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Sanità e Previdenza, sondaggio UNC. Consumatori preoccupati: il welfare pesa troppo sul futuro

anziani

Una coppia di anziani a passeggio in un giardino ANSA

Tastare il polso dei cittadini-consumatori sul delicato tema del welfare, in particolare sulle loro personali aspettative in materia di sanità e previdenza in un contesto socio-economico in crisi nel quale le fondamenta stesse dello Stato sociale scricchiolano, anche se per il 98% dei cittadini è lo Sato che deve continuare a garantire i servizi essenziali, fra cui sanità e pensioni sono i pilastri. Ma il 61% dei cittadini sarebbe pronto in teoria a pagare di tasca propria, almeno in parte, per i servizi (magari sotto forma di polizze integrative o forme alternative di assistenza) in cambio di una riduzione delle tasse.

Queste alcune delle risposte al sondaggio online condotto tra ottobre 2015 e gennaio 2016 dall’Unione Nazionale Consumatori (UNC) (www.consumatori.it) dal titolo “Sanità e previdenza: più o meno tasse per il futuro?”, iniziativa sviluppata all’interno del programma di ricerca Gli scenari del welfare”, promosso dal Forum ANIA-Consumatori (l’indagine si colloca nell’ambito del progetto “Prospettive per un fisco pro-welfare”,  all’interno di un programma poliennale di analisi e studi in tema di welfare intitolato “Gli Scenari del Welfare”, che imprese assicuratrici e associazioni dei consumatori che fanno parte del Forum ANIA-Consumatori portano avanti fin dal 2008).

L’indagine ha raccolto più di 500 risposte, “non è un campione statistico, ma delinea il sentiment dei consumatori, ben consapevoli che alcuni rischi per la tenuta del sistema sanitario e pensionistico si stanno trasferendo dallo Stato sulle loro spalle, in particolare sulle famiglie – ha detto Massimilano Dona, Segretario generale dell’UNC – d’altra parte l’Italia è uno dei paesi dove la pressione fiscale è la più alta fra i paesi europei, secondo l’OCSE”.

Aumento della pressione fiscale e aumento delle aspettative di vita, con un’età media che in Italia aumenta progressivamente, sono due problemi strutturali per la tenuta del sistema che pesano soprattutto sulle nuove generazioni.

E allora, si capisce perché il 46% degli intervistati ritiene che si dovrà pagare di più in futuro per ottenere gli stessi servizi di oggi, mentre il 26% dice che ci si dovrà accontentare di un numero inferiore di servizi da parte dello Stato e il 23% prevede un allungamento delle liste d’attesa o in alternativa costi più elevati per ottenere i servizi.

“l consumatori – aggiunge Dona hanno ben chiaro il trasferimento di certi rischi dal settore pubblico alle famiglie, che rimangono il principale ammortizzatore sociale del nostro Paese, ma le stesse famiglie sempre più spesso non dispongono di risorse adeguate per far fronte alle emergenze”.

Significativo quanto emerge dalla domanda “com’è possibile mantenere un adeguato livello di assistenza sanitaria pubblica?”. ll 63% degli intervistati propone di aumentare le tariffe per le prestazioni limitatamente alle fasce di reddito più elevate. “Si tratta di una risposta che non sorprende – conclude Dona e che, sia pure indirettamente, pone al centro dell’attenzione ancora una volta i criteri di definizione dei LEA, cioè dei livelli essenziali di assistenza che sono le prestazioni e i servizi forniti dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Il welfare non sarà più lo stesso e dobbiamo spiegarlo alle giovani generazioni: ecco quindi l’importanza di iniziative come queste in collaborazione con un ente, come la Fondazione Forum ANIA-Consumatori, che ha tra i propri compiti proprio quello di diffondere una più ampia cultura sui prodotti assicurativi e previdenziali”.

Il 61% degli intervistati si è dichiarato “molto o abbastanza favorevole a pagare direttamente i servizi di cui ha bisogno se lo Stato riducesse le tasse”, così confermando che gli italiani sono tendenzialmente propensi all’introduzione di vantaggi fiscali per alcuni strumenti assicurativi (polizze sanitarie, iscrizioni a mutue sanitarie, polizze long term care, pensioni integrative, ecc) e sulla possibilità di dedurre fiscalmente alcune spese per il welfare (badante, baby sitter, ecc.).

“Lo Stato deve garantire i servizi essenziali, ma gran parte dei cittadini è disponibile in qualche misura a farsi carico di alcuni costi per supplire ai problemi economici del Sistema sanitario nazionale – ha detto Paolo Piccari, del direttivo dell’UNC – I tagli lineari non hanno prodotto i risultati sperati, ma detto questo il nostro è un paese in salute con un’aspettativa di vita fra le più alte d’Europa e un Sistema sanitario nazionale che funziona”.

Il problema principale è quello di soddisfare i nuovo bisogni, in un contesto economico nel quale gli Italiani sono propensi a risparmiare per far fronte ai “grandi rischi” sempre più legati all’invecchiamento e al costo delle cure per anziani e malati cronici.

L’85% dei consumatori desidera, comunque, che lo Stato conservi il monopolio dei servizi fondamentali, così sintetizzando la “voglia di welfare” e “la capacità di resistenza” (resilience) della società che si contrappone ad ipotesi di “taglio” (retrenchment) dei servizi.

Gli italiani sembrano in ogni caso consapevoli dell’incertezza tipica della situazione attuale: alla domanda sul futuro della copertura del servizio sanitario pubblico, infatti, il 46 % degli intervistati risponde che “si aspetta di dover pagare di più per ottenere i servizi attuali”, mentre il 26% “si rassegna ad accettare un ridimensionamento dei servizi della salute e della pensione”.

 

Scarica i risultati completi dell’indagine

 “Il sistema attuale di welfare – dice Pier Ugo Andreini, Presidente Forum ANIA-Consumatori è inadeguato a rispondere alle reali esigenze dei cittadini soprattutto a causa del trend demografico che sta rendendo il nostro Paese uno dei più vecchi del mondo. Secondo i più recenti dati Istat, abbiamo toccato il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e gli ultra sessantacinquenni sono diventati 13,4 milioni, pari al 22% del totale della popolazione italiana, con evidenti conseguenze sul piano pensionistico e dell’assistenza ai non autosufficienti. I cittadini, inoltre, si sono resi conto che le protezioni sociali sono diminuite e che le cose potranno cambiar ancora, tanto è vero che ormai solo il 5% degli intervistati da UNC ritiene che la copertura dei bisogni garantita dallo Stato resterà invariata anche in futuro. Siamo convinti – conclude Andreini- che assicuratori e consumatori devono lavorare insieme soprattutto per impegnare la politica e i media a fornire una informativa chiara, semplice, tempestiva e trasparente, tale da rendere i cittadini sempre più consapevoli del loro futuro”.

Con l’aumento delle aspettative di vita, cresce anche il tempo di permanenza in pensione, una spesa che inevitabilmente pesa su chi ancora lavora.

E’ anche per questo che uno degli obiettivi principali del Forum Ania-Consumatori è persuadere i giovani, fin dai 25-30 anni, a risparmiare in vista della pensione, accantonando somme sulle quali sarebbe auspicabile qualche forma di esenzione fiscale da parte dello Stato, nella speranza che non sa soltanto un sogno irrealizzabile visto lo Stato spendaccione in cui viviamo.

Scarica il report di accompagnamento “Prospettive per un fisco prowelfare”

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