Finestra sul mondo

Riforma della Costituzione a Cuba, Trump contro l’Fbi, Scarsi progressi sui dazi globali, Bruxelles boccia il piano Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Cuba cerca di emendare decenni di omofobia con la riforma della Costituzione

23 luglio 11:22 (Agenzia Nova) – L’Assemblea nazionale di Cuba ha discusso domenica un articolo della riforma costituzionale che apre la strada al riconoscimento del matrimonio omosessuale. Nella bozza, che e’ stata approvata oggi e che verra’ sottoposta al giudizio del popolo nelle prossime settimane, si ridefinisce il matrimonio come “unione fra due persone”, eliminando quindi la dicitura “uomo e donna”. Il via libera al testo rappresenta un importante passo in avanti in un paese gravato dal peso di decenni di discriminazioni. “Con questa proposta di riforma costituzionale, Cuba si pone fra i paesi all’avanguardia nel riconoscimento e nella tutela dei diritti umani”, ha commentato la deputata Mariela Castro, figlia dell’ex presidente Raul Castro e principale promotrice del progetto. La parlamentare, scrive oggi “El Pais”, ha spiegato che la riforma dell’articolo getta le basi per l’approvazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso in una legislazione che garantisce i diritti di tutte le famiglie. Miguel Barnet, leader dell’Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba, ha espresso “immenso orgoglio” per la possibilita’ di questo storico passo in avanti. “Stiamo inaugurando una nuova era. Questa e’ una Costituzione dialettica e moderna. E se c’e’ bisogno di rompere la tradizione, che si rompa. Ne socialismo non deve esserci alcun tipo di discriminazione fra esseri umani. Io sono a favore dell’articolo 68 della nuova Costituzione. l’amore non ha sesso”, ha dichiarato. Dello stesso avviso la deputata Yolanda Ferrer che ha difeso la diversita’ sessuale come un “diritto e non un marchio”, ricordando che lo scorso secolo i gay venivano rinchiusi nei campi di lavoro forzato.

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Usa, Trump contro Fbi e dipartimento Giustizia dopo pubblicazione documenti top-secret sul suo consigliere campagna elettorale

23 luglio 11:22 (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accusato il dipartimento di Giustizia (Doj) e il Federal Bureau of Investigation (Fbi) di aver fuorviato i tribunali durante le prime fasi dell’indagine “Russiagate”, in seguito al rilascio da parte dell’amministrazione di documenti top-secret relativi alle intercettazioni di un ex consulente della sua campagna elettorale, Page Carter. In un tweet Trump ha scritto che la sua campagna elettorale e’ stata illegalmente spiata per favorire Hillary Clinton e il Comitato nazionale democratico. I documenti desecretati spiegano i motivi per cui l’Fbi era interessata all’ex consulente della campagna, Carter Page: “L’Fbi ritiene che Page sia stata oggetto di reclutamento mirato da parte dell governo russo”. Secondo i documenti Page aveva “stabilito relazioni con funzionari del governo russo, tra cui ufficiali dei servizi segreti russi”, e aveva” collaborato e cospirato con il governo russo”. Carter Page ha negato di essere un agente dell’intelligence per la Russia. Per sostenere le accuse a Page e la sorveglianza della campagna di Trump, pero’, l’Fbi aveva presentato al dipartimento di Giustizia il noto e ormai screditato “dossier Steele” sui presunti contatti tra Trump e la Russia, che si sa essere oggi un “parto” del Partito democratico e, in parte, della stessa Fbi.

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G20, economia globale a rischio per tensioni commerciali e geopolitiche, pochi progressi su dazi

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – I ministri delle Finanze del G20 e i governatori delle banche centrali, riunitisi lo scorso fine settimana a Buenos Aires, hanno messo in guardia dai rischi delle tensioni geopolitiche e commerciali per l’economia globale e fatto appello a un maggiore dialogo. Le economie dei mercati emergenti, si legge nelle conclusioni, sono meglio preparate a sopportare gli shock esterni, ma devono ancora affrontare le sfide derivanti dalla volatilita’ dei mercati e da inversioni del flusso di capitali. Centrale e’ stato il nodo dei dazi, con gli Stati Uniti e l’Unione europea che hanno insistito sulle loro condizioni per poter avviare dei colloqui commerciali proficui. Il segretario del Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin aveva detto sabato ai giornalisti che gli Usa sono pronti a iniziare colloqui per accordi commerciali con la Cina, l’Ue e il Giappone, ma che questi ultimi dovevano prima creare un ambiente di reciprocita’ rimuovendo le tariffe, le barriere non tariffari e i sussidi che gravano sulle merci Usa. Mnuchin ha specificamente dichiarato che le societa’ statunitensi non dovrebbero essere obbligate a joint venture con societa’ cinesi per fare affari in Cina ne’ essere costrette a trasferire tecnologia. Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha risposto dicendo che l’Ue non terranno alcun colloquio con i dazi statunitensi ancora in vigore perche’ “ci rifiutiamo di negoziare con una pistola alla testa”. E se gli Stati Uniti non ritireranno la minaccia di dazi al 25per cento sulle auto importate, l’Europa non avra’ altra scelta se non quella di attuare rappresaglie, ha detto il ministro. La direttrice del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde, ha annunciato la presentazione ai ministri e ai governatori delle banche centrali un rapporto dettagliato sugli effetti delle restrizioni commerciali attualmente in discussione. Restrizioni che, ha spiegato Lagarde, “potrebbero avere un impatto pari allo 0,5 per cento del Pil globale”. In una nota preparata per i ministri del G20 l’Fmi stima che la crescita globale potrebbe raggiungere un picco del 3,9 per cento nel 2018 e 2019. La guerra commerciale in atto, tuttavia, potrebbe spingere al ribasso questo dato, avverte l’istituto finanziario.

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Spagna, il programma economico del nuovo leader del Pp Pablo Casado

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – Dopo aver battuto con il 57,2 per cento dei voti la rivale Soraya Saenz de Santamaria, Pablo Casado si e’ imposto come il nuovo presidente del Partito popolare spagnolo (Pp) e candidato alle prossime elezioni politiche. Fra le sue principali proposte economiche, scrive il quotidiano “Expansion”, risaltano la diminuzione dell’Irpef e delle imposte sulle societa’ e l’eliminazione delle tasse sul patrimonio, sulle donazioni e sulle successioni. In particolare, il nuovo leader della formazione di centrodestra vorrebbe portare dal 45 al 40 per cento l’Irpef, una misura di stampo liberale che mira a ridurre la pressione fiscale dello Stato e a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e di investimenti. Sulla stessa linea si colloca anche il taglio delle imposte sulle societa’ dal 25 al 10 per cento. Con tale riforma, che dovrebbe avvenire gradualmente, il Pp vorrebbe aumentare i guadagni delle imprese, assicurando allo Stato entrate diverse, per esempio attraverso l’inasprimento dell’Iva. Infine, Casado ha annunciato l’addio alle tasse su patrimonio, donazioni e successioni per essere “regressive, ingiuste e completamente immorali”. Il nuovo leader popolare, segnala “Expansion”, ha voluto centrare la sua politica economica sulla fiscalita’. Casado ha inoltre promesso che correggera’ le storture del governo del suo predecessore, Mariano Rajoy, sul sistema pensionistico al fine di renderlo “eccellente ma anche sostenibile e giusto”. Senza precisare con quali mezzi, il presidente del Pp si e’ limitato ad assicurare che le pensioni saranno “sostenibili grazie all’aumento dell’occupazione”. Bocciate, invece, le proposte del premier socialista Pedro Sanchez di sostenere il sistema previdenziale attraverso nuove tasse alle banche, al diesel e alle imprese tecnologiche.

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Brexit, Bruxelles boccia il piano della Gran Bretagna per salvare gli affari della City di Londra

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – L’Ue ha criticato la proposta della Gran Bretagna sulle regole per garantire alla City di Londra l’accesso ai mercati finanziari europei: lo scrive il quotidiano “The Financial Times”, il quale riporta l’obiezione di Bruxelles secondo cui il piano messo a punto per la Brexit dalla premier britannica Theresa May inficerebbe la “autonomia decisionale” dell’Unione Europea. A bocciare il piano britannico, scrive il quotidiano economico, e’ stato il commissario Ue per i negiziati sulla Brexit, il francese Michel Barnier: parlando ai ministri dell’Economia dei paesi europei Barnier ha sostenuto che il modello di “equivalenza”, a cui la Gran Bretagna ambisce per garantire alle aziende della City di Londra un facile accesso ai mercati dei servizi finanziari dopo il divorzio, va troppo oltre i limiti del sistema che consente di fare affari con paesi extra-Ue come gli Stati Uniti o Singapore; in sostanza i britannici, secondo Barnier, pretendono di decidere una volta per tutte sulla questione e Bruxelles perderebbe il potere di eventualmente cambiare idea. Barnier e’ stato molto attento a non usare parole troppo dure contro il piano britannico per la City e non ha voluto respingerlo apertamente dicendo che Bruxelles lo sta discutendo “in maniera costruttiva”; ma ha aggiunto che la proposta britannica lascia “troppe domande” senza risposta e si e’ chiesto come possa la Gran Bretagna voler restare nel mercato unico europeo per le merci ed i prodotti ed invece pretenda di restarne fuori per i servizi. La bocciatura del piano, scrive il “Financial Times”, e’ un serio problema per il governo britannico, che sulla questione dei futuri rapporti finanziari ha presentato un “libro bianco” di un centinaio di pagine con cui sperava di aver superato almeno questo scoglio in vista della Brexit; si tratta di una battuta d’arresto nei negoziati, che sottolinea gli innumerevoli potenziali conflitti ancora aperti tra le due parti, nonostante i toni almeno conciliatori registrati su un altro punto di frizione essenziale, cioe’ la frontiera terrestre tra l’Irlanda del Nord (l’Ulster, che e’ parte della Gran Bretagna) e la Repubblica d’Irlanda (che e’ e resta paese membro dell’Ue).

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La Gran Bretagna rinuncia ad opporsi a pena di morte e Guantanamo ed apre la porta all’esecuzione in Usa di due jihadisti inglesi catturati in Siria

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – La Gran Bretagna ha segretamente deciso di non ricorrere alle sue consuete obiezioni contro la pena di morte e contro la prigione militare di Guantanamo Bay per impedire il trasferimento negli Stati Uniti di due jhadisti inglesi catturati dalle milizie curde in Siria: lo rivela il quotidiano conservatore “The Telegraph”, che afferma di aver avuto accesso alla documentazione inviata all’Avvocato generale statunitense Jeff Sessions dal neo ministro dell’Interno britannico, Sajid Javid. I due terroristi in questione sono il 34enne Alexanda Kotey ed il 29enne El Shafee Elsheikh: entrambi di Londra, sono i soli sopravvissuti della famigerata cellula dello Stato islamico in Iraq e Siria (Isis) nota come i “Beatles” per il loro accento inglese; sono ritenuti responsabili dei rapimenti e delle esecuzioni a sangue freddo di tre cittadini statunitense e di due britannici, i cui terrificanti video ebbero poi ampia diffusione sui media mondiali. Catturati dai miliziani curdi mentre tentavano di fuggire dalla Siria dopo la sconfitta dell’Isis, i due jihadisti inglesi ora potrebbero finire appunto nella contestata prigione statunitense di Guantanamo Bay ed essere processati da una corte militare Usa che potrebbe anche condannarli a morte. Sulla loro sorte il ministro britannico Sajid Javid ha discretamente scritto alle autorita’ giudiziarie Usa, ricordando che la Gran Bretagna ha gia’ privato i due jihadisti della loro cittadinanza britannica e che per loro non intende sollevare le sue consuete obiezioni contro la pena di morte e contro la prigione militare di Guantanamo Bay; secondo il ministro britannico, tuttavia, questa eccezione nel caso dei due “Beatles” superstiti non costituirebbe una modifica della posizione di principio della Gran Bretagna contro la pena di morte e contro la detenzione dei terroristi islamici nel carcere di Guantanamo. Cosi’ facendo, il ministro Javid si e’ allineato alla posizione di principio espressa dal suo collega della Difesa, Gavin Williamson, secondo cui i britannici che hanno combattuto con l’Isis devono essere cacciati ed uccisi; ma rischia di entrare in confitto con il suo stesso sottosegretario alla Pubblica sicurezza, Ben Wallace, che ancora recentemente ha ribadito l’opposizione della Gran Bretagna alla pena di morte. Il ministero dell’Interno al momento ha rifiutato di commentare la notizia diffusa dal “Telegraph”.

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Francia, l’operazione Barkhane nel Sahel sta diventando “troppo pesante” per l’Eliseo

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – “La forza Barkhane ha dei risultati”. E’ quanto affermato dal ministro francese della Difesa, Florence Parly, in occasione della sua visita in Niger avvenuta lo scorso 19 luglio. Tuttavia, secondo “Le Monde” all’Eliseo l’operazione militare lanciata nel 2014 per contenere la minaccia jihadista nel Sahel viene considerata “troppo pesante”. “Barkhane non sara’ eterna ma bisogna capitalizzare gli sforzi realizzati in questi ultimi mesi” ha detto Parly. Nel 2017 Barkhane e’ stata “riorientata” su due principali obiettivi: ottenere informazioni grazie ai contatti degli abitanti sul posto e occupare il terreno insieme agli eserciti locali. Per la Francia il G5 Sahel e’ lo strumento per uscire dal teatro di guerra. Tuttavia, il quotidiano definisce “fragile e lenta” la costruzione del dispositivo militare congiunto tra Mali, Mauritania, Ciad, Niger e Burkina Faso. In questo quadro risulta fondamentale l’appoggio di alleati esterni come gli Stati Uniti, che contribuiscono fornendo rifornimenti per gli elicotteri, droni Reaper e altri mezzi legati alle telecomunicazioni. Nella base francese di Niamey sono poi arrivati i tre elicotteri inglesi Chinook, mentre un contingente dell’Estonia composto da una cinquantina di uomini ha integrato Barkhane nella base di Gao.

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Francia, il governo in difficolta’ per “l’affaire Benalla”

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – Il governo francese si trova in difficolta’ dopo che un agente della sicurezza dell’Eliseo, Alexandre Benalla, e’ stato identificato mentre aggrediva un manifestante durante gli scontri avvenuti il primo maggio. Ne parla la stampa francese, spiegando che ieri si e’ tenuta all’Eliseo una riunione di crisi. “Non c’e’ stata e non ci sara’ impunita’” ha detto il presidente Macron durante l’incontro, esprimendosi per la prima volta sull’argomento. Nelle scorse ore e’ circolata anche l’indiscrezione secondo cui Benalla sarebbe stato in realta’ un agente dell’intelligence marocchina. Il capo dello Stato francese ha inoltre condannato “il comportamento scioccante e inaccettabile” di Benalla. Macron e’ stato piu’ volte criticato per non essersi espresso prima sulla questione. Questa mattina il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, e’ intervenuto ai microfoni di Rtl affermando che il presidente e’ “estremamente determinato affinche’ si faccia verita’” sul caso. Lo scandalo scoppiato la scorsa settimana ha rallentato i lavori anche all’Assemblea Nazionale. “Il governo ha deciso di sospendere l’esame della revisione costituzionale” ha affermato il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, sottolineando la volonta’ di voler riprendere al piu’ presto in “condizioni piu’ serene”. Intanto, l’opposizione continua a far pressione sulla maggioranza utilizzando toni sempre piu’ duri.

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Germania, la vicepresidente del Bundestag Roth avverte: “La nostra umanita’ minaccia di annegare”

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – Commentando il futuro incerto della missione navale dell’Ue Sophia, la vicepresidente del Bundestag, l’esponente dei Verdi Claudia Roth, ha detto alla “Bild am Sonntag”: “La nostra umanita’ rischia di annegare nel Mediterraneo.” Il Mediterraneo e’ ora degenerato in un “mare di morte”, ha esclamato la politica tedesca. “Se questa erosione dei diritti umani continua, la Ue non merita il Premio Nobel per la Pace che le e’ stato assegnato e deve essere revocato”. L’Unione ha ricevuto il premio sei anni fa per il suo contributo allo sviluppo della pace in Europa. Il governo di Roma minaccia di bloccare i porti italiani alle navi della missione Sophia per ottenere una revisione delle regole a livello europeo. I rappresentanti degli Stati membri della Ue hanno concordato a Bruxelles venerdi’ scorso una nuova strategia per i migranti che fino ad ora sono stati portati in Italia. Il capo della missione europea, Enrico Credendino, ha ordinato un ritiro nei porti entro lunedi’. Non e’ chiaro se e quando Sophia – che ufficialmente e’ tesa al contrasto dei trafficanti di esseri umani – riprendera’ regolarmente il suo compito. L’eurodeputato della Cdu Elmar Brok, ha rivolto a sua volta un attacco retorico all’indirizzo di Roma, dichiarando l’avvertimento in merito alla chiusura dei porti come “il punto piu’ basso dell’umanita’”. “L’Italia crea una situazione insopportabile”, ha detto Brok ai giornali del “Funke-Mediengruppe”. “Ovviamente, l’unica cosa che conta per il governo italiano e’ l’applauso del pubblico locale, non piu’ giustizia e umanita’”, ha aggiunto. In vista dell’annunciata revisione della missione, il politico europeo ha chiesto che la Ue proceda con maggiore coerenza e piu’ denaro contro i trafficanti di rifugiati nel Mediterraneo. “Questa parte della missione della Ue deve ora essere rafforzata rapidamente”, ha detto Brok. “Dobbiamo fare in modo che la gente non arrivi nemmeno su queste barche”. Secondo un sondaggio fatto dalla societa’ Emnid per la “Bild am Sonntag” il 75 per cento dei tedeschi sostiene lo operazioni delle ong nel Mediterraneo, mentre il 21 contrario.

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Nato-Usa, rapporto dell’Ifo: solo sotto i Bush le relazioni transatlantiche erano peggiori

23 lug 11:22 (Agenzia Nova) – Ancora non e’ chiaro quanto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia danneggiato le relazioni transatlantiche durante il suo recente tour europeo. Prima ha minacciato gli alleati della Nato di ritirare le sue truppe, poi ha istigato il primo ministro britannico Theresa May ad adottare una linea dura contro la Ue per la Brexit, poi ha cambiato di nuovo atteggiamento durante il suo incontro con il leader russo Vladimir Putin. Secondo uno studio condotto dall’istituto Ifo di Monaco di Baviera, le posizioni di Trump si sono allontanate anche dalle Nazioni Unite: “Soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo economico, le posizioni si sono drasticamente allontanate”, ha affermato Niklas Potrafke dell’Ifo. Da quando Trump e’ entrato in carica ci sono state piu’ di 95 risoluzioni all’Onu, ma solo nel 56 per cento dei casi gli Stati Uniti e i Paesi del G7 hanno votato allo stesso modo, cioe’ 10,3 punti percentuali in meno rispetto a prima di Trump. Secondo l’Ifo tale sviluppo si deve chiaramente alla politica degli Stati Uniti che si sono rivelati sempre piu’ isolazionisti. Solo sotto i due presidenti Bush le “differenze di voto alle Nazioni Unite erano state ancora piu’ evidenti”. Tuttavia i ricercatori dell’Ifo temono che Trump possafar presto passare in secondo piano Bush. Delle prime conclusioni si potranno tirare alla fine dell’anno.

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