L'analisi

Scuola, il falso mito del risparmio da digitale: l’eBook è molto più di una copia in PDF di un libro di carta

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Lo smartphone, che non va demonizzato, accompagna tutto il tempo gli studenti anche mentre leggono un libro tradizionale di carta. Il professor Gino Roncaglia (Università Roma Tre): ‘L’ambiente di studio oggi è nativamente ibrido. Serve un sistema operativo dell'apprendimento'.

L’indagine preliminare sull’editoria scolastica condotta dall’Antitrust parla chiaro, l’utilizzo degli eBook a scuola è scarso e l’obiettivo di diffonderlo per far risparmiare le famiglie – questo l’obiettivo della riforma della scuola del 2012 – non ha portato i risultati sperati. Ma perché i libri digitali non decollano nel sistema scolastico italiano? Quali sono le resistenze e i problemi che li frenano, e le possibili soluzioni?

Un mito da sfatare

I libri digitali non sono dei semplici PDF che riproducono dei libri di carta. La digitalizzazione dell’editoria scolastica non si può ridurre ad una semplice operazione di copia digitale del cartaceo. Altrimenti non ci sarebbe alcun valore aggiunto del digitale rispetto ai libri tradizionali.

Premesse: ibridazione digitale dato di fatto sui testi cartacei

I libri di testo tradizionali non sono incompatibili fra loro. “Ci sono molte ibridazioni – dice a Key4biz l’esperto di editoria digitale Gino Roncaglia, Professore ordinario / Full Professor Dipartimento di Filosofia, comunicazione e spettacolo Università Roma Tre – i libri di testo stampati su carta oggi sono progettati in digitale, hanno cambiato struttura, sono pieni di riquadri, approfondimenti, di schede (sembrano dei pop up in cartaceo ndr) e devono quindi molto alla lezione dell’ipertesto e della rete. E poi ci sono anche i QR code e c’è quindi sempre la componente di apparato online che accompagna il libro”.

Con lo smartphone cambiate anche le abitudini di lettura e di studio

Quando leggiamo o studiamo su un libro di carta, lo smartphone (che non va demonizzato) è sempre a portata di mano. Anche se avessimo davanti agli occhi un libro di testo dell’800, lo studente o la studentessa in continuazione starebbe lì a cercare informazioni aggiuntive tramite smartphone: “Un approfondimento, un filmato su Youtube”, aggiunge il prof Roncaglia – L’ambiente di studio oggi è nativamente ibrido”.

E’ pur vero però che ci sono state delle aspettative disattese sulla diffusione dei libri digitali, anche se non stiamo più certamente studiando sui libri di testo degli anni ’60.

Il libro di testo resta il filo conduttore

C’è poi un’altra premessa di base che definisce il mondo scolastico. Il libro di testa rappresenta per così dire la base, il fondamento, la struttura, il curriculum del lavoro mentre il web, i video e i supporti digitali sono di fatto delle “risorse granulari” che fungono da complemento, elementi aggiuntivi che arricchiscono lo studio delle diverse materie. Le risorse granulari sono utili, ma non si può fare didattica soltanto con esse. Serve la struttura e l’inquadramento del libro di testo, che di fatto serve anche per dare uniformità al sistema educativo rendendo comparabili e confrontabili i programmi che si tengono in diverse regioni del Paese, con tutte le differenze culturali del caso.

La ricchezza di codici del digitale

Ma quindi sono allora i vantaggi dei libri di testo digitali nel percorso didattico? “Certamente la ricchezza di codici che si possono usare e che la carta non ha – aggiunge Roncaglia – e che consente di vedere l’immagine, il video, il filmato, la ricostruzione animata – pensiamo alla struttura di un atomo o a quella di una cellula – o il buon audio di una poesia letta bene”. Inoltre, il digitale permette l’interattività, l’interazione dei percorsi.

Il falso mito del risparmio delle famiglie con il digitale

Ma uno dei maggiori equivoci sui libri di testo digitali, presente anche nel rapporto preliminare dell’AGCM e di dominio pubblico, è l’idea che l’introduzione dei libri digitali debba rispondere a considerazioni di convenenza economica. “E’ un enorme equivoco, perché fare una cosa multicodicale in digitale non costa meno di un testo su carta, costa di più a partire dall’editore”, aggiunge il professore.

Il digitale viene usato per arricchire, non per risparmiare

Bisogna quindi cambiare prospettiva, pensare al digitale come ad un arricchimento della didattica. Altrimenti, se la cartina di tornasole del digitale a scuola diventa il risparmio, allora si porta avanti un digitale povero. Il PDF, la copia digitale del libro a stampa, che non aggiunge nulla ad un libro di carta. Anzi è peggio. E che quindi anche a ragione viene trascurato dagli insegnanti, che in quel caso preferiscono utilizzare l’originale cartaceo.

Meccanismi di fruizione non uniformi

Detto questo, ci sono moltissimi discorsi che si intrecciano e vanno dalle competenze dei docenti (sono davvero così carenti?) a quelle degli studenti (non è affatto ovvio che siano meglio dei docenti) ai meccanismi di fruizione. Se ogni editore va per la sua strada, il risultato è di avere tentativi e sperimentazioni chiuse nell’orticello del singolo editore. Piattaforme fra loro separate, con una molteplicità di piattaforme che cambiano a seconda dell’editore dei libri di testo delle diverse materie. Una babele digitale, con diverse modalità di accesso per ogni singola piattaforma. “Ogni studente deve fare riferimento a quattro o cinque piattaforme digitali diverse a seconda dei diversi editori, con modelli e modalità di accesso tutte differenti”, aggiunge il Prof Roncaglia, che ricorda il tentativo fallito dell’iniziativa comune “Zaino digitale”.

Ma la piattaforma comune è stata fatta a scapito della ricchezza potenziale del digitale, che si riduce di fatto ad un semplice “sfogliatore” di libri digitali: un modello di libro in PDF.

Puntare ad un sistema operativo dell’apprendimento

Che fare, quindi, per favorire un utilizzo efficace del digitale a scuola? Si dovrebbe puntare ad una sorta di “sistema operativo dell’apprendimento” che possa funzionare su piattaforme diverse. Pensando anche ad un altro grosso tema, quello della disponibilità economica degli studenti. Non tutti dispongono dell’ultimo modello di iPad, sono molti coloro che dispongono magari di un più economico clone cinese basato su Android di quattro o cinque versioni fa. Bisogna garantire lo stesso tipo di esperienza d’uso in situazioni che possono essere molto diverse.

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