Analisi

Riforma Ue Tlc, sulle nuove regole pesa la frammentazione della industry

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L’accordo raggiunto a Bruxelles sul nuovo quadro di regole per le Tlc non convince le telco tradizionali alle prese con ingenti investimenti per nuove reti in fibra e 5G.

Sul mercato europeo delle telecomunicazioni pesa un’atavica frammentazione, che si riflette nelle nuove regole per il settore fissate dall’Unione Europea nel Codice delle comunicazioni elettroniche approvato ieri da Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. Dopo due anni di negoziati, Bruxelles ha partorito così il nuovo quadro regolatorio delle telecom, che premia gli investimenti in fibra (full fibre) e in 5G ma non soddisfa gli operatori tradizionali (ex incumbent e verticalmente integrati), come Deutsche Telekom, Vodafone o Telefonica, che chiedevano a Bruxelles uno sforzo maggiore per la promozione di investimenti in nuove reti ultraveloci.

Secondo un’analisi della Reuters, in Europa anche nel settore telecom, come in diversi altri settori, si manifesta la ritrosia degli stati membri a muoversi all’unisono e a sottostare ad un quadro armonico di regole. In altre parole, gli stati non sono propensi a rinunciare a cuor leggero al controllo di determinati ambiti. Basti pensare all’unione bancaria o fiscale. Nel caso specifico delle Tlc, gli Stati nazionali non vogliono rinunciare al controllo delle frequenze radio, bene scarso e molto prezioso su cui si fonda lo sviluppo futuro del 5G, in concomitanza con la diffusione della fibra.

Le due principali novità del nuovo codice europeo riguardano la cosiddetta “soft regulation” riservata al modello di operatore wholesale only, come OpenFiber in Italia, e il nuovo tetto di 19 centesimi fissato per le chiamate all’estero all’interno della Ue, una bella sforbiciata a fronte della media di 60 centesimi calcolata nel 2016 dall’associazione francese dei consumatori Beuc. Un ulteriore taglio dei ricavi per le telco, dopo l’azzeramento del roaming entrato in vigore un anno fa. Un nuovo tetto che favorisce i consumatori ma che nel contempo taglia ulteriormente i ricavi del settore.

Occhio di riguardo per i consumatori, meno per la industry, anche se in futuro chi potrebbe pagarne le conseguenze, almeno dal punto di vista della qualità dei servizi, potrebbero essere in primo luogo i clienti finali.

Le nuove regole a favore dei co-investimenti contenute nel nuovo Codice Ue sono un primo passo, che però non ha convinto gli operatori perché lo considerano un ulteriore aggravio regolatorio. Invece di semplificare le regole, secondo le telco, la Ue le ha appesantite.

Gli incumbent e i maggiori operatori europei, tramite le associazioni Etno e Gsma, che escono sconfitte dal confronto sulle nuove regole europee, hanno protestato il loro disappunto. Tanto più che la richiesta di allungare a 25 anni i tempi di concessione delle licenze per l’utilizzo delle frequenze è stata bocciata dalla ue, che ha fissato un tetto massimo di 20 anni. Una decisione che non semplifica la vita agli operatori europei, soprattutto in vista degli investimenti all’orizzonte per la realizzazione delle nuove reti 5G, che secondo la Commissione Ue costerà complessivamente circa 60 miliardi di euro in Europa.

Convincere gli investitori a spendere miliardi per il nuovo standard wireless sarà un po’ più difficile, anche perché sul ritorno dei nuovi servizi 5G c’è ancora molta prudenza.

La frammentazione del mercato europeo delle Tlc pesa sulla corsa globale al 5G. Nessuno dei maggiori operatori del Vecchio Continente ha una scala paragonabile ai principali player globali. China Mobile e Verizon, ad esempio, sono tre volte più grandi di Deutsche Telekom.

D’altra parte, delle politiche che potrebbero realmente contribuire alla creazione di un vero Digital Single Market europeo sono impensabili, secondo la Reuters, visto che gli stati non vogliono rinunciare a fette di sovranità che portano peraltro ricavi nelle casse dell’erario. I regolatori europei potranno pure dire che le dimensioni delle imprese non sono strettamente collegati agli investimenti, ma intanto negli Usa Sprint e T-Mobile hanno deciso di fondersi per unire le forze sul 5G.