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Sex robot pronti al lancio, ma c’è il pericolo dell’hacker sotto le lenzuola

Presto si potranno comprare robot sessualmente attivi ad un prezzo che varierà tra i 5000 ed i 15000 dollari. Aziende come Abyss Creations, TrueCompanion, Sex Bot Company e altre ancora hanno già presentato i loro prototipi dai nomi fantasiosi: “Harmony”, “Roxxxy Gold”, “Suzie software”.

Il cliente può personalizzare il robot (sia versione femminile che maschile), scegliendo il colore della pelle, degli occhi, lunghezza e taglio capelli, se deve avere o no peli pubici, il tipo di trucco, l’altezza, la taglia del seno, la muscolatura e le caratteristiche delle parti intime. Robot rivestiti di pelle al silicone e con una temperatura corporea simile alla nostra per stimolare il rapporto.

Alcune di queste macchine sono programmate per essere davvero performanti a livello sessuale, con oltre 50 posizioni di repertorio e un minimo di interazione uomo-macchina (e qui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave), grazie a soluzioni come l’advanced artificial intelligence software for communication.

In un’indagine condotta negli Stati Uniti su 100 cittadini (43% donne e 57% uomini) e inserita nello studio “Our sexual future with robots”, si evidenzia che i due terzi dei partecipanti al questionario di sesso maschile erano assolutamente favorevoli a questo tipo di tecnologia, mentre non la pensavano allo stesso modo i due terzi delle donne.

Tutti o quasi (86%), però, vedevano queste macchine come potenziali “partner artificiali” in grado di soddisfare i desideri della sfera sessuale.

Robot sotto le lenzuola sotto per uomini? Non proprio, anche se in minor misura, uno studio della Tufts Uniersity dell’anno scorso riportava che almeno un terzo delle donne intervistate si diceva propenso ad un’avventura di questo tipo.

Dati generici, che comunque danno l’idea di un business che forse è già pronto ad esplodere. In una medesima indagine condotto in Gran Bretagna nel 2016 emergeva che il 17% dei cittadini si diceva disponibile ad incontrarsi con un robot. Se il robot in questione avesse avuto un aspetto “umano” il dato saliva al 26%.

Oggi l’industria delle sex technologies (smart apps, sex etoys, virtual porn) vale già più di 30 miliardi di dollari l’anno (alcune proiezioni parlano anche di 50 miliardi l’anno già nel 2020), un’eventuale lancio di questi robot per il sesso darebbe ulteriore spinta ad un mercato che è già forte.

A preoccupare però non è tanto il discorso etico, quanto quello della sicurezza informatica. A mettere in guardia l’esercito di potenziali acquirenti è un ricercatore australiano, Nick Patterson, della Deakin University di Melbourne, il quale tira in ballo la minaccia del cyber crimine.

Gli hacker possono prendere il controllo dei robot come di qualsiasi altro oggetto smart in casa connesso alla rete”, ammonisce Patterson. “Possono sferrare un attacco alla macchina e gestirla da remoto, facendogli compiere qualsiasi tipo di movimento, di braccia e gambe”.

Lo scenario potrebbe quindi essere davvero inquietante e secondo il ricercatore potremmo facilmente trovarci sotto le lenzuola in compagnia del nemico: “Ritrovarsi in intimità con una macchina a grandezza umana, manovrata da hacker, potrebbe determinare nella migliore delle ipotesi situazioni spiacevoli, o eventualmente pericolose”.

Un esempio pratico lo abbiamo nell’esperimento condotto quest’anno da IOActive, che da remoto ha preso il controllo di un mini robot da casa trasformandolo in una specie di Chucky, “La bambola assassina” creata da Don Mancini per il celebre film di Tom Holland del 1988, in grado di prendere un coltello e fare a pezzi un pomodoro.

Se proviamo ad immaginare un robot umanoide con un’arma in mano è facile capire a quali conseguenze si può andare in contro se non si comincia a dare maggiore importanza alla cyber sicurezza, non solo di questi sex robot, ma di tutte le macchine collegate in rete di cui le nostre case si stanno riempiendo.

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