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Rinnovabili, l’Italia investe quattro volte di più all’estero che sul territorio nazionale

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Dopo il boom degli anni scorsi, i cambi nelle politiche energetiche italiane hanno di fatto un po’ fermato gli investimenti nel nostro Paese, che nel 2016 sono stati pari a 1,1 miliardi. Oltre 4,6 miliardi gli investimenti italiani all’estero.

Tra nuovi impianti e acquisizioni nel settore delle rinnovabili, l’Italia ha investito nel mondo circa 4,6 miliardi di euro nel 2016. Sul territorio nazionale appena 1,1 miliardi. “Gli investimenti italiani oltre confine sono un trend consolidato – si legge in una nota Althesys sui nuovi dati relativi alle fonti energetiche rinnovabili (Fer) – circa un terzo delle operazioni censite ha interessato l’estero (33%), per una potenza complessiva di 4,9 GW (il 72% del totale) ed un valore stimato in 4,6 miliardi di euro”.

Il totale della somma investita nel settore è 5,7 miliardi di euro, tra mercati esteri e mercato nazionale. Guardando a quanto accade in casa nostra, l’anno passato sono state registrate 28 operazioni, sia finanziarie che di crescita nel core business: “Tali operazioni hanno coinvolto complessivamente 1,13 GW di potenza e oltre 1,1 miliardi di euro”, ha spiegato all’Adnkronos Alessandro Marangoni, Chief Executive Officer di Althesys.

Tra i player internazionali 12 sono investitori finanziari, 5 operatori il cui core business riguarda unicamente le fonti rinnovabili, 5 operatori tecnologici (fornitori di soluzioni tecnologiche) e un produttore e distributore di energia elettrica attivo in Europa”.

Gli investimenti si rivolgono soprattutto all’estero – ha commentato il ceo – perché, dopo il boom degli anni scorsi, i cambi nelle politiche energetiche italiane hanno di fatto un po’ fermato gli investimenti nel nostro Paese. Sostanzialmente gli investitori esteri in Italia arrivano per comprare impianti esistenti piuttosto che costruirne di nuovi”.

La fonte dove si concentrano le maggiori risorse finanziarie è il vento: “L’eolico è l’indiscusso protagonista con 837 MW (74% della potenza totale) e 630 milioni di euro (57% del valore economico complessivo), le operazioni che hanno riguardato questa fonte sono state principalmente acquisizioni/partecipazioni societarie e accordi di fornitura”.

Ulteriori operazioni di M&A, (merger&acquisition, cioè operazioni di fusione e acquisizione di società), secondo lo studio, hanno coinvolto il fotovoltaico (265 MW e 425 milioni di euro) e l’idroelettrico con 31 MW e 55 milioni di euro, la geotermia (fornitura tecnologica) e l’efficienza energetica (efficientamento edilizio).

Investimenti che però non riguardano nuovi impianti e nuove infrastrutture, ad esempio “il grosso degli investimenti esteri in Italia sono l’acquisizione di impianti già esistenti”.

Partendo dagli investimenti esteri in Italia, si nota come il trend sia guidato principalmente dalle operazioni di finanza straordinaria, con acquisizioni e fusioni all’86%.

Solo parzialmente da accordi/forniture tecnologiche (11%), mentre le operazioni di crescita nel core business rappresentano solo il 3%.

Questi indicatori – ha precisato Marangoni – sono segnali di un mercato secondario legato alle rinnovabili molto attivo nel nostro Paese, tuttavia allo stesso tempo indicano una certa riluttanza dei player esteri a investire in nuovi impianti e nuovi progetti”.

Se gli investimenti nelle rinnovabili nel mondo stanno crescendo e continueranno a crescere in maniera significativa nei prossimi anni, si legge nella nota pubblicata dall’agenzia Adnkronos, “le imprese italiane, dopo lo sviluppo fatto nel mercato domestico anche grazie agli incentivi, hanno sviluppato capacità e competenze che oggi permettono loro di esser competitive e andare a fare investimenti all’estero”.