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Secondo Goldman Sachs l’AI ha già esaurito i dati di addestramento

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Secondo Neema Raphael, Chief Data Officer di Goldman Sachs, l’ecosistema AI ha già raggiunto un punto critico: i dati di addestramento disponibili sono esauriti.

Questa affermazione, rilasciata durante un episodio del podcast ‘Exchanges’ della banca, evidenzia una crescente crisi nella disponibilità di contenuti utili per alimentare modelli linguistici sempre più sofisticati. La scarsità di dati freschi sta costringendo sviluppatori e aziende a ripiegare su contenuti sintetici generati artificialmente, una pratica che pone rischi significativi in termini di qualità, coerenza e originalità.

L’uso intensivo di dati generati da altre AI – come nel caso di DeepSeek in Cina – solleva interrogativi sull’effettiva innovazione e sul pericolo di una ‘piatta creativa’. Raphael avverte che un’eccessiva dipendenza da contenuti sintetici potrebbe portare a una standardizzazione del pensiero, riducendo il valore creativo e umano dell’AI.

Tuttavia, esiste una riserva preziosa ancora poco esplorata: i dataset proprietari detenuti dalle aziende. Flussi di trading, interazioni con clienti e processi interni rappresentano risorse dal potenziale enorme, a patto che vengano interpretate correttamente nel loro contesto di business e normalizzate per un utilizzo efficace.

Mentre il web pubblico è ormai ‘svuotato’, la vera frontiera dell’evoluzione AI potrebbe risiedere nei dati aziendali non sfruttati.

Raphael suggerisce che il limite futuro non sarà la disponibilità di informazioni, ma la capacità di comprenderle, strutturarle e valorizzarle in modo strategico.

Un cambiamento di paradigma che pone le imprese al centro dell’innovazione, ma impone anche una riflessione filosofica sull’autenticità e l’umanità nell’evoluzione degli algoritmi.

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OpenAI raggiunge una valutazione di 500 miliardi di dollari dopo la vendita di azioni

Secondo fonti vicine alla trattativa, OpenAI avrebbe toccato una valutazione impressionante di 500 miliardi di dollari in seguito a una recente operazione di vendita di azioni nel mercato secondario.

Questo traguardo conferma l’interesse costante e crescente degli investitori verso l’azienda fondata da Sam Altman, nota per lo sviluppo dei modelli GPT e delle tecnologie AI più avanzate al mondo.

La vendita di azioni non ha comportato l’emissione di nuove quote, ma ha invece permesso ad azionisti esistenti, come dipendenti e primi investitori, di liquidare parte delle loro partecipazioni.

La cifra, che proietta OpenAI in una posizione comparabile alle principali big tech, evidenzia come la società si stia rapidamente affermando non solo come leader tecnologico ma anche come asset strategico nel mercato globale dell’innovazione.

L’interesse per la sua equity riflette la fiducia nella sostenibilità del suo modello di business, basato su applicazioni di AI sempre più integrate in settori chiave dell’economia, dai servizi digitali alla consulenza aziendale. Fonti interne suggeriscono che l’operazione sia stata facilitata da Thrive Capital, partner di lungo corso dell’azienda, contribuendo a mantenere una governance equilibrata durante la crescita esponenziale.

La valutazione a mezzo trilione di dollari rappresenta un punto di svolta nella storia recente delle startup tecnologiche, spingendo analisti ed esperti del settore a riflettere sull’impatto a lungo termine che OpenAI potrebbe avere su finanza, lavoro e società. Un risultato che sottolinea l’importanza strategica dell’AI nel futuro economico mondiale.

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