Lo scontro

Scalata Mediaset: Bollorè indagato per aggiotaggio, tonfo di Vivendi in Borsa

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Sul titolo Vivendi, che oggi cede fino al 5% a Parigi, pesano le indagini per aggiotaggio nella scalata Mediaset su Vincent Bollorè e l'ad Arnaud de Puyfontaine e i conti del gruppo che hanno deluso gli analisti.

Tonfo in Borsa per Vivendi, che oggi a Parigi ha ceduto fino al 5%, dopo la notizia dell’apertura di un’indagine per aggiotaggio sulla scalata Mediaset nei confronti di Vincent Bollorè, primo azionista di Vivendi, e dell’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine. Sul titolo del gruppo francese pesano anche i conti trimestrali annunciati ieri e le previsioni per il 2017, che hanno deluso gli analisti.

L’indagine per aggiotaggio

Il finanziere bretone Vincent Bolloré, primo azionista di Vivendi, è indagato dalla procura di Milano per concorso in aggiotaggio nella scalata del gruppo francese a Mediaset. Il provvedimento arriva dopo l’esposto presentato da Fininvest, in seguito all’operazione di Vivendi che a partire dal 3 dicembre, avviando una scalata definita ostile dalla famiglia Berlusconi, è giunta a controllare il 29,94% dei diritti di voto di Mediaset, secondo azionista alle spalle di Fininvest.

La notizia riportata è oggi da Corriere della Sera e Repubblica. Nell’esposto, Fininvest accusava il gruppo francese di “aver creato le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset” e poi lanciare la scalata “a prezzi di sconto”.

Il riferimento è alla rottura delle trattative per l’acquisto del 100% di Mediaset Premium da parte di Vivendi. A dicembre, in poche settimane, il gruppo francese era arrivato a controllare il 28,8% del capitale del Biscione, sfruttando a suo favore, secondo l’accusa di Fininvest, il deprezzamento del titolo Mediaset dopo la rottura su Premium.

Replica di Vivendi

Piccata la replica di Vivendi: ”L’iscrizione nel registro degli indagati dei dirigenti di Vivendi da parte della Procura di Milano è il risultato di un infondato e ingiurioso esposto presentato dai Berlusconi contro Vivendi dopo l’aumento della sua quota nel capitale di Mediaset”. E’ quanto riferisce in una nota il gruppo francese, precisando che questo “non significa in alcun modo nessuna accusa nei  confronti di nessuno”.

Norma anti scorrerie

Intanto, oggi il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto che nel ddl concorrenza sarà approvata “una norma anti scorrerie” che non sarà “una norma anti Vivendi” ma “dirà che se compri il 5% di una società devi dichiarare perché lo stai facendo. Quello che rileva è non paralizzare le aziende”. La misura non sarà “retroattiva” ed è “a favore della trasparenza per chi acquisisce partecipazioni rilevanti”.

Il tonfo in Borsa

La notizia dell’inchiesta per manipolazione di mercato aperta a Milano pesa sull’avvio di seduta in netto calo a Parigi per Vivendi, con il titolo che perde intorno alle 11 il 5,39% a 16,075 euro, ai minimi da giugno 2016 e peggior performance di giornata del CAC40.

Bollorè è anche il secondo azionista di Mediobanca con una quota dell’8% e primo di Telecom Italia con il 24,68%. A Piazza Affari Mediaset ha aperto in calo dell’1,8%, Telecom Italia dell’1,4% e Mediobanca dell’1,11%.

Versante Agcom e giudiziario

 

Nel frattempo, è attesa entro fine marzo la conclusione dell’indagine condotta dall’Agcom aperta il 16 dicembre che di fatto ha bloccato la scalata di Vivendi a Mediaset richiamando – alla luce di operazioni in corso sui mercati azionari – il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (TUSMAR) stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo. In particolare, le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40%, non possono acquisire ricavi superiori al 10% del Sistema Integrato delle Comunicazioni, cosiddetto SIC (TV, radio, editoria).

Vivendi ha pagato 1,2 miliardi di euro a dicembre per rastrellare poco meno del 30% di Mediaset, mentre Fininvest per mettersi al riparo dalla scalata francese ha sborsato negli stessi giorni 154 milioni portandosi così al 39% delle quote di controllo. Nei giorni dal 3 al 12 dicembre il valore del titolo Mediaset è quasi raddoppiato da 2,71 euro a 4,57.

Per il mancato rispetto dell’accordo su Mediaset Premium, saltato a luglio, Mediaset ha fatto causa a Vivendi chiedendo un risarcimento 1,5 miliardi di danni.

Acqua sul fuoco

Vivendi può rimanere socio di minoranza di Mediaset. Lo ha detto Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, intervistato dal francese Les Echoes: “avevamo intenzione di trovare un accordo con Mediaset, e intendiamo tutt’ora trovarlo. Ma le informazioni trasmesse da Mediaset su Premium erano diverse dalla realtà. Oggi non abbiamo più scambi – prosegue l’ad – ma riflettiamo su diversi scenari. Deteniamo poco meno del 30% del capitale e dei diritti di voto, e non abbiamo bisogno del 100%. Possiamo ben rimanere socio di minoranza. L’importante è che dia luogo a un partenariato costruttivo”.

E nella giornata di ieri, rispondendo a una domanda degli analisti durante una conference call sulla soluzione della vicenda Mediaset, incrociata con la quota in Telecom Italia, ha risposto: “non controlliamo né l’una né l’altra: abbiamo preso i primi contatti con l’Agcom, attendiamo per illustrare le nostre ragioni”. E si è anche detto “ottimista su un esito positivo” per la vicenda Mediaset.

Bilancio Vivendi sotto le attese

A rendere più fosco il quadro per la conglomerata francese il bilancio presentato ieri, che ha deluso gli analisti. Sul fronte dei conti, la società transalpina ha chiuso il 2016 con un utile netto di competenza di 1,25 miliardi di euro, in calo del 35% rispetto al 2015. I ricavi sono saliti dello 0,5% a 10,8 miliardi. L’utile netto dalle attività operative in esercizio è pari a 1,23 miliardi, in progresso del 77%.

Il risultato operativo scende invece del 2,9% a 1,19 miliardi. In calo il fatturato di Canal+ (4,7% a 5,2 mld), di riflesso alla flessione della pay tv in Francia e di Studiocanal, mentre le attività internazionali sono in crescita del 6,8% (+19,9% in Africa). Universal Music ha segnato un utile operativo corrente in progresso del 9,8% a 687 milioni, mentre Canal+ ha registrato una flessione del 44% a 303 milioni. Anche se l’utile 2016 è risultato superiore alle stime degli analisti, le previsioni per il 2017 seppur in crescita hanno deluso il mercato, a causa della flessione dei ricavi e dell’andamento pesante di Canal+.

Il quarto trimestre di Vivendi è stato deludente, secondo gli analisti. Il gruppo prevede una crescita del 5% dei ricavi nel 2017 e del 25% dell’Ebitda, ma gli analisti sono freddi, vista la performance deludente della pay tv Canal+, che continua a perdere abbonati (130mila in meno nel quarto trimestre) a fronte di un fatturato in calo dell’8% negli ultimi tre mesi del 2016, non compensato dall’incremento dell’1,7% di Universal Music.