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Scuola digitale italiana, servono 650 milioni di euro l’anno

La vera spina nel fianco per la scuola del futuro è il fabbisogno di connettività. Per il decollo della scuola digitale servono 650 milioni di euro all’anno. Il Censis stima una bolletta per internet veloce nelle scuole «chiavi in mano» di 7,9 euro al mese per studente. Da finanziare con nuovi impegni di spesa sul bilancio dello Stato o delle amministrazioni territoriali o con un maggiore coinvolgimento dei privati.

Per una riforma di sistema della scuola. Avviare la transizione verso un’infrastruttura didattica moderna nell’assetto e robusta in qualità educativa significa operare in due direzioni: sulle risorse umane e sulle dotazioni strutturali. Con il recente piano per la scuola, il governo ha promesso la stabilizzazione di 148.000 docenti a tempo determinato prevedendo un saldo netto da finanziare di circa 3 miliardi di euro per il 2015. L’ingresso in ruolo porta con sé la possibilità di migliorare tutte le componenti legate alla qualità delle risorse umane: merito, valutazione, mobilità, formazione, articolazione delle funzioni e delle responsabilità dei docenti. Si tratta di un obiettivo importante, ma che ha ancora il difetto di guardare alla scuola ‒ e di destinare le relative risorse ‒ in modo autoreferenziale, secondo una logica corporativa, non toccando tutti i difetti strutturali sui quali è necessario investire ulteriori e significative risorse per attuare una riforma di sistema della funzione educativa.

A carico delle famiglie 110 euro all’anno per alunno per le spese di funzionamento delle scuole. Le spese di funzionamento nei bilanci delle scuole (al netto delle retribuzioni del personale) ammontano complessivamente a 2,5 miliardi di euro (escluse le spese per la manutenzione degli immobili a carico degli enti locali e per le pulizie). Queste spese sono sostenute per il 37,2% dallo Stato, per il 29,7% dalle famiglie (mense, gite, contributi volontari), per il 13% attraverso fondi europei, per il 7,5% dai Comuni, il 7,1% è a carico delle Regioni e il 3,2% delle Province. I soggetti privati, diversi dalle famiglie, contribuiscono solo per il 2,3% (donazioni, sponsorizzazioni, affitti). Il costo medio per alunno a carico delle famiglie è così di 110 euro all’anno, con significative differenze a livello territoriale. Si passa da 177 euro all’anno per alunno nella regione Lazio a 101 euro in Lombardia, a 81 euro in Sicilia e 74 euro in Campania.

Ben utilizzati i fondi europei. Nel ciclo di programmazione 2007-2013 gli istituti e le scuole pubbliche di ogni ordine e grado hanno presentato 102.814 progetti per un valore totale di 3,9 miliardi di euro tra risorse nazionali ed europee. La scuola si dimostra un buon attrattore e utilizzatore delle risorse, dato che rappresenta il 13,3% del parco progetti finanziato e il 7,3% del valore complessivo. La performance è positiva, con un rapporto tra valore dei progetti e pagamenti già ricevuti del 61,7% contro un valore nazionale del 54,9%. La Campania è la regione nella quale sono arrivate più risorse (1,2 miliardi di euro), seguita da Sicilia (1,1 miliardi) e Puglia (870 milioni).

Ma servono 2,2 miliardi di euro all’anno per edifici, attrezzature e tecnologie. Affrontare la transizione strutturale della scuola (edifici, impianti, attrezzature, connessioni veloci) richiede, secondo la stima del Censis, investimenti per 2,2 miliardi di euro all’anno per i prossimi cinque anni. Di questi, il 76% da destinare agli edifici e il 24% alle attrezzature e all’arredo scolastico. La scuola dell’infanzia assorbe il 28% del fabbisogno, la primaria il 37%, la secondaria inferiore il 18% e la secondaria superiore il 17%. Per l’edilizia scolastica le risorse messe in campo dal governo per il biennio 2014-2015 ammontano a poco più di un miliardo di euro, a cui si dovrebbe aggiungere un altro miliardo grazie agli investimenti Inail e ai mutui per l’edilizia scolastica, oltre alle risorse derivanti dall’8 per mille e dai fondi europei. Si tratta di importi significativi, specie se si considera la latitanza degli anni passati, ma appena sufficienti ad affrontare l’emergenza. Il fabbisogno per compiere la transizione strutturale della scuola è di 1.377 euro all’anno per ciascun alunno, da finanziare con nuovi impegni di spesa sul bilancio dello Stato o delle amministrazioni territoriali o con un maggiore coinvolgimento dei privati.

Bolletta per internet veloce nelle scuole di 7,9 euro al mese per studente. Secondo le migliori pratiche internazionali, la didattica digitale richiede connessioni veloci e reti robuste: almeno 100 Mbps oggi e, in prospettiva, almeno dieci volte tanto fra tre anni. A causa del gravissimo ritardo negli investimenti di rete, oggi il nostro Paese non è in grado di far fronte a questa domanda. Secondo gli obiettivi europei, nel 2020 il 100% della popolazione dovrebbe essere connesso ad almeno 30 Mbps e il 50% ad almeno 100 Mbps. Ma oggi le aree territoriali oggetto di nuovi investimenti per le connessioni veloci coprono solo il 20% della popolazione italiana. Dopo la chiusura nel 2013 del progetto Scuole nell’ambito del Sistema pubblico di connettività (Spc), le scuole hanno visto azzerati i contributi. Prevedere, in termini anche più modesti rispetto agli altri Paesi, di arrivare a connessioni standard nelle scuole di almeno 30 Mbps equivale a stimare per l’anno prossimo costi correnti per circa 650 milioni di euro, dei quali 184 milioni per la connettività, 274 milioni per la sicurezza e 192 milioni per l’utilizzo delle infrastrutture e delle apparecchiature tecnologiche. Tradotto in costo medio, il Censis stima una bolletta per internet veloce nelle scuole «chiavi in mano» di 7,9 euro al mese per studente. Economie di scala sono possibili. Un piano di connettività basato su una copertura non dei singoli istituti, ma dei distretti scolastici (dopo la riforma del 2002 non sono più entità autonome, ma possono comunque funzionare come basi territoriali operative), ad esempio, farebbe scendere la bolletta internet a 6,5 euro al mese per studente.

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