Il workshop

Seminario Agcom. Il video nell’era di internet, fra Big Data e nuovi mercati

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Tendenze di mercato e prospettive di policy al seminario che si è tenuto oggi all’Agcom ‘Il video e la terza rivoluzione di internet’.

La necessità di concentrarsi su nuove regole capaci di accompagnare la transizione del mercato audiovisivo nella nuova era del video nell’era di Internet, tenendo conto della crescente dinamicità di un’offerta sempre più convergente e della ‘mobilità’ dei consumatori. Questo in sintesi il tema del seminario organizzato oggi dall’Agcom per la presentazione del rapporto ITMedia Consulting – Luiss Dream “Il video e la terza rivoluzione di internet: tendenze di mercato e prospettive di policy” al quale hanno partecipato il padrone di casa Angelo Marcello Cardani, Presidente Agcom; Gustavo Olivieri, professore LUISS DREAM; Antonio Nicita, Commissario Agcom; Augusto Preta, ITMedia Consulting; Gabriella Muscolo, Componente Agcm; Carlo Cambini, professore Politecnico di Torino; Mariateresa Maggiolini, Università Bocconi; Francesco Posteraro, Commissario Agcom; Francesco Graziadei, professore Luiss DREAM; Ernesto Apa, professore Università La Sapienza; Alberto Gambino, Professore Università Europea di Roma; Maurizio Mensi, professore Luiss Carlo Guidi; Antonio Preto, Commissario Agcom cui sono state affidate le conclusioni dei lavori.

 

Accompagnare la transizione

Accompagnare la concorrenza nel mercato, evitando un surplus di sanzioni e paletti regolatori è l’obiettivo del regolatore nel nuovo scenario del video nell’era di internet, tenendo conto della “dinamicità delle offerte convergenti e del dinamismo del consumatore smart, che consuma sempre di più, con tassi di entrata ed uscita sempre più rapidi su diverse piattaforme video”. Questo, secondo il Commissario Agcom Antonio Nicita, l’approccio migliore da adottare per il regolatore, alle prese con la transizione dal vecchio al nuovo mondo del video, un mercato all’interno del quale è necessario inserire gli OTT.

Una sfida importante per l’Autorità, che entro il mese prossimo potrebbe concludere l’istruttoria sui mercati rilevanti televisivi e avviare la consultazione.

Quali le priorità di Agcom? Garantire l’accessibilità ai contenuti, tener conto dell’estrema mobilità dei consumatori, analizzare come la trasformazione in atto si intreccia con il servizio pubblico.

Il tutto, in rapporto complementare con l’Antitrust, che dal canto suo può intervenire soltanto ex post.

“Temi importanti sono la portabilità (il diritto del singolo utente di fruire dei contenuti ovunque si trovi) e il geoblocking – aggiunge Nicita – la crescente convergenza fra telco e media evitando che i rapporti di esclusiva creino posizioni dominanti e barriere all’entrata per i nuovi entranti”.

Le sfide del regolatore

Il rapporto ITMedia Consulting – Luiss Dream si occupa di audiovisivo e internet, “un ecosistema in profondo mutamento che incide sulla trasformazione dell’audiovisivo – dice Augusto Preta, ITMedia Consulting – tutti i cambiamenti di internet sono guidati dal consumatore e l’esplosione del video porta con sé due fenomeni: da un lato, la banda è usata in modo sempre più massiccio per il video entertainment (fenomeno Netflix ndr) e il Europa stiamo assistendo ad un’ondata di fusioni nel mercato Tlc e in alcuni paesi, come il Regno Unito, non c’è più distinzione fra media e Tlc (esempi di BT e BSkyB ndr)”. In questo contesto, se i costi di switching da una piattaforma all’altra sono bassi, se il consumatore passa facilmente da una piattaforma all’altra, la concorrenza migliora e con essa il benessere del consumatore. Che tuttavia, paga, per quanto indirettamente, con le informazioni che si ottengono dai suoi dati, bene prezioso per gli inserzionisti disposti a investire sulle piattaforme in cambio di informazioni sempre più profilate.

Le sfide per il regolatore sono diverse, secondo la tesi dello studio. Più difficile la definizione del mercato nell’ecosistema di internet; la concorrenza diventa multisettoriale (telco che entrano nel settore media e viceversa); il potere di mercato non si misura più con le quote di mercato; i prezzi bassi non implicano dominanza; nella concorrenza fra piattaforme non si considera solo il prezzo, ma anche la qualità e la differenziazione.

Profili concorrenziali

Sul terreno dei profili concorrenziali, secondo Gabriella Muscolo, Componente Agcm, si nota “la crescente complessità nel definire i mercati rilevanti in un contesto di concorrenza sempre più dinamica – dice – e oggetto di studio è certamente la raccolta dei Big Data anche da parte dell’Antitrust italiana, dopo gli interventi in materia già realizzati recentemente dall’Ocse, dal rapporto congiunto dell’Authority francese e tedesca, dall’avvio di un’indagine conoscitiva in Francia sulla pubblicità online e dal procedimento avviato dall’Autorità tedesca a marzo contro Facebook per le modalità di acquisizione dei dati personali degli utenti per violazione della privacy”.

I dati vengono utilizzati su un versante del mercato (quello dei social) e poi su altri versanti (quello della pubblicità) per questo soggetti come Google e Facebook offrono sì servizi gratuiti, ma il potere di mercato c’è eccome. “Difficile definire il valore dei dati personali offerti gratis dai consumatori – chiude Muscolo – quel che è certo è che le quote di mercato sono ormai superate per definire un mercato dinamico come quello digitale. Per quanto riguarda la raccolta di Big Data, il loro utilizzo illecito e anti competitivo può rappresentare una barriera all’ingresso nel settore e in quelli contigui”.

 

Zero pricing

 

Internet ha cambiato i mercati ed è importante capire come reagisce il consumatore ai nuovi servizi offerti dalla rete. Tenendo a mente il fatto che quello dello “zero pricing” per cui non si paga per accedere a Google o Amazon è un mito da sfatare, perché “Io Google lo pago con i miei dati – dice Carlo Cambini, professore Politecnico di Torino – e anche Amazon dispone di tutti i miei dati, fra cui quelli della carta di credito, ed è anche per questo che non si passa così facilmente ad un concorrente anche se i prezzi delle merci che si acquistano non sono i più convenienti”.  La definizione dei mercati cambia in ottica di offerte “bundle” di prodotti fisso-mobile; cambiano le dominanze, come dimostra il caso di BT in Uk (Tlc + calcio). “Uber è entrato sul mercato a San Francisco per fallimento della regolazione – aggiunge Cambini – c’erano pochi taxi e le tariffe erano fisse. I prezzi di Uber cambiano con la domanda, grazie alla app, e questo è l’elemento disruptive del servizio”.

Per superare il problema della definizione dei mercati dominanti se il prezzo è nullo, sarà utile “una raccolta dei versanti del mercato e dei comportamenti del consumatore, che può valere più degli standard econometrici – dice Mariateresa Maggiolini, Università Bocconi – il processo di definizione dei mercati serve a definire chi sono i concorrenti sui due versanti” in cui operano le nuove piattaforme (il versante social e la raccolta dati).

 

Contenuti audiovisivi e consumatori; interessi protetti e prospettive di regolazione

Nel nuovo scenario digitale, è necessario “creare un un level paly field con il coinvolgimento degli aggregatori – dice Francesco Posteraro, Commissario Agcom – la convergenza ha reso del tutto obsoleto il quadro regolatorio sul diritto d’autore” ma si assiste ad un numero elevato di “adeguamenti spontanei e richieste di rimozione di contenuti” dall’entrata in vigore del nuovo regolamento Agcom sul Ddaonline.

Certo, il concetto di responsabilità editoriale va rivisto in funzione del ruolo degli aggregatori di contenuti editoriali, “c’è una zona grigia su cui si auspica l’intervento del regolatore europeo”, aggiunge Posteraro.

In un contesto in rapido mutamento come quello di Internet, al regolatore “servono anche forme di acquisizione di know how direttamente dalle imprese – dice Francesco Graziadei, professore Luiss DREAM, secondo cui assumono un ruolo importante forme di co-regolazione e autoregolazione che diventano modelli alternativi rispetto a ciò che dovrebbe fare la politica.

Detto questo, l’autoregolamentazione non è certo la panacea di tutti i mali, anche se in molti spesso funziona “come nel caso del codice di autoregolamentazione della pubblicità o nel caso del Codice Media e Minori – dice Ernesto Apa, professore Università La Sapienza – ma se parliamo di contenuti altamente nocivi per i minori è necessario l’intervento del regolatore”.

Gli fa eco Alberto Gambino, Professore Università Europea di Roma, secondo cui “la soddisfazione del consumatore non è certo soltanto una questione di prezzo – dice – il benessere del consumatore su Internet è dati anche dal rispetto dei diritti fondamentali come ad esempio la tutela dei minori, la protezione del diritto d’autore”.   C’è poi il tema della qualità dell’informazione, rivendicata dagli editori tradizionali con gli ancillary rights (diritti connessi) alla pubblicazione di link e snippet (stralci) di articoli giornalistici online.

“L’autoregolamentazione per funzionare deve essere aggiornata – dice Maurizio Mensi, professore Luiss Carlo Guidi, presidente del Comitato Media e Minori – è necessario intervenire costantemente per rivedere il codice di autoregolamentazione con le emittenti tv”.

 

Conclusioni

L’approccio del regolatore al nuovo ecosistema digitale digitale è garantire la dimensione “disruptive” (dirompente) del web e non contribuire agli effetti potenzialmente “destructive” (distruttivi) sottesi al nuovo ecosistema. La pensa così il Commissario Agcom Antonio Preto: “L’esempio Uber-taxi è indicativo – dice Preto – l’obiettivo è che Uber sia disruptive e non destructive”. È per questo che servono nuove regole capaci di reinterpretare il mercato tenendo presente che “ciò che vale offline deve valere anche online – dice il Commissario – serve un level play field, serve un intervento regolatorio ex ante (Agcom) che sia flessibile e che impedisca l’effetto distruttivo di nuovi player come Uber ed Airbnb ai danni del mercato dei taxi e degli hotel. Certo, serve anche un intervento regolatorio ex post (Antitrust)”. Per quanto riguarda la proposta di direttiva Ue sul mercato dell’audiovisivo, attenzione allo strabismo del regolatore: “Ieri sera la partita dell’Italia su Rai 1 ha registrato il 50% di share”.