Procede al ralenti la riforma Rai al Senato. Resta però la speranza del governo, come confermato ieri dal Premier Matteo Renzi, di rinnovare i vertici di Viale Mazzini secondo i criteri introdotti dalle nuove norme.
Si corre infatti il rischio di uno slittamento a settembre con un agguerrito M5s che ha già promesso battaglia se non ci dovesse essere dialogo parlamentare.
Potrebbe però esserci un improvviso colpo d’accelerata se il governo decidesse di mettere in standby, come sembrerebbe dalle ultime dichiarazioni, la riforma della scuola.
Se così fosse, la riforma Rai potrebbe riprendere il volo e si potrebbero accorciare i tempi senza arrivare all’autunno.
“Spero che il rinnovo del Cda Rai avvenga con la nuova legge”, ha affermato Renzi ospite della trasmissione di Bruno Vespa ‘Porta a porta’.
Una dichiarazione che rivela i dubbi del Premier sulla reale possibilità di poter rinnovare i vertici prima dell’estate.
Per far questo è, infatti, necessario che Palazzo Madama approvi il testo al massimo a inizio luglio per lasciare alla Camera almeno tre-quattro settimane per un esame spedito.
In ogni caso si tende a escludere che, se non si dovessero rispettare i tempi, si vada al rinnovo dei vertici con la vecchia legge Gasparri come ha minacciato Renzi. Più probabile che, in caso di slittamento a settembre, si scelga di attendere il via libera alla riforma mantenendo l’attuale Cda in regime di prorogatio.
Renzi ieri ha puntualizzato un altro importante aspetto di questo ddl sulla governance della Tv pubblica, sostenendo che “la riforma della Rai va fatta dando all’amministratore delegato i poteri delle altre aziende”.
“Gubitosi – ha aggiunto – ha fatto molto bene, ma occorre che ci sia meno politica al suo interno”.
A complicare poi ulteriormente il dibattito intorno alla Tv pubblica è la notizia che alcuni manager Rai, ma anche di Mediaset, La7 e di Infront, sarebbero coinvolti in un’inchiesta per un giro di tangenti che coinvolge 44 persone e anche alcuni dirigenti della Presidenza del Consiglio.
La Guardia di Finanza ha effettuato 60 perquisizioni nelle sedi delle tre emittenti televisive.
Nel mirino delle autorità presunte elargizioni dell’imprenditore David Biancifiori per ottenere assegnazioni di servizi di supporto alle produzioni tv.
La Rai ha prontamente replicato, informando con una nota che “garantisce la massima collaborazione all’autorità giudiziaria” e precisando che “l’area interessata dalle indagini è stata peraltro oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari“.
Dal canto suo La7 ha assicurato di aver “fornito alla Guardia di Finanza la documentazione richiesta”. La società che fa capo a Urbano Cairo ha anche dichiarato che “si riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale processo penale per chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti”.