Linee guida

Sharing economy: linee guida più morbide in arrivo da Bruxelles

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La Commissione Ue pronta a richiamare gli stati membri per adottare regole condivise nel trattamento di soggetti come Uber e Airbnb.

Bruxelles è pronta a richiamare i governi della Ue per difendere il business nascente legato alla sharing economy, dopo che società come Uber e Airbnb sono finite sotto la scure regolatoria da parte di alcune authority nazionali.

E’ per questo che in settimana la Commissione Europea emanerà delle line guida per fissare un quadro armonico di regole per evitare trattamenti troppo differenziati nei confronti dei soggetti attivi nella sharing economy, che spaziano dal business turistico fino ai trasporti.

La decisione della Commissione arriva dopo che servizi come Uber hanno subito più di uno stop in diversi paesi fra cui Francia, Belgio, Olanda, Germania e Italia. Senza dimenticare le proteste dei taxi a Londra.

Emblematico il caso di Uber, la app di trasporto via smartphone è stata accolta positivamente nel Regno Unito mentre è finita nell’occhio del ciclone in Francia ma anche in Italia. L’armonizzazione del quadro regolatorio nella Ue consentirebbe ai player della sharing economy di muoversi senza l’obbligo di avere a che fare con 28 regolatori diversi.

Il divieto dei nuovi servizi dovrebbe essere l’”ultima risorsa” per i governi, secondo la bozza delle linee guida vista dal Financial Times che saranno pubblicate giovedì prossimo.

L’idea di rendere la vita più facile ai nuovi entranti della sharing economy è finalizzata ad ammorbidire i rapporti fra Bruxelles e Washington, che non vede di buon occhio l’attivismo della Commissione Ue nei confronti di Google e Apple.

Lo stesso presidente Obama l’anno scorso ha accusato la Commissione Ue di un attivismo regolatorio eccessivo.

Ora, le nuove line guida Ue potrebbero suscitare reazioni contrastanti negli Usa, perché fra le misure allo studio ci sarebbe anche quella di considerare come “rapporto di lavoro” quello che nasce dagli operatori che impediscono di fissare le tariffe e che impone di servire i clienti. In altre parole, questa nuova definizione di “rapporto di lavoro” potrebbe non piacere a Uber, per la quale i suoi autisti non sono impiegati, e per questo non versa loro i contributi e non copre le spese assicurative che di norma sono a carico del datore di lavoro.

Critiche da Bruxelles sono piovute anche su Berlino, che ha pensato di introdurre multe fino a 100 mila euro per chi mette a disposizione l’appartamento su Airbnb. Un provvedimento considerato eccessivo dalla Commissione Ue, che al contrario vorrebbe fissare un limite temporale per l’affitto dell’appartamento su Airbnb.

La Commissione Ue sembra invece apprezzare il sistema di rating degli autisti di Uber da parte dei clienti, una specie di Tripadvisor degli autisti che ha suscitato più di una critica sul fronte sicurezza da parte dei detrattori del servizio.

L’indagine più approfondita su Uber e sull’accoglienza dei servizio nella Ue sarà pubblicata fra qualche mese, ma nel frattempo l’orientamento di Bruxelles è di aprire alla sharing economy a scapito di posizioni più conservative dei regolatori soprattutto a Parigi e Berlino.

Vedremo come andrà a finire, ma intento la Commissione sembra voler adottare un atteggiamento più morbido nei confronti della sharing economy.