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Si è dimesso il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson, L’India supera la Francia nella classifica delle economie mondiali, Catalogna

Gran Bretagna, la premier Theresa May sfida i rivali dopo le dimissioni del ministro degli Esteri Boris Johnson

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Theresa May ha sfidato chi intende disarcionarla dalla carica di primo ministro britannico dopo che il ministro degli Esteri Boris Johnson, uno dei suoi principali rivali alla leadership del Partito conservatore, si e’ dimesso accusando il suo piano per la Brexit di relegare la Gran Bretagna allo status di “colonia” dell’Unione Europea: lo riporta oggi martedi’ 10 luglio il quotidiano “The Financial Times”, nel titolo di apertura della sua prima pagina a chiosa di un’ennesima caotica giornata politica che ha visto il governo perdere un altro importante pezzo, dopo le dimissioni date domenica sera dal ministro per la Brexit, David Davis. Entrambe le dimissioni di Johnson e Davis, scrive il giornale economico, sono state innescate dal drammatico vertice del gabinetto svoltosi venerdi’ scorso 6 luglio ai Chequers, la residenza di campagna del primo ministro: nel quale la premier May e’ riuscita ad imporre ai suoi ministri il piano per una cosiddetta “soft Brexit”, che prevede la permanenza della Gran Bretagna nell’unione doganale e nel mercato unico anche dopo il divorzio dall’Unione Europea; un piano appoggiato dalla gran parte dei capitani d’industria e dei manager delle principali istituzioni finanziarie britanniche. Dopodiche’ la May lanciato un duro avvertimento ai suoi critici: ogni rottura della responsabilita’ collettiva del gabinetto da quel momento non sarebbe stata piu’ tollerata; a quel punto per i Tory piu’ euroscettici, i cosiddetti “Brexiteers”, la scelta era chiara: tacere o dimettersi. Nella sua lettera di dimissioni, Johnson ha scritto che il “sogno” della Brexit “sta morendo soffocato da inutili esitazioni” ed ha accusato la May di “sventolare bandiera bianca” nei negoziati con l’Unione Europea. La premier gli ha ribattuto a stretto giro, mettendo per iscritto che “se non sei in grado di dare un contributo negli interessi del paese, allora e’ bene che te ne vai”; ed ha immediatamente sostituito Johnson, innescando un ampio giro di ministri. Alla carica di ministro degli Esteri ha promosso Jeremy Hunt, fino a ieri ministro della Sanita’; ha spostato Matt Hancock dalla Cultura al dicastero della Sanita’; alla Cultura ha messo l’ex Procuratore generale Jeremy Wright, al cui posto e’ andato il deputato ed avvocato Geoffrey Cox; infine ha nominato Dominic Raab nuovo ministro per la Brexit, per rimpiazzare il dimissionario David Davis. Nonostante le minacce di vendetta dei “Brexiteers”, che ora parlano apertamente di sfidare questa estate la leaderhip della May alla testa del Partito conservatore e quindi del governo, per la premier la drammatica giornata di ieri si e’ chiusa in serata con una sonora salva di applausi che le ha tributato l’assemblea dei deputati e lord Tory riuniti in una sala della Camera dei Comuni. Ma la partita non e’ chiusa, avverte il “Financial Times” che ora ritiene come altamente probabile una sollevazione generale in estate contro la leadership del May da parte dei ribelli Tory, ad appena nove mesi dalla fatidica data del 29 marzo 2019 in cui la Gran Bretagna uscira’ ufficialmente dall’Ue.

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Afghanistan, segretario di Stato Usa Pompeo: la strategia del presidente Trump sta funzionando

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – La strategia dell’amministrazione del presidente Usa Donald Trump in Afghanistan sta funzionando. Lo ha detto ieri il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, nel corso di una visita a sorpresa in Afghanistan, dove ha incontrato il presidente, Ashraf Ghani, secondo quanto riferisce il quotidiano statunitense “Washington Post”. La strategia di Trump di mantenere un ruolo militare attivo in Afghanistan da parte Usa, stabilendo le condizioni anziche’ le tempistiche nella lotta ai Talebani, “sta davvero funzionando”, ha affermato Pompeo. Washington partecipera’ al processo di pace avviato da Ghani lo scorso mese, quando ha annunciato il cessate il fuoco unilaterale, ha spiegato Pompeo nel corso della conferenza stampa. Il segretario di Stato Usa ha sottolineato che Washington e’ pronta a facilitare i negoziati, ma devono essere condotti dagli afgani. “Il ruolo statunitense sara’ importante in questo, (ma) non possiamo condurre i colloqui di pace, non possiamo risolvere (la questione) dall’esterno”, ha affermato. Inoltre, la strategia statunitense di intensificare l’impegno militare ha inviato un “chiaro messaggio ai Talebani”, ha concluso Pompeo

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Usa-Nato, la posizione difficile del segretario alla Difesa Mattis

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Il summit dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) di questa settimana sara’ un test fondamentale per il segretario Usa alla Difesa, Jim Mattis. Mattis, scrive il quotidiano statunitense “Washington Post”,dovra’ cercare di preservare l’alleanza, che considera cruciale per la sicurezza di Stati Uniti ed Europa, senza pero’ porsi in contrapposizione alla linea del presidente Donald Trump. Il summit dell’Alleanza rappresenta l’ultima divergenza tra l’ex generale e il capo della Casa Bianca che hanno gia’ mostrato strategie e visioni diverse in materia di tortura, guerra in Siria e il valore delle alleanze Usa a fronte di “una Russia sempre piu’ aggressiva”, scrive il quotidiano. Mattis ha sempre minimizzato le divergenze con Trump, mantenendo un basso profilo e chiedendo sommessamente agli europei a giudicare l’amministrazione dalle sue azioni e non dai tweet del presidente. La portavoce del Pentagono, Dana White, ha ricordato come Mattis ha ripetutamente sottolineato l’importanza della Nato pur richiamando gli alleati europei – come ha fatto Trump – ad una maggiore spesa militare. Anziche’ lanciare minacce, Mattis ha utilizzato un linguaggio conciliante, esaltando l’importanza dell’alleanza nella lotta contro il terrorismo e contro la Russia. Sara’ comunque un vertice molto teso anche dal punto di vista europeo, con molti paesi che temono una spaccatura piu’ profonda, visto che nessun presidente Usa aveva messo apertamente in discussione il valore dell’alleanza transatlantica.

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Spagna, volano gli stracci fra i candidati alle primarie Pp Santamaria e Casado

11:07 10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Non c’e’ tregua nel Partito popolare spagnolo (Pp). Il secondo turno delle primarie per la scelta del nuovo presidente della formazione ha spinto i due rivali, Soraya Saenz de Santamaria e Pablo Casado, in una guerra fatta di fango e accuse reciproche. La campagna elettorale, secondo “El Mundo”, e’ degenerata in uno scontro diretto quando il vicesegretario alla Comunicazione ha messo in dubbio il ruolo della ex vicepremier nella crisi catalana e ha puntato il dito contro l’ex governo di Mariano Rajoy, accusandolo dell’aumento della pressione fiscale e di mancata sensibilita’ nei confronti delle vittime del terrorismo. Casado ha cosi’ risposto ad un’intervista in cui la Santamaria sosteneva che “e’ nel Dna del Pp che governi la lista piu’ votata”, la sua per l’appunto. Per Casado, invece, nel “Dna del Pp dovrebbe esserci lo sforzo per abbassare le imposte e un netto no alle trattative con gli indipendentisti”. I due aspiranti alla presidenza dei popolari, si legge sul quotidiano “El Mundo”, hanno ora deciso di fissare una riunione in settimana per tentare di placare le tensioni.

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Spagna-Catalogna, Sanchez e Torra danno il via al dialogo ma senza rinunciare alle proprie posizioni

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Le discrepanze sono intatte, nessuno ha rinunciato ai propri principi ma almeno il dialogo e’ iniziato: e’ questo lo scenario che si e’ aperto dopo l’incontro alla Moncloa fra il premier spagnolo, Pedro Sanchez, e il presidente della Catalogna, Quim Torra, durante il quale, secondo gli indipendentisti, ci sarebbero stati momenti di tensione e di dibattito acceso. La notizia trova oggi ampio spazio su tutti i principali quotidiani spagnoli. Nel colloquio, Torra ha difeso l’autodeterminazione e Sanchez l’autogoverno ma nessuno ha imposto referendum o riforme costituzionali. Quello andato in scena ieri e’ stato un dialogo fine a se stesso in cui i due interlocutori hanno esposto, in circa due ore e mezzo, le reciproche posizioni e aspirazioni ma senza minimamente modificare la propria posizione e, alla fine, si sono accordati per riattivare la commissione bilaterale sospesa nel 2011. “Questa riunione non e’ servita a convincere nessuno ma e’ stata franca, sincera, utile, e il presidente del governo spagnolo ha preso nota di tutte le nostre istanze”, ha commentato a margine il governatore della Generalitat. “Ognuno mantiene le proprie posizioni”, ha appuntato, dal canto suo, la vicepremier Carmen Calvo, aggiungendo che “in Spagna non ci sono prigionieri politici e il presidente catalano lo sa bene”. “In Spagna – ha precisato ancora la Calvo – non esiste il diritto di autodeterminazione come del resto non esiste in nessun paese democratico”. L’incontro ha sollevato le critiche dell’opposizione e in particolare del Partito popolare (Pp) e Ciudadanos (Cs). Il leader di Cs, Albert Rivera, ha accusato il primo ministro socialista di essersi piegato alle richieste del governatore catalano, Quim Torra, riattivando la commissione bilaterale fra Madrid e Barcellona sospesa da quasi 10 anni. “Ci chiamano bestie e noi li riceviamo alla Moncloa e gli concediamo una commissione bilaterale”, ha lamentato Rivera. “Sanchez – ha aggiunto- ha ceduto a Torra per convenienza politica”. Per il presidente del Pp catalano, Xavier Garcia Albiol, “a Sanchez importa solo restare alla Moncloa, a qualunque prezzo, anche se cio’ implica rendere invisibili i catalani che vogliono restare con Madrid”.

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Difesa, la Gran Bretagna sempre piu’ vicina alla Francia

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Una delle ironiche conseguenze della Brexit, e’ che la Gran Bretagna e’ spinta sempre piu’ nelle braccia della Francia e del suo antico progetto di creare un “esercito europeo” parallelo ma esterno alla Nato: lo scrive il quotidiano inglese “The Times”, sempre attento alle questioni militari, in una analisi pubblicata oggi martedi’ 10 luglio in vista del cruciale vertice biennale che l’Alleanza Atlantica terra’ a Bruxelles alla fine di questa settimana. Il riavvicinamento anglo-francese, afferma il giornale, potrebbe essere il risultato di una duplice e convergente spinta: da un lato il desiderio della Gran Bretagna di contare nelle questioni di sicurezza continentale anche dopo la Brexit, specialmente in un momento in cui e’ messo in dubbio l’impegno nella Nato dell’America di Trump, e dall’altro la perenne ambizione della Francia si sostituire la guida militare degli Stati Uniti in Europa; non va dimenticato, ricorda il “Times”, che Gran Bretagna e Francia sono le due uniche potenze nucleari europee e sono entrambi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A riprova di cio’, il mese scorso la Gran Bretagna ha deciso di partecipare all’iniziativa lanciata dal presidente francese Emmanuel Macron per la creazione di una forza congiunta europea di intervento rapido, indipendente dalla Nato, in grado di reagire in tempi stretti ad eventuali crisi e conflitti che dovessero erompere alla periferia del continente: all’iniziativa hanno aderito anche Germania, Belgio, Olanda, Danimarca, Estonia, Spagna e Portogallo. Tuttavia, nota il “Times”, questa tendenza verso una piu’ stretta cooperazione militare bilaterale anglo-francese suscita dubbi in alcuni ambienti della Gran Bretagna: uno recente studio del Royal United Services Institute sostiene infatti che la spinta della Francia per una maggiore autonomia dell’Europa in materia di difesa e’ tendenzialmente in conflitto con la dottria e la pratica della Nato, e rischia di indebolire l’Alleanaza Atlantica. Gran Bretagna e Francia, ricorda il quotidiano londinese, hanno gia’ avviato una stretta cooperazione delle loro portaerei e delle loro forze missilistiche nucleari e condividono i progetti di sviluppo di aerei da combattimento senza pilota; le rispettive forze armate inoltre da tempo sono avvezze ad operare congiuntamente. Il governo del primo ministro britannico Theresa May conta molto sul sostegno della Francia per garantire alla Gran Bretagna di poter usufruire della cooperazione tra i servizi europei di intelligence dopo la Brexit: un obbiettivo che coinvolge anche questioni come la partecipazione britannica al programma Ue di navigazione satellitare Galileo. Ma le speranze della premier May potrebbero essere malriposte, avverte il “Times”: il presidente francese Macron, infatti, intende mantenersi aperte tutte le opzioni e quanto alla Brexit e’ chiaramente schierato per un accordo che non premi il divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

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L’India supera la Francia nella classifica delle economie mondiali

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – La Francia nel 2017 e’ diventata la settima potenza economica mondiale scendendo di un posto nella classifica. Lo riferisce “Les Echos”, sottolineando che Parigi e’ stata superata da Nuova Delhi. Secondo il quotidiano si tratta di un “fenomeno meccanico” che testimonia l’avanzata dei paesi emergenti. Lo scorso anno il pil dell’India e’ stato di 2.597 miliardi di euro, mentre quello della Francia di 2.582 miliardi. Il premier indiano ha fissato degli obiettivi di crescita ambiziosi per il futuro che lasciano presagire un’ulteriore scalata nella classifica. “La corsa dell’India rischia di essere piu’ lenta, ma il suo pil era piu’ della meta’ inferiore rispetto a quello della Francia nel 2007” ha detto Christian Deseglise, della banca Hsbco. Secondo l’Ocse, tra i paesi del G20 l’India ha registrato la crescita piu’ forte nel periodo 2014-2016, con una media del 7,5 per cento. Nel 2014 la Francia e’ cresciuta dello 0,4 per cento e dell’1,1 per cento nel 2015 e nel 2016. Ormai Nuova Delhi punta a superare anche il Regno Unito, che soffre a causa della Brexit. Il quotidiano paragona la scalata dell’India nella classifica a quella della Cina fatta lo scorso decennio.

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Francia, Macron davanti alle camere riunite per difendere il suo operato

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha tenuto un discorso nella reggia di Versailles davanti alle camere del Parlamento riunite. Ne parlano i quotidiani transalpini, sottolineando che durante il suo intervento il capo dello Stato francese ha difeso l’operato del governo in questo primo anno del suo mandato. Macron ha parlato per un’ora e mezza davanti a 900 parlamentari, senza fare annunci. La sua e’ stata un’iniziativa “pedagogica”. “So che non posso tutto e so che non riusciro’ in tutto” ha detto il presidente all’inizio. Macron ha risposto alle accuse che lo hanno dipinto come un “monarca” e un presidente dei ricchi”. Ma l’obiettivo del discorso e’ stato anche quello di mobilitare la maggioranza della Re’publique en marche: “la nostra azione e’ un blocco” ha detto a tal proposito. “Se si vuole condividere una torta, la prima condizione e’ che ci sia una torta. E sono le imprese che riuniscono gli azionisti, dirigenti e lavoratori, sono i produttori che fanno questa torta e nessun altro”, ha affermato Macron difendendo le misure adottate per le imprese. Tuttavia, nel corso dell’intervento sono stati citati anche gli aspetti sociali. Il capo dello Stato ha detto di voler “gettare le basi di un nuovo contratto sociale, quello del secolo che si apre”. L’educazione e la formazione saranno le “lotte del nostro secolo” che dovranno liberare dal “determinismo sociale”, ha poi aggiunto.

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L’Unita’ della Nato e la fragile pace di Bruxelles

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Da quando la Nato esiste, la parola chiave nell’Alleanza e’ la condivisione degli oneri. Chi paga cosa, chi fa cosa, chi ottiene cosa. Durante il vertice del Galles del 2014 e’ stato deciso che occorreva spendere il 2 per cento del Pil per le spese militari entro il 2024. Tuttavia questa percentuale crea molte polemiche in Germania, anche per il suo impiego. L’incognita piu’ grande del prossimo vertice di Bruxelles di mercoledi’ e giovedi’ prossimi e’ rappresentata dal presidente statunitense Donald Trump. Indimenticabile e’ la sua prima apparizione ad un vertice della Nato poco piu’ di un anno fa in cui la spesa militare era al centro del suo discorso. Tuttavia gli Stati Uniti hanno intensificato, come parte di una “iniziativa di riassicurazione europea”, la loro presenza di truppe nei Paesi d’Oriente dell’Alleanza, per cui solo per quest’anno e’ previsto un costo stimato di 4,8 miliardi di dollari. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in apparenza e’ riuscito a farsi piacere dal presidente degli Stati Uniti. “Il presidente Trump e’ un tipo diverso di politico, ha una lingua molto diretta”, ha detto in un’intervista alla rete televisiva “Ard”. Sebbene ci siano “gravi differenze” sull’accordo nucleare iraniano, sulla politica climatica e del commercio. Stoltenberg chiedera’ se ci sono obiezioni al comunicato del Vertice, alla Dichiarazione transatlantica e ad alcuni documenti precedentemente preparati. Se nessuno rispondera’ in senso negativo, allora saranno considerati come decisi. Sarebbe l’unico momento in cui Trump potrebbe far saltare la riunione, cosa che, ovviamente, nessuno auspica. I diplomatici sottolineano che il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha studiato e approvato tutti i documenti del vertice, e che tutto e’ molto orientato nel senso americano. Oltre a riaffermare l’obiettivo di spesa per la Difesa del due percento, viene impostata l’iniziativa “4 x 30”. Entro il 2020, entro 30 giorni saranno operativi in totale 30 battaglioni a terra, 30 squadroni nell’aria e 30 navi da guerra. Deve essere decisa anche la missione di addestramento della Nato in Iraq, alla quale la Germania non vuole partecipare direttamente. La piu’ grande preoccupazione a Bruxelles non e’ l’apparizione di Trump al vertice stesso, ma il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin lunedi’ prossimo a Helsinki. Trump ha gia’ negato, in ogni caso, che affrontera’ la questione del riconoscimento dell’annessione della Crimea da parte della Russia. Si teme anche che possa liberamente promettere a Putin l’annullamento di manovre gia’ pianificate.

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Germania-Cina, premier Li incontra Merkel a Pechino: firmati accordi per 20 miliardi di euro

10 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha incontrato il cancelliere tedesco Angela Merkel nel pomeriggio di ieri, a Berlino. L’incontro, durante il quale i due leader hanno ribadito il comunque sostegno dei loro paesi al multilateralismo economico nel contesto delle comuni tensioni commerciali con gli Stati Uniti, si e’ concluso con la firma di accordi bilaterali del valore di circa 20 miliardi di dollari. Tra le aziende interessate dagli accordi, riferisce la stampa tedesca, figurano i colossi industriali tedeschi Siemens, Volkswagen e Basf. Nel corso di una conferenza stampa congiunta con il premier cinese, Merkel ha dichiarato che Berlino e Pechino “vogliono entrambe sostenere il sistema delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio”. Tra gli accordi sottoscritti in occasione dell’incontro, ce n’e’ uno da 4 miliardi di euro firmato da Bmw per l’acquisto di batterie per auto prodotte dall’azienda cinese Contemporary Amperex Technology Ltd (Catl). Commentando gli accordi, Merkel ha parlato di “una nuova qualita’”, corrispondente ai nuovi standard di sviluppo del paese asiatico. Merkel ha definito la Cina “un concorrente molto duro e ambizioso” per la Germania”. Li ha detto che Pechino e’ pronta ad aprire i propri mercati obbligazionario e assicurativo agli investitori cinesi e a garantire la tutela della proprieta’ intellettuale delle aziende tedesche che decidano di operare nel paese. Aziende e politiche tedesche contestano da tempo alla Cina una mancanza di reciprocita’ nell’apertura commerciale, economica e finanziaria. Li ha sottolineato a sua volta la necessita’ di “combattere il protezionismo”. Il premier cinese ha dichiarato che il suo paese necessita di una cornice stabile e pacifica per poter proseguire il proprio sviluppo, e cio’ e’ possibile solo tramite il libero commercio. “Siamo contrari all’unilateralismo, e favorevoli al ibero scambio”, ha detto Li. Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha concordato frattanto con il governatore della Banca centrale cinese, Yi Gang, un accesso piu’ agevole per le banche tedesche al settore finanziario cinese, stando a fonti citate dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”. Le fonti citate dal quotidiano affermano anche che le aziende tedesche potranno presto emettere obbligazioni denominate in yuan. Durante l’incontro di ieri, Merkel ha auspicato che il summit Sino-europeo del 16 e 17 luglio prossimo possa portare a progressi nella protezione degli investimenti, ed ha aggiunto: “Spero anche che la Germania e la Cina possano contribuire a garantire che il mondo non finisca in una spirale di conflitti commerciali”. Funzionari europei hanno affermato nei giorni scorsi che Pechino sta esercitando pressioni sull’Unione europea affinche’ assuma una posizione piu’ dura nei confronti delle politiche commerciali del presidente Usa, Donald Trump.

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