Programmazione

La scuola non prepara al lavoro del futuro. I big mondiali dell’informatica scrivono ai ministri dell’Istruzione Ue

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Saper programmare è essenziale per essere preparati al lavoro del futuro. Ma in Europa l’informatica è ancora considerata una materia di nicchia. Così non va, dicono ai ministri europei i dirigenti di importanti aziende hi tech.

I bambini dovrebbero iniziare a programmare all’età di sette anni, proprio nello stesso periodo in cui imparano a leggere e a scrivere, o non saranno pronti ad affrontare il mondo del lavoro.

È la convinzione espressa in una lettera inviata ai ministri europei dell’istruzione dai dirigenti di alcune tra le maggiori aziende tecnologiche mondiali: da Facebook a Microsoft, Rovio e Liberty Global, che ricordano che saper programmare è il vantaggio competitivo dell’era digitale.

Malgrado la crescente importanza del settore digitale, ci si aspetta che in Europa nel 2015 il numero di professionisti ICT sia inferiore di almeno 900.000 unità alle esigenze del mercato.

“Una miriade di lavori interessanti, creativi tutti dipendono da un certo grado di capacità di programmazione. Che si tratti dell’analisi di sanitari, della progettazione di software per la sicurezza o della creazione di effetti speciali per film, la programmazione è il filo rosso che attraversa le professioni future dell’Europa”, si legge nella lettera, che però sottolinea anche che se non si interverrà a livello scolastico difficilmente questi posti potranno essere occupati, dato che solo il 20% degli alunni europei ha dei programmi scolastici che comprendono tutti gli aspetti dell’informatica.

“Troppo spesso – continua la lettera – l’informatica è considerata una materia di nicchia, con scarsa rilevanze per le altre discipline scolastiche” e così, in Europa, meno del 15% degli studenti ha l’opportunità di sviluppare quelle competenze di alto livello necessarie per affrontare il mondo del lavoro del 21esimo secolo.

“Pur non potendo sapere dove andrà il mercato del lavoro europeo tra 5 o 10 anni – conclude la lettera – abbiamo il dovere, da esperti del nostro settore, di aiutare i più giovani a dotarsi delle competenze di cui hanno bisogno per avere successo, dovunque la vita li porterà”, conclude la lettera sottoscritta da Stephen Collins (Microsoft); Erika Mann (Facebook); Manuel Kohnstamm (Liberty Global); Peter Vesterbacka (Rovio) e Andreas Tegge (SAP).

In Italia qualcosa comincia a muoversi in questo senso: è partito quest’anno il progetto ‘Programma il futuro‘ al quale hanno già aderito 700 docenti e che permette a studenti e famiglie di apprendere le nozioni di base del pensiero computazionale e della programmazione informatica.

In occasione della settimana europea della programmazione (#CodeWeek Eu), inoltre, domani 17 ottobre 80 bambini fra i 6 e i 13 anni parteciperanno ad una Giornata di laboratorio di programmazione informatica alla Camera dei Deputati e al Ministero dell’Istruzione.

I bambini saranno seguiti dai mentor di CoderDojo – un movimento senza scopo di lucro che organizza incontri gratuiti per insegnare ai più giovani il coding – per un pomeriggio durante cui svilupperanno applicazioni e giochi sui propri computer.