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Riconoscimento facciale, l’allarme di Ocasio-Cortez: ‘Le aziende possono vendere i dati raccolti dalle app’

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Durante un'audizione del comitato di sorveglianza della Camera sulla tecnologia, la democratica americana Alexandra Ocasio-Cortez lancia l'allarme: "Il potenziale di abuso della tecnologia è enorme".

Alexandria Ocasio-Cortez sta sollevando preoccupazioni negli Usa per quanto riguarda la diffusione del riconoscimento facciale, sostenendo che, senza un adeguata regolamentazione, la tecnologia diventerà rapidamente distopica.

Gli utenti non si rendono conto che quei dati vengono raccolti da società o dallo Stato, a seconda del Paese in cui ti trovi, al fine di sorvegliarti per il resto della tua vita “, ha dichiarato la deputata durante un’audizione del comitato di sorveglianza della camera sulla tecnologia.

La democratica di New York, eletta lo scorso novembre al 116° Congresso degli Stati Uniti diventando così la più giovane parlamentare eletta nella storia americana, ha persino paragonato alcuni degli abusi del riconoscimento facciale a qualcosa di adatto per un episodio di “Black Mirror“.

Il riconoscimento facciale

Il Facial ID è stato sviluppato da numerose aziende tecnologiche, come Microsoft, Apple e Amazon. Una volta implementato, il software basato sull’intelligenza artificiale, facilita l’identificazione delle persone. Negli Usa ad esempio, questa tecnologia si sta diffondendo negli aeroporti per facilitare il controllo dei passeggeri.

Durante l’audizione di ieri Ocasio-Cortez ha sollevato questioni dalla privacy alla discriminazione e ha citato studi che hanno dimostrato che il riconoscimento facciale ha un problema di pregiudizio razziale.

Inoltre, Ocasio-Cortez ha anche sottolineato che le aziende possono vendere i dati sui volti delle persone raccolti dalle app.

Google e la situazione negli USA

Qualche mese fa Google ha sospeso una «ricerca sul campo» in quanto accusata di usare metodi discutibili, per migliorare la tecnologia di riconoscimento facciale offerta con i nuovi Pixel 4.

Il lavoro è stato commissionato a un’agenzia esterna, Randstad, ma in alcuni casi sarebbero state utilizzate «vie poco etiche» per ottenere dalle persone la loro scansione facciale. Per questo motivo, Google ha deciso di sospendere la raccolta dei dati.

L’obiettivo della ricerca era eseguire la scansione facciale di volontari che dovevano essere informati sull’uso dei dati biometrici registrati. Secondo il New York Daily News, l’agenzia avrebbe, invece, raccolto i dati in maniera poco trasparente. Ad Atlanta sarebbero stati addirittura scelti i senzatetto perché non avrebbero parlato con i media.

A questi sarebbero state offerte, in cambio della «rinuncia alla loro faccia», carte regalo da 5 dollari. Ad altri è stato consentito di “giocare con il telefono“, senza che fosse detto loro che era in azione la videocamera di registrazione. Il Procuratore della città Nina Hickson ha inviato una lettera all’ufficio legale di Google per chiedere spiegazioni sull’accaduto, poiché “la possibilità che i cittadini più vulnerabili vengano sfruttati per promuovere un interesse commerciale è profondamente allarmante per numerosi motivi“.

In seguito all’articolo del New York Daily News, Google ha deciso di sospendere la ricerca e avviare un’indagine. Probabilmente Randstad, si dice, non ha seguito le indicazioni fornite.

Per migliorare la tecnologia di riconoscimento facciale è necessario compiere una raccolta di scansioni su larga scala in modo da garantire il funzionamento con volti di ogni forma e pelle di ogni colore. Ma ciò deve essere fatto nel rispetto della privacy, dopo aver ottenuto il consenso informato dalle persone.

Per restare in America, le voci contro l’uso del riconoscimento facciale sono sempre più numerose: anche in Paesi in cui si è finora fatto ampio uso di tali tecnologie, cittadini e politica si stanno muovendo per contrastarla.

Recentemente lo Stato dell’Ohio ha vietato l’utilizzo del riconoscimento facciale dopo la scoperta che l’Agenzia per il controllo dell’immigrazione e delle frontiere statunitense raccoglieva, illecitamente e senza autorizzazione, dati volti alla deportazione di irregolari dal Paese.