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Sempre cipolle sono ma appena diventa “soupe à l’oignon”, è decisamente più chic!

Cipolle

Tra i piatti tradizionali francesi più famosi nel mondo, la “soupe à l’oignon” rimane certamente un must e, benché sia un piatto popolare almeno sin dall’epoca dei Romani, la leggenda narra che dobbiamo la sua invenzione  al buon re Luigi XV che, trovandosi una notte in un suo padiglione di caccia, scoprì di non aver come provviste che cipolle, burro e Champagne e cucinò insieme i tre ingredienti.

In seguito e per lungo tempo fu di gran moda tra i “viveur” e gli studenti di finire la notte insieme ai rudi macellai del Marais, aux Halles, gli ex mercati generali di Parigi e di mangiarla in piedi, appoggiati al bancone di zinco di un bistrot per rimettersi in sesto e far svanire i fumi dell’alcol.

Essendole rimasta quell’aura di piatto festivo quindi, ecco come delizierete amici e famigliari con questa zuppa dolce e cremosa da servire, ben ovviamente in piccole cocotte di ceramica bianca per essere degli ospiti decisamente très chic.

 

Ingredienti per sei persone

Spellate le cipolle e affettatele sottilissime. Fate scaldare il burro con l’olio in una casseruola, unitevi le cipolle e, a fuoco bassissimo, fatele appassire per almeno mezz’ora mescolando spesso. Insaporite con sale e pepe e, quando cominciano a imbiondire, spolveratele con la farina e mescolate continuamente fino a quando la farina comincia a colorirsi e ad attaccare. Bagnate con il vino poi, una volta sfumato, aggiungete il brodo caldo con la foglia di alloro e il timo. Alzate la fiamma.

Quando riprende l’ebollizione, abbassate la fiamma e lasciate cuocere la zuppa per circa tre quarti d’ora, nella casseruola coperta.

Tagliate il pane a fettine sottili e tostatelo poi ungetelo da entrambi i lati con olio. Grattugiate il formaggio.

Distribuite la zuppa nelle piccole cocotte di ceramica bianca, disponetevi sopra le fettine di pane ben tostate e copritele con la Groviera grattugiata.

Mettete le cocotte sotto il grill o nel forno scaldato a 220° fino a che in superficie si sarà formata una crosticina dorata, servitela caldissima.

Questa bella fotografia di Doisneau per finire con un altro aneddoto sulle usanze dei vostri cugini transalpini, miei concittadini: era consuetudine fino agli anni 50 di fare l’ultimo brindisi di una festa di matrimonio in un café, mangiando una soupe à l’oignon, annaffiata con un bel bicchierino di Calvados …

… e così per sentirvi un po’ Simone Signoret e Serge Reggiani in “Casco d’oro”, perché non organizzare la vostra cena totalmente in tema ascoltando des chansonniers comme Brassens, Aznavour o Yves Montand e magari, ballare la “java”?

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