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Roma Città Metropolitana: Unindustria, ‘trasformare i 15 Municipi in Comuni autonomi’

Tentare la strada dell’autonomia amministrativa affiancata da maggiore responsabilità e una più efficace governance urbana, basata sulla partecipazione dei tanti attori presenti sul territorio a partire dai cittadini e le imprese. È quanto chiesto da Unindustria stamattina, in occasione dell’incontro “La Città metropolitana di Roma capitale: opportunità per uno sviluppo economico e sociale sostenibile”, presso l’Associazione Civita.

L’obiettivo, secondo l’associazione degli industriali e delle imprese laziali, è trasformare i 15 Municipi romani in Comuni autonomi nell’ambito della Città metropolitana di Roma Capitale.

Una scelta questa, “che metterà i Municipi alla pari con gli attuali 120 Comuni dell’area metropolitana” e, si legge in una nota dell’agenzia Askanews, “permetterà di conferire al sindaco della Città metropolitana di Roma poteri speciali, rendendolo un interlocutore unico ed affidabile per le realtà produttive del territorio”.

In riferimento alla Legge Delrio, si dovrebbero “favorire le unioni di Comuni che formano l’area metropolitana – nel numero di 11 aggregazioni –  a cui sarà affidata la gestione congiunta dei servizi di interesse economico generale”.

Il convegno è stata anche l’occasione per presentare lo studio che Unindustria ha commissionato all’Università di Tor Vergata e alla Luiss, nel quale è stata ipotizzata la dimensione e la governance ottimale della città metropolitana di Roma Capitale, alla luce dell’evoluzione normativa e dell’importanza che la questione ha acquisito nel contesto regionale, nazionale e, soprattutto, europeo.

Lo studio è nato nell’ambito dei lavori della Rete delle Associazioni Metropolitane di Confindustria, costituita dalle dieci associazioni territoriali delle aree metropolitane italiane, anch’esse quindi dirette interessate di questo grande processo di riforma.

Tre le linee guida principali proposte nel documento:

La riorganizzazione, pensata da Unindustria, prevede inoltre un riassetto anche del resto del territorio della Regione e delle restanti 4 province, che dovranno anch’esse organizzarsi attraverso l’unione dei loro Comuni e, con l’esercizio aggregato delle loro funzioni, dovranno essere in grado di rinforzare legami con la Capitale.

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