Rapporto Irex 2017

Rinnovabili. L’Italia ha investito 7 miliardi nel 2016, ma tre quarti finiscono all’estero

di |

Imprese italiane tra i leader europei, le acquisizioni sorpassano i nuovi impianti. II settore si consolida e il peso dei primi 10 investitori finanziari cresce del 50% in quattro anni.

Presentato l’Irex annnual Report 2017, “L’industria elettrica italiana: rinnovabili, mercato e nuovi scenari”. Un documento realizzato dai ricercatori di Althesys, coordinati dal professor Alessandro Marangoni, e dedicato agli investimenti effettuati durante l’anno passato in fonti energetiche rinnovabili (Fer) nel nostro Paese.

Dunque, l’anno scorso in Italia sono stati investiti 7,2 miliardi di euro (-27% sul 2015) per 6,8 GW (+11% sul 2015), destinati però per la maggior parte all’estero. Da noi, infatti, la quota più rilevante nel settore Fer è costituita dalle acquisizioni, che superano per la prima volta i nuovi impianti e progetti, rispettivamente il 39% contro il 35%.

Come ha spiegato Marangoni nella sua presentazione, “Il peso delle acquisizioni quadruplica e calano anche se di poco i nuovi impianti”. “Di contro, la quota di operazioni M&A passa dal 35% del 2008 al 53% del 2016”.

In termini di competitività si registra un consolidamento del settore. I “10 top player” italiani si rafforzano per potenza, col 32% delle operazioni, che coprono il 72% della capacità e il 74% degli investimenti. Un terzo delle operazioni sono all’estero, per 4,9 GW (72% del totale) e 4,6 miliardi di euro di investimenti.

Nel 2016 i primi dieci operatori del fotovoltaico valgono 1,7 GW di potenza installata (era 1 GW nel 2013), con quasi 400 MW passati di mano nell’ultimo anno”, ha precisato Marangoni.

Dall’altro, mutano i fuel mix e i business model delle maggiori utility europee, che investono sempre più fuori dall’Europa. Il 30% delle 20 maggiori utility europee nel 2016 ha almeno il 50% della potenza installata di rinnovabili. Sono loro, insieme alla digitalizzazione del sistema elettrico, il motore di questo

cambiamento, che toccherà sempre più il funzionamento dei mercati, le infrastrutture e i consumatori”.

In termini di rinnovamento delle infrastrutture, si porta l’esempio degli impianti eolici, dove la sostituzione di quelli più anziani, pari a 3,5 GW, con tecnologie di ultima generazione, permetterebbe di ottenere un aumento netto di potenza di 4,5 GW.

Ma il rinnovamento, da solo, non è sufficiente, ha ricordato Marangoni, “è necessario dare ulteriore impulso alle nuove installazioni, partendo dalle tecnologie oggi più competitive. Per l’eolico gli scenari ipotizzano di portare l’installato a 20 GW al 2030 (inclusi i rinnovamenti), ad eccezione del caso 33% di efficienza energetica, dove la potenza eolica è stimata in 18 GW al 2030”.

Il Rapporto, inoltre, presenta un articolato bilancio di costi e benefici delle rinnovabili, con un’ampia rassegna dei verticali più rilevanti per l’economia della sostenibilità, tra cui: la mappatura degli investimenti “utility scale” italiani, sia di crescita interna che esterna; l’analisi delle strategie dei principali player e dell’evoluzione del settore; il finanziamento degli investimenti; lo stato e le prospettive delle filiere italiane, dal fotovoltaico al solare termodinamico, dal termico all’eolico, dalle biomasse alla geotermia, etc.; gli economics delle rinnovabili; il bilancio costi-benefici delle rinnovabili; i nuovi focus delle politiche energetiche e dell’efficienza; gli effetti delle rinnovabili sul sistema Italia.