Usa, riforma fiscale: i senatori repubblicani propongono un emendamento che liberera’ 300 miliardi di dollari
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – E’ passata la linea del senatore del Partito repubblicano (Gop) Paul Ryan che ha proposto un emendamento al progetto di riforma fiscale in discussione al Senato. Lo riferisce il quotidiano “New York Times”. L’emendamento, fatto proprio ora dalla maggioranza Gop, consentirebbe di abrogare una misura chiave della riforma sanitaria vigente (Affordable Care Act, Aca), conosciuta anche come Obamacare che sanziona gli individui non in possesso di un’assicurazione sanitaria. Un’operazione che rilascerebbe cosi’ risorse pari a 300 miliardi di dollari (254 miliardi di euro) in dieci anni che saranno probabilmente utilizzate per agevolazioni fiscali per la classe media. L’emendamento va nella direzione voluta dal presidente Donald Trump e sblocca per ora la situazione di stallo sull’abrogazione dell’Obamacare e sulla riforma fiscale. Quest’ultima, infatti, per essere protetta dall’ostruzionismo del Partito democratico, non puo’ superare il tetto gia’ fissato di 1,5 trilioni di dollari (1,27 trilioni di euro) al deficit federale nell’arco di dieci anni. Le risorse che si libererebbero con l’abolizione della norma dell’Obamacare consentirebbero al governo di spendere meno denaro in aiuti ai piani assicurativi sanitari.
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Spagna, Psoe e Psc escludono qualsiasi accordo con gli indipendentisti
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) e il Partito socialista di Catalogna (Psc) sono concordi nell’escludere qualsiasi accordo di governo con la Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) dopo le elezioni catalane previste per il prossimo 21 dicembre, anche nel caso in cui dovesse decidere di rinunciare all’indipendenza unilaterale. “Il Psc non riconoscera’ come presidente ne’ Junqueras ne’ Puigdemont”, ha dichiarato ieri Miquel Iceta, segretario del Psc, in linea con Pedro Sanchez del Psoe. Lo ha riferito ieri il quotidiano spagnolo “El Pais” rimarcando cosi’ una linea rossa nei possibili accordi governativi post elettorali.
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Usa, scandalo Moore: le opzioni in campo del Partito repubblicano
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Cresce il numero dei parlamentari del Partito repubblicano statunitense (Gop) che chiedono che Roy Moore, candidato repubblicano alle elezioni suppletive in Alabama il prossimo 12 dicembre, si ritiri dalla corsa. Moore e’ stato accusato da cinque donne (l’ultima ieri) di molestie sessuali. Gli episodi si riferiscono ad oltre 40 anni fa, quando le donne erano tutte minorenni. Per evitare per perdere le elezioni per aggiudicarsi un importante seggio al Senato a sostegno dell’esile maggioranza repubblicana, i senatori Gop hanno in campo varie ipotesi. E’ quanto riporta il quotidiano statunitense “New York Times”. Il nome di Moore non puo’ essere cancellato dalla scheda elettorale, essendo trascorso il termine di 76 giorni dalla data delle elezioni, le schede sono infatti state stampate e distribuite il 18 ottobre scorso. I repubblicani potrebbero schierare il candidato che ha perso le primarie contro Moore con il sistema “write-in campaign”. Gli elettori dovrebbero scrivere a mano in nome del candidato sulla scheda, ma se il sostituto di Moore, Luther Strange non dovesse vincere gli verrebbe preclusa la possibilita’ di candidarsi con il Gop per sei anni. E’ poi improbabile che il governatore Kay Ivey, che ha il potere di farlo, acconsenta a spostare la data delle elezioni con un margine cosi’ stretto. Se Moore fosse eletto i repubblicani si sono in parte gia’ espressi in favore della sua espulsione. Una procedura che richiede la maggioranza dei due terzi dei voti (66) e che e’ stata adottata l’ultima volta nel 1862. Se il Gop riuscisse ad espellere Moore, il governatore dell’Alabama potrebbe nominare un sostituto che non sia di imbarazzo all’establishment repubblicano. Le elezioni di mid-term, infatti, non sono lontane.
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Spagna, Aena lancia la piu’ grande operazione immobiliare sul territorio
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo intende approfittare della ripresa del settore immobiliare per dare il via libera a una vasta campagna da parte dell’operatore aeroportuale Aena, il primo al mondo per numero di passeggeri. Il gestore degli aeroporti pubblici sta pianificando quella che viene attualmente considerata come la piu’ grande azione di marketing territoriale in Spagna, con circa 2.000 ettari di terreno annessi agli aeroporti. Lo riferisce oggi il quotidiano spagnolo “El Mundo” che sottolinea come gli studi di Aena, autorizzati dal ministro dei Lavori pubblici, Inigo de la Serna, prevedono la commercializzazione dei terreni per la costruzione di alberghi, uffici, aree commerciali in linea con quelle gia’ esistenti nei principali aeroporti europei. Il terreno di proprieta’ della Aena che e’ stato identificato come “potenzialmente commercializzabile” e’ sette volte piu’ grande di quello interessato dall’operazione Chamartin, che comprende 311 ettari a nord di Madrid ed e’ attualmente considerato il piu’ grande piano di sviluppo urbano dell’Unione europea.
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Gran Bretagna, la Russia ha interferito nel voto sulla Brexit
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Si fa incandescente in Gran Bretagna la campagna contro la Russia, che sarebbe colpevole di aver interferito nel referendum del 2016 sul divorzio dall’Unione Europea: lo afferma il quotidiano “The Times” riportando oggi mercoledi’ 15 novembre i risultati di una ricerca condotta da esperti delle universita’ di Swansea, in Galles, e di quella californiana di Berkeley, negli Stati Uniti; risultati che confermano le accuse contro il Cremlino lanciate dal primo ministro britannico Theresa May lunedi’ scorso 13 novembre. Secondo gli esperti universitari, dunque, nelle 48 ore precedenti il voto del referendum da centinaia di migliaia di siti russi sono partiti almeno 45 mila messaggi e commenti che sono poi rimbalzati per milioni di volte sui social media: si trattava perlopiu’ di contenuti pro-Brexit, vista dalla Russia come un esito che indebolisce l’Unione Europea. Ma non mancavano neppure commenti a favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Ue: segno che l’obbiettivo della campagna di disinformazione russa era principalmente tesa a seminare confusione e discordia nell’elettorato britannico, come peraltro aveva sottolineato la stessa premier May. Sempre oggi il “Times” pubblica anche la denuncia del capo del National Cyber Security Centre (Ncsc, il centro nazionale britannico per la sicurezza informatica; ndr), Ciaran Martin, secondo cui negli ultimi tempi gli hacker al servizio del Cremlino hanno attaccato in Gran Bretagna le reti dei settori dell’energia, delle telecomunicazioni e dei media: l’obbiettivo della Russia, secondo Martin, e’ quello di “minare ed erodere l’attuale ordine internazionale. Ma noi sappiamo cosa state facendo e non ve lo permetteremo”, ha aggiunto facendo eco alle parole pronunciate lunedi’ da Theresa May; “l’Ncsc lavora attivamente con i servizi alleati, con le industrie del web e con la societa’ civile per sventare la minaccia” russa, ha assicurato il capo della sicurezza informatica. A questa massa di accuse il Cremlino non ha risposto ufficialmente, ma diverse voci negli ambienti governativi russi si sono levate per ribattere alla denuncia fatta dalla premier britannica: in particolare, come riferisce il “Times”, il vicepresidente della commissione Difesa e sicurezza del Senato russo, Frants Klintsevich, dopo aver definito le accuse britanniche come “infondate e senza prove”, si e’ preso gioco della May :”Vorrebbe essere la nuova Lady di ferro”, ha detto, “ma chiaramente non ha la statura” di Margareth Thatcher.
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Francia, Macron annuncia la riforma della politica urbana
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – La stampa francese parla del progetto di politica urbana presentato dal presidente Macron a Tourcoing, nel nord della Francia. “Non guardatela come una politica sociale, e’ una vera politica economica” ha detto il capo dell’Eliseo durante il suo discorso durato un’ora e mezza. Un piano che riguarda almeno 1514 quartieri in tutta la Francia che vedra’ la creazione una roadmap entro la fine del prossimo febbraio. Tra i punti previsti, “Les Echos” cita la mobilita’ economica e sociale, il ritorno della Repubblica nei quartieri in difficolta’ e la sicurezza. “Libe’ration” sottolinea che il capo dell’Eliseo ha voluto lanciare un messaggio: la soppressione dell’Imposta sulla fortuna va di pari passo con la ristrutturazione delle banlieue. Il quotidiano riporta le critiche ricevute dal presidente durante i suoi spostamenti di questi ultimi due giorni. In molti gli hanno ricordato alcune misure come la soppressione degli aiuti all’impiego o la soppressione dell’imposta sulla fortuna. Dal canto suo, Macron ha messo in avanti un progetto basato “sull’emancipazione” di quei territori “fracassati” dallo “choc della mondializzazione”. Il capo dell’Eliseo ha assicurato sul fatto di aver ascoltato tutti gli attori impegnati nelle politiche urbane locali per “sbloccare la mobilitazione per tutti questi.
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Francia, cominciano i primi dubbi nel partito del presidente Macron
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” parla dei “dubbi” che stanno nascendo tra le fila della Re’publique en marche, il partito del presidente Emmanuel Macron. Sabato a Lione si terra’ il primo congresso del movimento che ha portato Macron all’Eliseo, durante il quale Christophe Castaner verra’ ufficialmente nominato alla guida del partito. Un appuntamento al quale i deputati macroniani sono costretti ad andare, anche se molti preferirebbero stare a casa visto che si tratta di una pura formalita’. Nella tarda mattinata il primo ministro Edouard Philippe pronuncera’ un discorso per spiegare i futuri progetti del partito. Insieme a lui Gerald Darmanin, ministro dei conti pubblici, e Sebastien Lecornu, segretario di Stato all’ambiente. Tutti ex repubblicani esclusi dal loro partito e non ancora iscritti alla famiglia politica di Macron. Il presidente conta di rilanciare il partito dopo che un centinaio di membri ha deciso di dare le dimissioni pubblicando un duro editoriale su France Info nel quale si criticava l’atteggiamento della direzione e la scelta arbitraria di nominare Castaner alla guida. “la Re’publique en marche e’ un partito estremamente violento” ha affermato Tiphaine Beaulieu, presidente della confederazione dei Marcheurs della Repubblica, che non vuole svelare i nomi dei firmatari.
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Germania, il parere dei tedeschi in merito alla transizione energetica
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Troppo costosa, inefficiente, ingiusta? La transizione energetica e’ un tema controverso in Germania. In linea di principio, tuttavia, l’88 per cento dei tedeschi supporta la transizione verso le energie rinnovabili, a prescindere dal livello d’istruzione, dal reddito e dall’eta’. Questo e’ quanto emerge da un nuovo studio dell’Istituto del Nord Reno-Vestfalia per la ricerca economica (Rwi) e l’Istituto di ricerca della sostenibilita’ trasformativa (Ias), che e’ stato presentato ieri a Berlino. Solo l’elettorato del partito AfD (Alternativa per la Germania) e’ contrario per il 22 per cento, contro una media del 3 per cento dei sostenitori degli altri partiti. Il 16 per cento circa degli elettori ritiene la sicurezza energetica e la sua convenienza una priorita’, a prescindere dalla fonte. Due terzi degli intervistati s’e’ detto favorevole all’energia atomica, contrario appena il 15 per cento contrario. Il 63 per cento dei tedeschi s’e’ detto favorevole all’uscita dal carbone, il 23 per cento non e’ ne’ favorevole ne’ contrario e l’11 e’ nettamente contrario. Nei colloqui in corso a Berlino per la formazione del nuovo governo l’Unione di centrodestra (Cdu-Csu), l’Fdp (i Liberali) e i Verdi affermano che un tale processo deve essere “pianificabile e socialmente accettabile” e che “gli interessi delle regioni e dei dipendenti devono essere rispettati”. Questo dovrebbe essere valido soprattutto in Lusatia e nel distretto del Renania. In queste due regioni infatti il consenso all’uscita dal carbone precipita. E’ favorevole solo il 46 percento in Sassonia-Anhalt, il 44 per cento in Sassonia, 49 per cento in Brandeburgo e il 60 per cento in Nord Reno-Vestfalia. In generale, pero’, una persona su due e’ insoddisfatta della politica della Grande coalizione nell’attuazione della transizione energetica. Due terzi la ritengono troppo costosa, specie per le fasce di reddito meno agiate. E’ interessante anche l’atteggiamento dei tedeschi in merito all’energia eolica. Solo il 13 per cento e’ contrario all’eolico offshore, il 24 per cento a quello sulla terraferma. Per quanto riguarda il solare l’80 per cento si e’ detto favorevole.
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L’Italia fanalino di coda dell’economia europea
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – Societa’ come la Bmc di Bologna, specializzata nella produzione di filtri d’aria, si sta espandendo anche a livello internazionale. Quest’ultima, scrive il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, appartiene al 30 per cento delle imprese italiane con prodotti concorrenziali a livello internazionale. La zona di Bologna ha aziende in forte espansione, come la Ferrari e la Barilla, ma non sono rappresentative della situazione italiana. La terza economia della zona euro, scrive il quotidiano tedesco, resta infatti fanalino di coda della crescita europea. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede una crescita del Pil dell’1,5 per cento quest’anno. L’Italia e’ in ritardo rispetto alla Germania, alla Francia e alla Spagna. L’anno prossimo la distanza sara’ ancora maggiore: “E’ difficile immaginare che l’Italia possa superare gli altri Stati in quanto a crescita”, ha dichiarato il professore di economia Roberto Perotti dell’Universita’ Bocconi di Milano. Gli economisti segnalano, accanto a problemi cronici come l’arretratezza del Mezzogiorno, anche l’assenza di un indirizzo politico efficace: la mancanza di riforme, la burocrazia eccessiva e un apparato statale inefficiente sono un pesante fardello per l’economia del paese mediterraneo. Le prossime elezioni politiche della primavera 2018 non preannunciano una maggioranza stabile, e probabilmente ci sara’ una coalizione multipartitica: “Questo sarebbe pessimo per l’Italia”, afferma il professore. Gli esperti guardano con preoccupazione al momento in cui la Banca centrale europea (Bce) rallentera’ l’enorme acquisto di obbligazioni fin qui operata dall’italiano Mario Draghi. Nel 2016 il debito pubblico italiano ammontava al 132 per cento del Pil. L’Italia deve spendere 70 miliardi di euro all’anno per far fronte ai debiti correnti. La Bce dal marzo del 2015 ha acquistato titoli di stato italiani per un valore pari a 300 miliardi di euro. “Il programma della Bce ha portato enormi vantaggi che non abbiamo sfruttato”, ha dichiarato il professore di economia Gustavo Piga dell’Universita’ Tor Vergata di Roma. Invece di usare il denaro per l’istruzione e le infrastrutture, Roma ha emesso incentivi fiscali per le societa’ per le assunzioni e gli investimenti, ma secondo Perotti queste misure si riveleranno un fuoco di paglia. Dei 387.000 dipendenti neo-assunti lo scorso anno, il 94 per cento ha avuto contratti a tempo determinato precari. Il governo dell’ex primo ministro Matteo Renzi aveva orientato la sua riforma del mercato del lavoro per portare piu’ italiani a lavori permanenti. Dopo la crisi finanziaria l’economia italiana ha perso circa il 9 per cento del Pil. Dieci istituti bancari hanno dovuto chiudere e molti altri sono tutt’ora in crisi per i crediti deteriorati. Inoltre, il tasso di disoccupazione in Italia e’ 11,1 per cento, superiore alla media dell’area euro.
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L’Onu accusa l’Ue, e’ “inumano” l’aiuto alla Libia per intercettare i migranti
15 nov 10:57 – (Agenzia Nova) – La decisione dell’Unione Europea di affidarsi alla Libia per intercettare e bloccare il flusso di migranti diretto in Italia e’ “inumana”: lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian” riferendo le critiche espresse da Zeid Ra’ad al-Hussein, il direttore dell’Agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite. “Le sofferenze dei migranti detenuti in Libia sono un oltraggio alla coscienza dell’umanita’”, ha dichiarato l’alto funzionario Onu in un comunicato diffuso ieri martedi’ 14 novembre: “Ed e’ inumana la politica Ue di aiutare la guardia costiera libica ad intercettare i migranti nel Mediterraneo ed a riportarli a terra”, ha aggiunto. Secondo Zeid Ra’ad al Hussein, “il sistema di detenzione dei migranti in Libia e’ marcio in maniera irreparabile: la comunita’ internazionale non puo’ continuare a chiudere gli occhi davanti agli inimmaginabili orrori a cui i migranti sono sottoposti e far finta che la situazione possa cambiare migliorando le condizioni della loro detenzione”. Citando i dati forniti dal dipartimento libico per la lotta all’immigrazione illegale (Dcim), il “Guardian” ricorda che all’inizio di novembre erano 19.900 le persone rinchiuse nei centri di detenzione ufficiali, mentre erano 7 mila alla meta’ dello scorso mese di settembre: il subitaneo aumento e’ dovuto al fatto che nel frattempo il Dcim ha liberato migliaia di migranti tenuti prigionieri a Sabratha dai trafficanti di essere umani. Ma cio’ non ha affatto migliorato la situazione dei migranti, anzi: gli ispettori Onu hanno visitato quattro centri di detenzione governativi e vi hanno trovato migliaia di uomini donne e bambini in condizioni terribili, al di sotto dei livelli minimi di sopravvivenza, privati della loro dignita’ umana, brutalmente picchiati e stuprati. Le accuse di Zeid Ra’ad al Hussein sono arrivate all’indomani della riunione del cosiddetto “gruppo di contatto” sulla crisi migratoria nel Mediterraneo centrale, svoltasi lunedi’ 13 novembre a Berna in Svizzera, in cui tredici ministri di paesi Ue ed africani hanno discusso dei modi per migliorare le condizioni di vita delle persone trattenute in Libia rafforzando allo stesso tempo le capacita’ della Guardia costiera libica. Reagendo alle accuse delle Nazioni Unite, un portavoce dell’Unione Europea ha ammesso che “la situazione nei campi di detenzione in Libia e’ inaccettabile e che essi dovrebbero essere chiusi”; tuttavia ha anche ricordato come l’Ue stia dando all’Onu un sostanzioso supporto finanziario proprio perche’ vengano creati “centri di accoglienza all’altezza degli standard umanitari internazionali”. Ma questa e’ pura ipocrisia, ha ribattuto il capo dell’agenzia per i diritti umani, che sin dall’inizio aveva avvertito come gli accordi Ue-Libia avrebbero condannato una gran quantita’ di persone alla prigionia ed a subire violenze di ogni tipo: “Non possiamo restare testimoni muti di questa forma di moderna schiavitu'”, ha scandito Zeid Ra’ad al Hussein, “degli stupri e delle uccisioni commessi allo scopo di impedire a persone disperate di raggiungere le coste dell’Europa”.
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