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Rinnovabili, ok dall’UE a 5,4 miliardi di aiuti all’Italia

La decarbonizzazione dell’economia, lo sappiamo ormai bene, tutti quanti, passa anche per la promozione, la diffusione e l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. L’energia pulita che possiamo sfruttare dal sole, dall’acqua, dal vento e da altre fonti considerate “rinnovabili”, quindi “non finite” (a differenza dei combustibili fossili come petrolio e gas naturale, che stanno andando verso un progressivo esaurimento), è quella scelta dall’Unione europea e praticamente da tutti o quasi i grandi Paesi del mondo per affrontare sfide di portata epocale, come il crescente inquinamento ambientale, il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale.
L’energia pulita non solo ci aiuta a migliorare la qualità della nostra vita e quella dell’ambiente in cui viviamo, ma crea opportunità di business per le imprese e nuovi fondamentali posti di lavoro.

Oggi la Commissione europea ha approvato una misura a sostegno al settore delle rinnovabili e della clean energy in generale: “Si tratta di una nuova misura di aiuto a sostegno della produzione italiana di energia elettrica da fonti rinnovabili, quali l’eolico terrestre, il solare fotovoltaico, l’idroelettrico e i gas residuati dai processi di depurazione. Con una dotazione totale stimata di 5,4 miliardi di euro e una durata fino al 2021, il regime aiuterà l’Italia a realizzare i suoi obiettivi sul fronte delle energie rinnovabili”.
Un maggior utilizzo di energie rinnovabili nella produzione di energia è essenziale per il futuro del nostro pianeta e dell’ambiente. Il regime da 5,4 miliardi di euro aumenterà il livello della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia. Questo è in linea con gli obiettivi ambientali dell’UE e con le nostre norme comuni in materia di aiuti di Stato”, ha dichiarato Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza.

Previsto anche un meccanismo di recupero: “se in futuro il prezzo di mercato dovesse superare il costo medio di produzione per ciascuna tecnologia di rinnovabili, gli impianti selezionati non riceverebbero più il premio e dovrebbero invece restituire alle autorità italiane le entrate supplementari”.
Il sostegno dello Stato si limita così allo stretto necessario.
Per i grandi progetti di oltre 1 megawatt, si legge nella nota della Commissione, “il premio sarà fissato mediante una procedura di gara competitiva aperta a tutti i tipi di impianti, indipendentemente dalla tecnologia di rinnovabili utilizzata”.
I progetti più piccoli sono scelti in base a una combinazione di criteri ambientali ed economici.

Una misura, ci tengono a sottolineare dalla Commissione europea, che non viola la disciplina in materia di aiuti di Stato, perché ha un “effetto di incentivazione”, “in quanto il prezzo di mercato non copre interamente i costi di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili”; e che risulta “proporzionata e limitata” allo stretto necessario, dato che copre solo la differenza negativa tra il prezzo di mercato dell’energia elettrica e i costi di produzione.
C’è da ricordare che la direttiva Rinnovabili ha fissato per queste fonti energetiche pulite l’obiettivo vincolante del 32%, che l’Unione nel suo insieme deve raggiungere entro il 2030.

Come anticipato, energia pulita generata da fonti rinnovabili non solo fa bene all’ambiente in cui viviamo e migliora la nostra vita, soprattutto in città, ma offre anche rilevanti occasioni di business per le imprese e quindi posti di lavoro.
Secondo il nuovo “Renewable Energy and Jobs – Annual Review 2019” diffuso da Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, gli impiegati nel settore clean energy sono stati oltre 11 milioni in tutto il mondo a fine 2018, contro i 10,3 milioni della precedente rilevazione (2017).
Circa 3,6 milioni nel solare e nel fotovoltaico, più di 2 milioni nell’industria dei biofuel, la stessa cifra nell’idroelettrico, 1,16 milioni nell’eolico.

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