il racconto

Roma Capitale non digitale. Cambio residenza? Un’odissea

di Mara Mucci, responsabile PA Azione |

La trasformazione digitale di Roma Capitale è un problema ancora aperto, un punto che la politica romana non ha mai considerato importante e qualificante.

Capita, per lavoro o semplicemente per scelta, di dover spostare la propria residenza. A Roma, in barba alla cosiddetta semplificazione o alle leggi dello Stato in materia di digitalizzazione, diventa una lunga odissea. Si deve compilare un documento PDF in 9 pagine, a mano, come negli anni ’90. 

Negli ultimi tempi il cittadino si è abituato ai moduli online ed al risparmio di tempo (e carta) che questi portano. Con pochi click si apre il PDF editabile, si compila, si firma, e si invia, sempre digitalmente, via PEC o via mail. Il comune di Roma impedisce tutto questo e ti costringe a compilare a mano il modulo. 

Il comune di Roma ha predisposto un file PDF, non editabile da un computer, sostanzialmente “blidato”. Dunque l’unico modo per compilarlo è stamparlo e scrivere a mano. Poi, sempre di persona, consegnarlo agli uffici, oppure, per i pochi che conoscono i propri diritti digitali, fare una foto/scansione del documento compilato, ed inviarlo via mail allegando il proprio documento di identità. Una follia digitale.

Questo è il “modello” per dichiarare la residenza nella città di Roma. Trattasi di un PDF (un formato file di uso comune, indipendente da hardware e software sottostanti) di nove pagine, da compilare -come dicevo- a mano, ed inviare via PEC o via mail. In realtà il sito web del comune cita “inviare esclusivamente in modalità online (PEC o mail)”, salvo contraddirsi immediatamente dopo, aggiungendo l’invio per posta raccomandata o consegna a mano. Nove pagine di dati, di cui una larga parte inutile, se fosse previsto l’accesso tramite SPID, o se si dialogasse con altre banche dati.  

Oltre alla versione modulo PDF, per una maggiore usabilità il comune potrebbe usare una interfaccia web (ancora più usabile per l’utente), collegandosi all’anagrafe nazionale della popolazione residente (nazionale o per residenti all’estero), onde evitare di chiederti dati a cui potrebbe benissimo risalire. 

Niente di tutto questo. Per gli stranieri poi, nessuna indicazione multilingue.

Concludendo, la procedura scelta dal comune (il fatidico modulo PDF/a) non soddisfa i criteri di accessibilità stabiliti dalla legge.

Un portale istituzionale privo di qualsiasi visione innovativa, non adeguato alle esigenze di cittadini e imprese; un portale che è semplicemente un contenitore più o meno organizzato di moduli cartacei; un portale che, nella sua inadeguatezza, denuncia la volontà di proteggere a tutti i costi uno status quo arretrato e ormai insostenibile.

La trasformazione digitale di Roma Capitale è un problema ancora aperto, un punto che la politica romana non ha mai considerato importante e qualificante.

Per approfondire:

Lettera aperta al Sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri