I dati

Rinnovabili, senza efficienza energetica CO2 ancora troppo alta. Italia terza nell’UE per emissioni

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Riduzione CO2 troppo lieve: ha smesso di crescere, ma non diminuisce. E’ boom rinnovabili, ma serve più efficienza energetica: “grazie ad essa potremmo avere un taglio CO2 del 30% a fine anno”. Da noi il 10% delle emissioni nell’UE.

L’anidride carbonica presenta nell’aria diminuisce di anno in anno, ma il trend è lento. In Europa il taglio delle emissioni di CO2 nel 2016 è stato dello 0,4% rispetto all’anno precedente. A livello mondiale le emissioni sono sostanzialmente rimaste stabili nell’ultimo triennio, con piccoli aumenti nell’ordine dello 0,2% nel 2016 e dello 0,7% nel 2015 (una diminuzione costante, per quanto lieve).

La Cina ha registrato un calo di CO2 emessa nell’aria dello 0,5% e gli Stati Uniti dell’1,7% durante l’anno passato, quando il disaccoppiamento tra emissioni e PIL è stato di circa il 3%. Un dato positivo, perché indica che l’inquinamento non cresce al crescere della produttività economica.

L’obiettivo è ridurre tali emissioni, che al momento hanno solo smesso di crescere. Per far questo c’è bisogno di una quota crescente di fonti energetiche rinnovabili e un miglioramento dell’efficienza energetica.

Nel 2016, a livello globale, la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha marcato una crescita esponenziale in termini di volumi: +215 terawattora, con Cina e Germania ai primi posti nella crescita. Ma questo non basta, perché “le emissioni di anidride carbonica sono rimaste più o meno stabili”, ha commentato Alessio Cristofari, Direttore dello Sviluppo Business di Avvenia.

Le fonti rinnovabili, siano esse il sole, il vento, il mare o il calore della terra, risultano inesauribili, pulite e più sicure rispetto ai combustibili fossili o a quelli nucleari. Ma incrementare il ricorso alle rinnovabili è come continuare a mettere acqua in un secchio bucato. L’efficientamento energetico consente invece di tappare il secchio bucato per poi metterci dentro l’acqua”, ha aggiunto Cristofari.

A livello globale, secondo Avvenia, l’energia eolica è cresciuta del 18% ed il 54% dell’elettricità da energie rinnovabili arriva proprio dal vento, con la Germania che si colloca al primo posto; l’energia solare è cresciuta del 33%, con Cina, Stati Uniti e Giappone che si collocano ai primi tre posti; e l’energia elettrica da geotermia è cresciuta del 7%, con il Kenya che ottiene da fonti geotermiche il 48% del suo fabbisogno, mentre a livello globale queste fonti rappresentano appena lo 0,3% dell’energia prodotta.

Ma è solo “grazie all’efficienza energetica che potremmo avere entro la fine del 2017 una riduzione delle emissioni del 30%”, si legge in una nota dell’azienda.

In Italia, solo il 14% della domanda di energia elettrica nazionale è stato coperto da fonti rinnovabili nell’ultimo anno. Il maggior contributo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti è stato invece dato dai progetti di efficientamento energetico e quindi dalla diminuzione dei consumi.

Secondo le stime Avvenia, “nel 2017 il risparmio di energia primaria supererà le 4,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio”, con la Lombardia, la Puglia, l’Emilia Romagna, il Veneto ed il Lazio che si confermeranno essere le regioni più virtuose.

L’Italia è comunque al terzo posto in Europa per emissioni di CO2, con il 10,1%, dietro a Germania (22,9%) e Gran Bretagna (11,7%), precedendo di poco la Francia (9,8%).

Nei giorni scorsi è stato presentato il nuovo Rapporto Deloitte, “Verso il 2050 – un modello energetico sostenibile per l’Italia. Secondo quanto riportato nel documento, l’Italia dovrà presentare al 2050 un livello di emissioni di CO2 compreso tra 26 e 104 MtCO2eq.

Per fare questo, occorrerà spingere soprattutto sui settori trasporti, generazione elettrica, industria e residenziale, risultati essere i comparti che più emettono CO2 in relazione al consumo energetico (rispettivamente 105, 90, 49 e 46 MtCO2).

L’efficienza energetica nell’industria consentirà un risparmio in termini di emissioni di CO2 compreso tra il 20 e l’80% per quanto riguarda i processi elettrici e tra il 20 e il 40% per quelli termici.