sfida principale del suo mandato e che una nuova frattura nelle relazioni con Barcellona potrebbe accelerare la fine del suo governo. La notizia trova ampio spazio su tutti i principali quotidiani spagnoli. Per risolvere la crisi, Sanchez puntera’ alla strategia del dialogo e della mano tesa, una politica di distensione che dovrebbe portare al disarmo delle ragioni degli indipendentisti piu’ radicali. Sanchez spera inoltre che la linea dura del secessionismo, rappresentata dall’ex governatore Carles Puidgemont e dallo stesso Torra, non si imponga nella corrente indipendentista. La nuova politica del Partito socialista operaio (Psoe) da’ ossigeno alla direzione delle formazioni catalane, Erc e PdeCat, che spingono affinche’ Torra abbandoni l’unilateralita’ e riallacci il dialogo con il governo centrale. Solo in questo modo sara’ possibile rimarginare le ferite e riparare la frattura sociale che separa la Catalogna dalla Spagna.

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Brasile, l’ex presidente Lula resta in carcere dopo un duro scontro giudiziario

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il Brasile ha vissuto questa domenica un duro scontro giudiziario per la liberazione di Luis Inacio Lula da Silva, l’ex presidente del Partito dei lavoratori, arrestato e condannato per corruzione. La notizia e’ sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani spagnoli che danno ampio spazio al braccio di ferro fra magistrati. Rogerio Favreto, giudice di appello del Tribunale regionale federale di Porto Alegre, aveva chiesto in mattinata la scarcerazione dell’ex leader. La decisione era pero’ stata contestata da Sergio Moro, giudice che in primo grado aveva condannato Lula a nove anni e sei mesi di reclusione. Un terzo magistrato, Joao Pedro Gebran Neto, responsabile del caso in seconda istanza, e’ quindi intervenuto bloccando l’ordine di liberazione a cui Favreto ha replicato decretando nuovamente la scarcerazione del politico. Carlos Eduardo Thompson Flores, presidente del Tribunale, ha messo fine al conflitto decidendo di mantenere Lula in carcere. Favreto, magistrato di turno nella corte, aveva accettato la petizione dei deputati del Partito dei lavoratori che chiedeva che l’ex capo di Stato lasciasse il carcere in cui e’ rinchiuso dallo scorso 7 aprile. Lula deve scontare una condanna a 12 anni e un mese per corruzione e riciclaggio di denaro sporco per aver accettato un edificio di lusso di tre piani nel centro di San Paolo come pagamento, in cambio di favori politici, da parte della impresa edile Oas. Il Tribunale di Porto Alegre aveva gia’ negato altre richieste di liberazione per Lula ma Favreto, ex membro del Partito dei lavoratori, ha argomentato la decisione sostenendo che la pre-candidatura di Lula alle elezioni del prossimo ottobre rappresenta un “elemento nuovo” per cui andrebbe concessa la liberta’ per permettergli di partecipare al processo democratico.

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Nato, si profila un vertice teso per l’Alleanza

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Sara’ un vertice teso quello che avra’ luogo questa settimana a Bruxelles tra i paesi dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), sopratutto alla luce delle perentorie richieste avanzate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ai suoi alleati. Come scrive il quotidiano statunitense “Wall Street Journal”, molti paesi europei temono questa volta una spaccatura piu’ profonda, perche’ nessun presidente Usa aveva messo apertamente in discussione il valore dell’alleanza transatlantica, come fatto da Trump. Per il presidente statunitense molti dei paesi che fanno parte dell’Alleanza Atlantica non spenderebbero abbastanza per la difesa, approfittandosi di Washington su questo terreno, come anche sul fronte commerciale. Il presidente sostiene che la presenza degli Usa in tutta Europa, durante la Guerra Fredda, abbia consentito agli alleati di beneficiarne senza pagare la loro piena quota stabilita dagli obiettivi della Nato, non rispettando quanto stabilito nel vertice in Galles nel 2014, ovvero di una spesa pari al 2 per cento del Pil nella difesa nazionale. Pero’ e’ pure vero che gli attacchi ripetuti contro la Nato da parte del presidente Usa e le preoccupazioni per la ricomparsa della Russia hanno accelerato una trasformazione che ha portato l’alleanza militare transatlantica al suo miglior livello operativo da anni. C’e’ pero’ un clima di grande incertezza, dovuto anzitutto all’unilateralismo decisionale del presidente Trump, esibito ad esempio anche in merito all’Accordo sul clima di Parigi e a quello sul nucleare iraniano. A questo si aggiunge poi la guerra commerciale con l’Unione europea iniziata da Trump con i dazi su acciaio e alluminio e le minacce di imporre tariffe alle auto, scrive il “Wall Street Journal”. Ma tutto farebbe parte della strategia della Casa Bianca: una persona vicina all’amministrazione Trump ha detto infatti che “l’incertezza e’ la migliore garanzia”. Quando gli europei si preoccupano di piu’ dell’impegno statunitense, “e’ piu’ probabile che si ottenga un risultato. Questa e’ l’arte del contrattare”.

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Usa, Trump vicino alla scelta del nuovo giudice per la Corte Suprema

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donal Trump, sciogliera’ oggi il nodo sul nome del candidato alla Corte Suprema, ma a poche ore dalla scelta il titolare della Casa Bianca ha dichiarato ai giornalisti di non aver ancora deciso. La stampa statunitense ha dibattuto a lungo sul possibile nome che verra’ pronunciato dal presidente per la successione ad Anthony Kennedy alla Corte Suprema. Ieri Trump si e’ detto “molto vicino a prendere una decisione definitiva”, e sicuro che la persona scelta fara’ un ottimo lavoro. Mentre si preparava a tornare a Washington da un fine settimana nel suo club di golf del New Jersey, ai giornalisti il presidente ha confermato che la scelta ricadra’ su “una di quattro persone, tutte eccellenti”. Per la stampa Usa si tratterebbe di Brett Kavanaugh, Raymond Kethledge, Amy Coney Barrett e Thomas Hardiman. Il giudice della Corte Suprema Usa, Anthony M. Kennedy, ha annunciato il mese scorso le sue dimissioni per andare in pensione. Kennedy, 81 anni, ha condiviso le opinioni liberali sui diritti degli omosessuali, l’aborto e la pena di morte. I giudici della Corte suprema sono nominati a vita e hanno tuttavia la facolta’ di ritirarsi quando non si ritengono piu’ in grado di esercitare adeguatamente il proprio mandato, ad esempio per malattia o per il raggiungimento di un’eta’ troppo avanzata. Quando un seggio diviene vacante, il presidente degli Stati Uniti provvede alla nomina del giudice con il consenso del Senato. Il nome che Trump fara’ dovra’ dunque passare dal voto del Senato, dove i repubblicani hanno pero’ una maggioranza molto risicata.

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Francia, il discorso del presidente Macron davanti alle camere riunite a Versailles

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron terra’ oggi un discorso dinnanzi alle camere riunite in Congresso a Versailles. Lo riporta la stampa, sottolineando che si tratta del secondo intervento del capo dello Stato davanti ai parlamentari dopo quello avvenuto un anno fa. “Tutti gli anni tornero’ davanti a voi” disse in quell’occasione il presidente. Macron e’ in cerca di un nuovo “respiro” dopo il primo anno del suo mandato, con i sondaggi che lo danno in caduta libera. Il presidente dovra’ spiegare al parlamento l’operato del governo e i progetti che verranno intrapresi nei prossimi dodici mesi. Macron ha cominciato da diversi giorni a lavorare sul discorso e, dopo aver consultato i sui consiglieri piu’ fidati, nel fine settimana si e’ ritirato nella residenza La Lanterne a Versailles per mettere a punto gli ultimi ritocchi. “L’idea e’ di ricordare da dove veniamo, dove siamo e dove andremo” afferma una fonte commentando i contenuti dell’intervento. Dall’Eliseo fanno sapere che “si tratta di aprire nuovo cantieri in un momento in cui se ne chiudono altri particolarmente sensibili come la riforma della Sncf o dell’accesso all’insegnamento superiore. Tra i punti piu’ delicati che verranno affrontati, ci sara’ quello riguardante la riforma istituzionale, accusata da molti di ridurre i poteri del Parlamento.

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Francia, sequestrati due milioni al Rassemblement National di Marine Le Pen

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – La giustizia francese ha sequestrato due milioni di euro di finanziamenti pubblici al Rassemblement National (ex Front National) nel quadro dell’inchiesta sugli impieghi fittizi al Parlamento europeo. Lo riferisce la stampa d’oltralpe, spiegando il partito avrebbe dovuto ricevere la somma questo lunedi’. In una lettera aperta, la presidente del partito, Marine Le Pen, ha fatto sapere che questa decisione impedira’ il pagamento degli stipendi dei suoi dipendenti. La leader dell’estrema destra francese ha denunciato un “colpo di forza inedito contro la democrazia”. Il Rassemblement National si trova cosi’ costretto a fare appello ai suoi militanti, chiedendo loro donazioni attraverso un sito internet appositamente creato. “Due giudici hanno deciso, violando la presunzione di innocenza, senza nessun giudizio di un tribunale, di assassinare il primo partito di opposizione di Francia” ha detto Marine Le Pen questa mattina intervenendo ai microfoni di Bfm tv. La decisione, secondo la leader di destra francese, non si basa “su nessun criterio legale che gli permette una confisca di questo tipo”. “No, non abbiamo pagato dei collaboratori di partito con dei fondi europei, dieci volte no”, ha poi aggiunto Le Pen.

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Germania, “Frankfurter Allgemeine Zeitung”: Seehofer esce perdente dal braccio di ferro col cancelliere Merkel

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il presidente dei cristiano sociali bavaresi Horst Seehofer ha perso la lotta per il potere con il cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel. A sostenerlo e’ la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, secondo cui il ministro dell’Interno tedesco non e’ stato in grado di far valere la sua richiesta di respingimenti unilaterali alla frontiera. Per il cancelliere federale, scrive il quotidiano, l’azione unilaterale in Europa non e’ un mezzo per bilanciare la politica, ma la sua fine. In altre parole, l’unilateralismo avrebbe segnato il fallimento della politica. La Csu non avrebbe potuto in ogni caso ritirare i propri ministri, afferma l’editoriale, e Seehofer lo sapeva. Pertanto non poteva che minacciare le dimissioni da solo. In terzo luogo Merkel ha accettato il respingimento al confine austriaco solo “sulla base di un accordo con la Repubblica d’Austria”. Questo e’ l’accordo che la Cdu, la Csu e la Spd hanno concordato giovedi’. Merkel aveva offerto la stessa opzione al suo ministro dell’Interno settimane prima dell’ultimatum. Gli accordi bilaterali nel quadro di un approccio generale europeo sono in linea con i principi del governo di coalizione, scrive il quotidiano. Infine Seehofer, due giorni dopo l’accordo, ha dichiarato che se non si raggiungessero accordi bilaterali con l’Austria e l’Italia “ci dovrebbero essere respingimenti direttamente al confine e occorrerebbe iniziare tutto da capo”. La Csu, ritiene pero’ il quotidiano, non lo seguirebbe certamente piu’, e quindi Seehofer non puo’ imporre la sua volonta’ al cancelliere. Il ministro, conclude la “Faz”, ha ceduto, anche se Merkel non ha vinto.

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Germania, per il ministro dello Sviluppo l’Africa e’ un’opportunita’ di commercio

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il ministro per lo Sviluppo tedesco, il cristiano sociale Gerd Mueller, si e’ occupato recentemente piu’ della disputa sull’asilo nel Bundestag che del suo ufficio. In una lunga intervista al quotidiano “Handelsblatt” sostiene che il compromesso raggiunto nell’Unione permettera’ ora di avviare negoziati con gli altri Paesi europei per accordi bilaterali. Il piano generale, secondo il ministro, e’ un eccellente concetto generale per controllare e limitare la migrazione. In special modo intensificando l’azione nei Paesi di origine perche’ li’ ci sono i fattori scatenanti della migrazione. Ogni 10 minuti un bambino muore in Siria o Yemen e si spendono solo 15 centesimi al giorno per salvare queste vite. Anche in Nord Africa la situazione va migliorata. Quest’anno e’ stata lanciata l’iniziativa “Istruzione e occupazione” che focalizza l’attenzione sulla formazione e sulle partnership lavorative, che vengono realizzate insieme all’industria tedesca. Siemens, ad esempio, creera’ 5.000 luoghi di formazione moderni in Egitto. Per il 2019 e’ stato stabilito un budget di 270 milioni, che rappresenta solo un terzo dei fondi necessari. La spending review del ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz, e’ sbagliata in questo settore. Occorre fare molto di piu’ secondo il politico della Csu. Anche i contributi dell’Europa sono assolutamente inadeguati e deludenti. C’e’ bisogno di un Consiglio permanente “Ue-Africa” per attuare le decisioni dei capi di Stato e di governo. C’e’ anche bisogno di un commissario Ue per l’Africa, che riunisca tutti i fili di una coerente politica per il continente. Tale nuova partnership deve anche essere finanziariamente meglio equipaggiata. I fondi dovrebbero essere aumentati da 4,5 a 5,5 miliardi di euro all’anno. C’e’ quindi bisogno di una politica commerciale piu’ equa, di un accesso aperto al mercato per tutti i Paesi africani, in modo che i prodotti agricoli possano essere importati in Europa senza dazi. L’Europa dovrebbe anche riconsiderare la sua politica agricola: nei prossimi sette anni la Ue vuole sostenere i suoi agricoltori con 400 miliardi di euro, ma in questo modo gli agricoltori africani diventeranno poco competitivi in Europa. Occorre maggiore cooperazione con Stati amici come Francia e Gran Bretagna. In secondo luogo serve politica di sviluppo comunitaria. In terzo luogo e’ necessaria una maggiore coerenza, vale a dire un approccio coerente al commercio, alla politica economica, alla sicurezza, agli investimenti esteri e allo sviluppo. E in quarto luogo bisogna “incoraggiare e chiedere”. L’economia tedesca, continua Mueller, dovrebbe vedere l’Africa come un’enorme opportunita’. Il Made in Germany ha una buona reputazione in Africa. Ma finora sono coinvolte solo 1.000 aziende tedesche su 3,5 milioni. I cinesi hanno da tempo riconosciuto le possibilita’ del continente e investono pesantemente in Africa e per garantirsi risorse strategiche come il cobalto, il coltan e il litio. Il ministro dell’Economia, il cristiano democratico Peter Altmaier, ha esteso le garanzie per le esportazioni africane di aziende tedesche. Successivamente occorrera’ collegare piu’ strettamente la promozione del commercio estero con i programmi tedeschi di sviluppo e promuovere la creazione di reti con le camere del commercio estere. Bisognera’ inoltre lanciare una legge sugli investimenti per lo sviluppo con i ministri dell’Economia e delle Finanze. La legge fa parte di una strategia globale per maggiori scambi e investimenti in e con l’Africa. Cio’ significa una migliore protezione degli investimenti.

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Il debito dell’Italia nei confronti della Banca centrale europea si avvicina a 500 miliardi di euro

09 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il dato che misura i movimenti di capitali nell’eurozona, e che e’ seguito con grande attenzione dagli analisti, suggerisce che il debito dell’Italia nei confronti della Banca centrale europea (Bce) nel corso di questa estate arrivera’ a raggiungere i 500 miliardi di euro: lo rileva il quotidiano britannico “The Financial Times”, in un articolo pubblicato oggi lunedi’ 9 luglio in cui si sottolineano i persistenti squilibri finanziari nell’eurozona ed in pratica si lancia l’allarme sulla fuga di capitali dall’Italia. Il giornale economico si riferisce alla bilancia di pagamenti detta “Target 2”, cioe’ alla differenza tra i capitali in entrata e quelli in uscita da un paese per i pagamenti trans-frontalieri: ebbene la bilancia dell’Italia ora e’ negativa per 480 miliardi di euro e sta peggiorando, secondo i dati forniti dalla Bce; mentre ad esempio il surplus Target 2 della Germania si avvia a raggiungere i mille miliardi. Il sistema “Target 2”, ricorda il quotidiano della City di Londra, fu istituito dalla Bce e dalle banche centrali dei paesi dell’eurozona per consentire agli istituti di credito nazionali di scambiarsi rapidamente grossi pagamenti: oltre 1.700 banche lo utilizzano per le loro transazioni. La questione della coesione dell’eurozona, sostiene il “Financail Times”, tornera’ d’attualita’ il prossimo autunno, quando il nuovo governo populista ed euroscettico dell’Italia dovra’ presentare alla Commissione europea la sua Legge di stabilita’: l’arrivo al governo della coalizione M5s-Lega, ricorda il giornale, gia’ nel maggio scorso provoco’ un’ondata di fughe di capitali dall’euro, con gli investitori spaventati dal possibile rischio politico che la situazione a Roma avrebbe potuto riverberare sul resto del continente. I banchieri centrali europei, annota il “Financial Times”, considerano l’aumento degli squilibri nella bilancia di questi pagamenti come una naturale conseguenza del programma di “quantitatie sharing”, con cui la Bce ha finora immesso 2,4 mila miliardi di euro per consentire alle banche centrali nazionali di acquistare dagli investitori soprattutto titoli di Stato dei rispettivi paesi. L’attuale situazione dei pagamenti “Target 2”, ha spiegato al giornale della City il capo economista del gruppo finanziario Jefferies, Marchel Alexandrovich, forse e’ stata esacerbata negli ultimi mesi dalla tendenza degli investitori d’oltremare a ridurre la propria esposizione sul mercato italiano; “ma in realta’”, ha detto, “e’ difficile dire se cio’ sia avvenuto a causa delle preoccupazioni per la politica a Roma: finche’ l’eurozona resta assieme, tutto cio’ e’ solo una questione di contabilita’. Tuttavia”, scrive il “Financial Times” citando Alexandrovich, gli indicatori della bilancia dei pagamenti “Target 2” sono “un modo sicuro modo per capire quanto sia realistico il rischio di una rottura dell’area dell’euro”.

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