lo studio

Sempre raggiungibili? Status irrinunciabile per 4 italiani su 10

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Mentre in Germania 4 su 10 non ritengono importante essere sempre connessi, in Italia la stessa percentuale ritiene che essere contattabili sempre e ovunque è un’esigenza irrinunciabile

Essere sempre raggiungibili in tempo reale: una condizione, quella abilitata dai cellulari prima e da smartphone e altri dispositivi “connessi” più di recente, che per molti è un incubo, ma non per 4 italiani su 10, per  i quali essere contattabili sempre e ovunque è un’esigenza irrinunciabile.

Lo dice un’indagine internazionale di GfK che ha coinvolto oltre 27.000 persone di 22 paesi e che ci rivela come ormai per la maggior parte delle persone sia importante essere rintracciabile ovunque e in ogni situazione.

Una sorta di moderna schiavitù di cui siamo consapevoli e contenti, insomma, a cui gli italiani – ma non solo loro – non sembrano pronti a rinunciare, anzi, visto che soltanto 1 italiano su 10 si spinge a non essere d’accordo con l’affermazione “è molto importante essere costantemente raggiungibile”. Sul versante opposto, invece, il 37% degli italiani, soprattutto donne (4 su 10) forse perché, spiega GFK, “maggiormente impegnate in attività multitasking, tra lavoro e famiglia”.

Non sembra, poi, che l’età faccia molta differenza: a non voler rinunciare alla rintracciabilità-sempre-e-dovunque sono infatti il 40% dei trentenni, seguiti a ruota dalle fasce 20-29 anni e 40-49 anni, entrambe con il 39% di risposte favorevoli. Addirittura, ci dice sempre GFK, i cinquantenni italiani sono, ancor più degli adolescenti, convinti sostenitori dell’importanza di una reperibilità costante (36% contro il 32%). Dopo i 60 anni questa convinzione si attenua ulteriormente, con il 30% di intervistati d’accordo e il 12% in disaccordo.

A livello internazionale, il 42% degli intervistati – con Russia e Cina in cima alla classifica – si è dichiarato d’accordo con l’affermazione “Per me è importante essere sempre raggiungibile, ovunque mi trovi”, mentre l’11% si è dichiarato in disaccordo. Solo in quattro tra i Paesi coinvolti nello studio (Germania, Svezia, Canada e Paesi Bassi) la percentuale di persone in disaccordo ha superato quella delle persone d’accordo.

“In Germania poco più di un terzo (34%) si dichiara in forte disaccordo, contro il 16% di persone completamente d’accordo. Seguono la Svezia con il 28% (contro il 22% in disaccordo), il Canada con il 24% (contro il 23%) e i Paesi Bassi con il 23% (contro il 22%)”, spiega lo studio.

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