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Rinnovabili: 1.400 domande per solare ed eolico nel 2021, ma c’è il muro della burocrazia

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Burocrazia strozza futuro

Ci vogliono fino a sette anni di attesa per veder realizzato un impianto eolico o solare nel nostro Paese. Questa la realtà italiana, ben lontana da quella europea, dove le fonti energetiche rinnovabili sono una concreta risposta alla necessità di decarbonizzare e alla crescente richiesta di energia da parte di industria, imprese e consumatori.

I tempi medi per ottenere un’autorizzazione per dare il via ai lavori di un impianto solare ed eolico sono di 5 anni. Il confronto con la normativa relativa a queste operazioni è imbarazzante: previsti al massimo 6 mesi di attesa.

In realtà 5 anni è il tempo medio di attesa per un “sì”, poi magari ce ne vorranno altri due più o meno per la costruzione finale dell’impianto, che nel frattempo, potrebbe anche essere un modello considerato ‘vecchio’, visti i tempi rapidi dell’innovazione tecnologica e della ricerca.

Il nuovo Rapporto “Scacco matto alle fonti rinnovabili

Questo lo scenario preoccupante e allo stesso tempo inaccettabile che ci restituisce il nuovo Rapporto di Legambiente “Scacco matto alle fonti rinnovabili, di cui si parla sulle pagine di Green&Blu di La Repubblica, in cui si spiegano i motivi di questi incredibili e dannosi ritardi, illustrando anche gli ultimi dati relativi alle domande pervenute a Terna, il gestore della rete di trasmissione nazionale italiana con 74.723 km di linee elettriche in alta tensione.

In Italia, da gennaio a ottobre 2021, sono pervenute al gestore 1439 nuove domande di connessione alla rete nazionale, 947 per gli impianti fotovoltaici e 465 per quelli eolici. Il problema è che se anche venissero tutte autorizzate, poi arriva il muro di gomma della burocrazia e non solo.

Terna, si legge nell’articolo sul quotidiano nazionale, ha già dato parere positivo all’allaccio alla rete elettrica di gran parte dei progetti presentati: via libera per l’85% degli impianti onshore e per il 75% di quelli offshore.

Il problema è nell’iter successivo, nella seconda parte del cammino, che è piena di insidie, secondo quanto riportato dal Rapporto: “A mettere sotto scacco matto le rinnovabili sono normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni. E, la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie”.

Ci servono 80 GW per la transizione energetica e 150 GW aspettano di partire

Oggi in Italia il fabbisogno energetico è soddisfatto per il 38% dalle fonti energetiche rinnovabili. Le imprese che vogliono investire in questo settore ci sono e se non fosse per questo genere di impedimenti continuerebbero a farlo, magari in misura maggiore.

Dal 2018 ad oggi, le domande di connessione alla rete elettrica nazionale da parte di impianti eolici e solari è aumentata di quasi il +300%.

A fine ottobre 2021 sono pervenute richieste in tal senso pari a 130 GW su terra ferma e altri 23 GW circa dal mare. Nel complesso 150 GW di progetti pronti a partire, quando all’Italia ne basterebbero 80 GW di rinnovabili per centrare l’obiettivo fissato dalla transizione energetica per il 2030.

Basta davvero poco per cambiare in meglio il nostro presente e quindi il futuro, ma bisogna avere il coraggio e la volontà di prendere le decisioni giuste, e per fare questo dobbiamo necessariamente mettere le mani nel gran pasticcio della burocrazia italiana e nei suoi intrecci normativi.

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