Affondo dei sindacati

Riforma Rai, Usigrai e FNSI all’attacco: ‘Il peso della politica resta troppo forte’

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Strappo con la politica, modello BBC e apertura della Rai alla società civile. E’ quello che chiedono Usigrai e FNSI che saranno ascoltati domani in Senato sulla riforma della tv pubblica. Oggi è toccato a Gubitosi.

Procedono le audizioni sulla riforma Rai al Senato. Oggi è stata la volta del direttore generale della tv pubblica, Luigi Gubitosi, e domani verranno sentiti sempre in Commissione Comunicazioni i appresentanti di FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e del sindacato dei giornalisti Rai Usigrai che hanno già anticipato la loro visione.

La riforma Rai rischia di essere affossata al Senato e anche se i più ottimisti ritengono che entro metà giugno sarà chiuso l’iter a Palazzo Madama con passaggio a Montecitorio, il premier Renzi ha rilanciato, avvertendo che “se non ci sarà la riforma, faremo le nomine con la Legge Gasparri”, escludendo però il ricorso al voto di fiducia.

Dopo l’attacco frontale del presidente Anna Maria Tarantola, del presidente della Vigilanza Roberto Fico e della Cgil, oggi anche Gubitosi non ha usato mezzi termini.

 

Luigi Gubitosi: ‘Decidere se Rai deve essere come Eni o come Asl’

Per il Dg, “L’attuale quadro giuridico non è adeguato ad gestione efficiente. Occorre un quadro giudico che contempli la tutela dell’interesse pubblico ed una efficiente gestione, che elimini i vincoli che impediscono un’azione efficace”.

“La Rai è una società che dovrà organizzarsi intorno al suo core business con una guida competente ed autorevole”, ha proseguito, spiegando che “va messa nelle condizioni di competere con concorrenti” anche internazionali. Per questo Gubitosi ha spiegato che bisogna decidere se si vuole fare della Rai un’azienda simile a “Eni o Enel o a una Asl e sapete come la penso…”.

Sulla riforma del canone, Gubitosi ha dichiarato: “Sicuramente la legge attuale che parla di televisore è superata dall’esistenza di molti device. Supererei il concetto di possesso del televisore. Decidere se collegare il pagamento alla bolletta elettrica non spetta a me. Mi sembra ragionevole ma bisogna partire per tempo, direi già da dopo l’estate”.

Il ddl del governo Renzi si prepara domani a un nuovo affondo. Anche da FNSI e Usigrai hanno usato parole dure nei confronti delle nuove norme che ridisegnano la governance della tv pubblica.

A non convincere sono i nuovi criteri di nomina dei vertici della Tv pubblica che non assicurerebbero quel tanto decantato ‘strappo’ tra partiti politici e Rai.

Questione sulla quale i sindacati dei giornalisti sono compatti.

Vittorio Di Trapani (Usigrai): ‘Nessuna rottamazione dei partiti’

Parlando a Venezia a un convegno sulla Rai, il segretario Usigrai Vittorio Di Trapani ha dichiarato: “Da subito, abbiamo detto che la riforma, così com’è stata prospettata, non va nella giusta direzione, perché ci aspettavamo sinceramente la rottamazione di partiti e governi dal controllo Rai, cosa che invece viene rafforzata. Il superamento della legge Gasparri è indispensabile, ma va fatto nella giusta direzione”.

Santo Della Volpe (FNSI): ‘Vogliamo il modello BBC’

Sulla stessa linea anche Santo Della Volpe, presidente FNSI, secondo il quale “la riforma deve aprire la Rai ai rapporti e alla partecipazione con la società civile che vive, con i cittadini, con il mondo politico e associativo in generale, sul modello della BBC inglese, non chiuderla al proprio interno: deve essere una riforma inclusiva”.

“La proposta di riforma – ha aggiunto – deve comunque essere migliorata e facciamo quindi appello al Parlamento, perché si apra ai miglioramenti e ai suggerimenti provenienti dal mondo giornalistico e della società civile”.

Raffaele Lo Russo (FNSI): ‘Governance condizionata da politica e Governo’

“La riforma della Rai così com’è stata annunciata – ha ribadito Raffaele Lo Russo, segretario FNSI – non mostra sui meccanismi di governance alcuna discontinuità con il passato o con il presente, in quanto la gestione del servizio pubblico resta fortemente condizionata dalla politica e dall’esecutivo in generale, né si può pensare che aver previsto un rappresentante dei lavoratori nel consiglio d’amministrazione aziendale possa risolvere tutti i problemi”. Per Lo Russo, “bisogna ripartire dal concetto stesso di servizio pubblico, dalla necessità di fare un’informazione al servizio dei cittadini e dei territori, quindi anche delle periferie dimenticate, campo nel quale la Rai rappresenta un unicum organizzativo in Italia. Il tutto va poi inquadrato nel discorso più generale della regolamentazione del conflitto di interessi e delle norme antitrust di stampo europeo”.