La protesta

Riforma Rai, Fnsi e Usigrai all’attacco: ‘Si riparta dalla mission del servizio pubblico’

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E’ quello che chiedono Federazione nazionale stampa e sindacato dei giornalisti Rai che questa mattina hanno indetto una conferenza per dire ‘no’ alla riforma.

Strada sempre più in salita per la riforma Rai, in esame oggi al Senato. Sono oltre 1500 gli emendamenti presentanti dall’opposizione che non spianano certo la strada al decreto voluto dal governo sulla governance della tv pubblica.

Un testo che non ha raccolto il favore di molti. Sulle barricate Lega Nord, che ha presentato 800 emendamenti, ma anche M5S e Forza Italia.

Anche con un timing dei lavori molto serrato, è molto difficile che si riesca entro fine luglio a fare uscire il provvedimento da Palazzo Madama.

Manca inoltre ancora il parere della Commissione Bilancio del Senato.

La discussione in aula sarà lunga e faticosa per questo ddl che non sembra nato sotto una buona stella.

 

Usigrai, pronti a disertare elezione del consigliere

Stamattina il sindacato dei giornalisti Rai, Usigrai, ha fatto sentire forte la propria disapprovazione nel corso della conferenza stampa convocata con Fnsi.

Il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha detto senza mezzi termini che “All’esito del confronto valuteremo se partecipare all’elezione del consigliere scelto dai lavoratori. Crediamo alla partecipazione, ma non vogliamo essere la foglia di fico in una situazione che sancisce il controllo di Parlamento e governo”.

“Questo testo – ha aggiunto Di Trapani – non fa altro che ripercorrere le orme della Gasparri: lascia i partiti nella Rai e rafforza il ruolo del governo. E’ vero che è stata introdotta la scelta dei consiglieri tramite curricula, ma non per i due nominati dal governo, compreso l’amministratore delegato. Nessun riferimento c’è alla concessione, anzi si dice che la Rai è l’attuale concessionaria, senza dire nulla sul domani. Condividiamo l’urgenza di una riforma, ma proponiamo di utilizzare agosto per un confronto approfondito per arrivare a un testo che parta dalla mission”.

 

Raffaele Lorusso (Fnsi): ‘No a blitz estivi per la Rai’

Anche il segretario Fnsi Raffaele Lorusso non condivide questo testo: “La Rai non è materia da blitz estivi. Serve quindi un supplemento di discussione, perché non ci sono le condizioni per parlare né di uscita dei partiti dalla Rai, né di superamento della Gasparri. Crediamo che ci siano i margini per ridiscutere il testo e gettare le basi per un vero servizio pubblico”.

Presenti stamattina alla conferenza anche l’ex senatore Pd, Vincenzo Vita, che, portando l’adesione di Articolo 21 all’iniziativa, ha affermato che “con questa riforma la Rai torna ad essere sotto l’egida del governo. Serviva una riforma di sistema, non una riforma mal fatta della Rai, che porta a autoritarismo consociativo“. La senatrice di Sel, Loredana De Petris, ha invece puntato il dito sulle modalità di nomina dei direttori, con il parere in certi casi vincolante del cda, che “porta al sistema vecchio della spartizione delle direzioni dei tg”. Marco Quaranta di MoveOn Italia ha ricordato che alle 18 si terrà un sit-in delle associazioni davanti al Senato per protestare contro la riforma.

Gli emendamenti dell’opposizione

Il premier Matteo Renzi spera di riuscire a concludere i lavori prima della pausa estiva, ma questo obiettivo appare tutt’altro che scontato.

Per il rinnovo dei vertici di Viale Mazzini, già scaduti, dovrà comunque attendere l’autunno. Preso atto che l’approvazione definitiva della Camera non arriverà prima di settembre, l’unica possibilità per accelerare sarebbe quella di un decreto sul testo che sarà approvato in Senato, che appare di difficile realizzazione, nonostante l’ipotesi continui a circolare, o, nel caso in cui i tempi si allunghino a dismisura, il rinnovo con la legge Gasparri. Proprio per evitare che il testo si impantani, si è scelta la strada dell’apertura all’opposizione.

Forza Italia ha ottenuto alcune modifiche in Commissione, a partire dal presidente ‘di garanzia’ e da un maggior peso del Cda nelle nomine.

Resta il nodo della delega al governo sul riordino della normativa di settore, che Maurizio Gasparri vorrebbe veder azzerata perché lascerebbe mano libera all’esecutivo. Gli azzurri, consapevoli che sulla Rai è esclusa la fiducia, possono alzare il prezzo e per questo hanno presentato 101 emendamenti, di cui 80 a prima firma dell’ex ministro delle Comunicazioni.

 

M5S: ‘Ultimo treno per il governo’

Anche il Movimento 5 Stelle punta ad alcune modifiche. Nonostante abbia presentato ben 635 emendamenti, lo scopo dichiarato non è dilatare i tempi, ma – grazie al dialogo tra il presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico e il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli – ottenere l’ok del governo sui requisiti per essere eletti consiglieri e sulla trasparenza della gestione da parte dell’amministratore delegato.

“Questo è l’ultimo treno per il governo, può cambiare rotta ma lo faccia adesso, altrimenti sarà battaglia”, hanno rilanciato i senatori del M5s che rinnovano la richiesta al governo di aprire agli emendamenti proposti dal Movimento. “Renzi e la maggioranza dichiarano di volere una Rai indipendente dai partiti ed efficiente. Se è davvero così, allora accettino le proposte del M5S che introducono requisiti chiari per i candidati al Cda e per il futuro amministratore delegato e regole stringenti per le procedure pubbliche di selezione e per la trasparenza”.

 

Lega: ‘Non c’è stato verso di far ragionare Renzi’

Si prepara all’ostruzionismo, invece, la Lega con 800 emendamenti presentati e tutti i senatori iscritti a parlare.

Il senatore della Lega Nord Jonny Crosio, capogruppo nella Commissione trasporti e comunicazioni e componente della Commissione di vigilanza, ha riferito che “su indicazione di Salvini, tutti i colleghi hanno sottoscritto gli emendamenti, a mia prima firma, e si sono iscritti a parlare durante la discussione generale. E tutti sanno quanto siano abili a far il proprio lavoro in aula. I tempi non sono contingentati e avremo modo di far valere le nostre istanze sulla riforma”. “Quando Renzi dichiarò che voleva togliere i partiti dalla Rai – ha aggiunto Crosio -, lo stesso Salvini si era detto pronto a collaborare, come abbiamo fatto sulla riforma del codice degli appalti. Ci hanno mandato un testo che toglie i partiti e fa entrare Renzi, e non c’è stato verso di farlo ragionare. Partendo dal disegno di legge a mia prima firma, in cui la governance della Rai è ben altra cosa, vogliamo tenere la posizione e tentare di modificare un testo che si spinge ancor più in là della legge Gasparri. Per noi si perde l’occasione di fare una Rai moderna e proiettata nel futuro”.

La minoranza del Pd scettica

A complicare la situazione c’è anche la minoranza del Pd che, nonostante i tentativi di mediazione, resta dubbiosa su questa riforma e ha deciso di ripresentare gli emendamenti (una decina) già bocciati in Commissione. A questi si sono aggiunte cinque proposte di modifica firmate da Corradino Mineo e Walter Tocci, che hanno già dato battaglia sul ddl scuola.