Il Via libera

Revisione del PNRR: spinta su digitale e infrastrutture, tagli alle CER

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Il Consiglio europeo ha approvato in via definitiva la revisione del PNRR italiano, la sesta proposta dal Governo Meloni per adeguare il Piano alle criticità emerse e garantire il raggiungimento degli obiettivi entro giugno 2026. Con il via libera si sblocca l’ottava rata da 12,8 miliardi, mentre la dotazione complessiva resta invariata a 194,4 miliardi

Il Consiglio europeo ha dato l’ok definitivo alla revisione del Piano italiano di Ripresa e Resilienza. Si tratta della sesta modifica al PNRR proposta del Governo Meloni in seguito ai mutamenti del contesto e le criticità emerse nella fase di attuazione, che minavano la possibilità di conseguire i traguardi e gli obiettivi previsti al 30 giugno 2026.

Finora spesi 153 miliardi

Con quest’ultimo via libera, in pratica, si sblocca l’ottava rata da 12,8 miliardi di euro, ma la dotazione finanziaria complessiva resta invariata, ossia pari a 194,4 miliardi

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Raffaele Fitto, hanno espresso soddisfazione per l’approvazione definitiva ribadendo l’impegno a proseguire con concretezza le riforme e gli investimenti strategici. La revisione dovrebbe, infatti, garantire un Piano più coerente con le necessità nazionali, con focus su competitività e nuove priorità, quali Imprese, infrastrutture e ricerca.

Il vicepresidente Fitto ha sottolineato che:

Tutte le 173 misure interessate dalle ultime tre rate sono state riesaminate: 83 di queste sono state semplificate per rendere il percorso più lineare; le altre modifiche prevedono adeguamenti più mirati, con l’obiettivo di garantire risultati più solidi e pienamente realizzabili nei tempi previsti”.

Competitività, digitalizzazione e infrastrutture strategiche tra le priorità

Più nel dettaglio, la nuova tranche di investimenti riguarderà la connettività digitale, le infrastrutture idriche e l’economia circolare. In particolare, tra gli interventi più rilevanti elencati dal Governo nell’ambito dell’ottava rata, vi sono la digitalizzazione della Guardia di Finanza con innovativi sistemi informativi per contrastare la criminalità economica, l’attivazione in più di 8.000 scuole di progetti per aggiornare l’offerta scolastica e orientare gli studenti verso le competenze STEM, 1.400 km di infrastrutture ferroviarie dotate del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS), un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per identificare i rischi idrogeologici nelle regioni del Mezzogiorno, l’efficientamento energetico di edifici ERP, e in campo universitario, il finanziamento di 5.000 Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN).

A questi investimenti si aggiungono anche importanti riforme per rafforzare la competitività economica delle imprese, tra cui quella per la riduzione dei ritardi di pagamento delle Amministrazioni centrali e locali, delle Regioni, delle Province autonome e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, nonché quella per l’avvio della semplificazione e razionalizzazione degli incentivi alle imprese.

Il taglio alle Comunità energetiche rinnovabili

La rimodulazione della dotazione PNRR per le Comunità energetiche rinnovabili (CER), le cui domande potranno essere presentate fino al 30 novembre 2025, è però al ribasso. Una scelta che il Governo dichiara di aver assunto per “mettere in sicurezza tutte le misure, senza perdere un solo euro di fondi europei“.

La riduzione della dotazione viene, infatti, descritta come un riallineamento responsabile, che permette di evitare tagli a fine Piano e di destinare risorse ad altri interventi più urgenti. La misura sulle CER rimane operativa e potenziata tramite una struttura dedicata presso il GSE. Il Ministero si impegna inoltre a cercare ulteriori fondi, nazionali o europei, per progetti ammissibili non immediatamente finanziabili.

L’importo iniziale di 2,2 miliardi era stato definito nel 2021 – si legge su sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energeticasulla base di simulazioni che ipotizzavano un sostegno interamente erogato sotto forma di prestiti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili, una modalità poco conciliabile con la reale dinamica attuativa e con le effettive esigenze finanziarie delle potenziali iniziative progettuali CER.

La modifica al PNRR del 2023 ha trasformato il sostegno alle Comunità Energetiche Rinnovabili da prestiti a contributi a fondo perduto, con un limite del 40% dei costi ammissibili imposto dalla normativa europea sugli aiuti di Stato. Questo ha evidenziato che, a parità di obiettivi, il fabbisogno reale di risorse era molto più basso rispetto allo stanziamento iniziale“.

Secondo il Dicastero, quindi, le domande presentate risultano coerenti con il nuovo budget, considerando anche la naturale riduzione tra progetti proposti e quelli effettivamente finanziati. Ad oggi l’obiettivo PNRR di nuova capacità da FER (1730 MW) è già stato superato, grazie anche all’ampliamento dei beneficiari ai Comuni fino a 50.000 abitanti.

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