Pro e contro

Riforma Rai, Giacomelli: ‘Stop alla negoziazione tra politica e azienda’

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Per il Sottosegretario Giacomelli, con la riforma della governance Rai si metterà fine ‘alla quotidiana negoziazione tra la politica e l’azienda’.

Si torna a parlare di riforma Rai. A riprendere la parola su questo controverso decreto, che rischia un ulteriore slittamento (alcuni sostengono addirittura a dopo l’estate, ndr) anche per via di tensioni esplose all’interno del Pd, è il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli in occasione di un evento a Milano.

La riforma della governance Rai, indica Giacomelli, permetterà all’amministratore delegato “di decidere senza negoziare, così si mette fine alla quotidiana negoziazione tra la politica e l’azienda“.

Oggi invece, se il direttore generale “vuole nominare un direttore di un tg deve negoziare con il Cda”, che – secondo Giacomelli – è una sorta di “Parlamentino“, per cui “deve accontentare altri tre vicedirettori”.

E’ questo, secondo il Sottosegretario, “il cuore della riforma” del servizio pubblico studiata dal governo che “in queste ore inizierà l’iter in Parlamento”.

Parlando ad un convegno dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria a Milano, Giacomelli ricorda che la riforma Rai riguarda la governance di viale Mazzini ma anche “la sua mission“.

Per il Sottosegretario bisogna che “la Rai giochi un ruolo importante per tutto il comparto della creatività” italiana perché “il tema – dice – non è più il rapporto tra Rai e Mediaset, ma come il sistema-Italia riesce a stare sul mercato internazionale”.

Giacomelli spiega che “la Rai non deve essere competitor dei privati, ma traino del sistema-Paese”, riuscendo a esportare all’estero prodotti culturali come, ad esempio, film e fiction.

 

Il plauso di Gubitosi

E la riforma Rai del governo si prende anche il plauso del direttore generale della Tv pubblica, Luigi Gubitosi.

Il Dg nell’ambito dell’evento al Largo Argentina a Roma per la presentazione del libro ‘Tv e culture. Milano, Italia, Europa’ della Fondazione Paolo Grassi, ha detto di auspicare “una razionalizzazione dell’azienda, che è una Spa e per questo ha bisogno di speditezza nelle decisioni”.

Gubitosi, il cui contratto scade a giugno, al timone della Rai ha realizzato importanti progetti, dalla quotazione di RaiWay al piano di riorganizzazione dell’informazione, e adesso si attende la presentazione del bilancio venerdì 17 aprile.

Il Dg ha ribadito nell’occasione di non aver subito mai pressioni dal governo attuale e dai precedenti ha sottolineato che “non cercare riconferme aiuta a essere indipendenti”.

Quanto al passato Gubitosi ha detto: “Una delle cose di cui siamo contenti la presidente Tarantola ed io è il fatto di non aver trasmesso l’Isola dei famosi nonostante il successo che abbiamo visto ha avuto su Mediaset, perché noi siamo servizio pubblico. Noi competiamo con gli altri broadcaster per portare il pubblico a vedere qualcosa di diverso”.

 

Roberto Zaccaria su riforma Rai: ‘Il concetto dell’indipendenza è del tutto assente’

 

Ma, agli elogi di Gubitosi sul rafforzamento dei poteri del vertice aziendale contenuto nella riforma, si sono contrapposti i pareri negativi di tre costituzionalisti: Roberto Zaccaria, Fulco Lanchester e Stefano Merlini.

“Questo intervento che non chiamo riforma – ha sostenuto Zaccaria – parte da una visione retrospettiva piuttosto che avere uno sguardo sul futuro. Il concetto dell’indipendenza è del tutto assente, perché la governance è fondata su un accresciuto ruolo di partiti e governo. Nessuna rappresentanza è concessa alla società civile. La Commissione di Vigilanza appare sempre più come un inutile soprammobile. La Rai resta inoltre sotto la scure della privatizzazione: sembra un regime transitorio”.

Stefano Merlini: ‘Sono indignato’

Critico anche Merlini, che si è detto “indignato leggendo la norma che stabilisce che la Rai provveda all’adeguamento del proprio statuto entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge”. “Ha diritto la Rai alla propria autonomia o no? – si è chiesto il giurista – l’articolo 9 della Costituzione stabilisce che la Repubblica promuove la cultura ma non la gestisce direttamente. Purtroppo invece il modello della legge è quello utilizzato nelle principali istituzioni culturali”.

Fulco Lanchester: ‘La riforma è compatibile con una democrazia pluralista?’

L’altro costituzionalista Fulco Lanchester ha posto l’accento sulla fonti di nomina del Cda. Per Lanchester, con il premio di maggioranza potrebbe avvenire che i consiglieri vengano nominati tutti dalla maggioranza, oltre ai due di nomina governativa. Il problema – ha spiegato – è se questa riforma sia compatibile o meno con una democrazia pluralista.