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Rigenerazione urbana, ok dalla Camera ad ulteriori 900 milioni di euro fino al 2026 (40% al Sud)

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Approvata la mozione di maggioranza per un ulteriore stanziamento 900 milioni di euro da destinarsi a progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione ed esclusione sociale, al fine di supportare l'inclusione soprattutto giovanile, nonché favorire la riduzione anche del degrado ambientale.

Il testo della mozione

La Camera dei Deputati approva oggi la mozione di maggioranza relativa alle nuove risorse per sostenere i progetti di rigenerazione urbana nei Comuni italiani con più di 15 mila abitanti: “La rigenerazione urbana rappresenta la vera grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile di tutto il territorio nazionale, in special modo per i piccoli e piccolissimi centri storici e borghi del nostro Paese”.

Accolta di fatto la richiesta avanzata da Massimiliano Fedriga (Presidente dalla Conferenza delle regioni), Antonio Decaro (Presidente Anci) e da Michele De Pascale (Presidente Upi), che chiedevano ulteriori 905 milioni di euro fino al 2026.

Si tratta di fondi che andranno ad aggiungersi ai 3,4 miliardi di euro già stanziati dalla Legge di Bilancio 2020, che sono da destinarsi a 483 Comuni titolari di 1.784 opere complessive selezionate per usufruire delle coperture statali.

Il voto di oggi (379 voti a favore e 12 contrari) va ad approvare il documento sul quale il Governo aveva già espresso parere favorevole e che assicura alle regioni del Sud almeno il 40% delle risorse stanziate.

Centralità della rigenerazione urbana

Questo perché, come spiegato in una nota, bisogna garantire sempre il finanziamento di tutti i progetti cantierabili in grado di favorire uno sviluppo sostenibile a livello ambientale ed inclusivo a livello sociale, andando incontro alle esigenze dei territori.

Le risorse dovranno inoltre essere distribuite in maniera equilibrata e razionale e come riportato da Radiocor del Sole 24 Ore: “Il Governo è quindi impegnato a valutare l’opportunità di garantire sempre, per i futuri progetti ammissibili e non finanziabili fino al 2026, il reperimento delle necessarie risorse”.

Questo, “tenendo conto delle intese raggiunte tra la Conferenza delle Regioni, Anci e Upi e ad adottare iniziative, nell’ambito dell’ulteriore Dpcm per la definizione dei criteri di riparto delle risorse riferite al periodo 2027-2034, volte a migliorare ed integrare l’indice di vulnerabilità sociale e materiale per la ripartizione tra gli enti locali di ulteriori contributi previsti dai successivi bandi, con parametri territorialmente idonei a garantire un’equilibrata distribuzione territoriale dell’intero Paese, ferma restando la quota minima del 40% per il Mezzogiorno”.

Un modo per contrastare i diffusi fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, prendendosi cura degli spazi cittadini.