il Rapporto

Reti elettriche globali. 80 milioni di km da realizzare e 600 miliardi di dollari di investimenti l’anno fino al 2040

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L’Agenzia internazionale dell'energia ha pubblicato un nuovo studio su scala mondiale dedicato alle infrastrutture di rete elettrica. Fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici ed ambientali nazionali, ma anche per garantire una maggiore sicurezza ed autonomia energetica. Il documento con le stime sugli investimenti necessari, le riforme da compiere, i nuovi progetti di rete e sull’apporto delle fonti rinnovabili alla transizione in corso

Il nuovo Rapporto dell’IEA sulle reti elettriche mondiali

La transizione energetica necessita di nuove infrastrutture di rete, soprattutto per l’elettrificazione dei consumi. Secondo un nuovo Rapporto dell’IEA (lìAgenzia internazionale dell’energia), dal titolo “Electricity Grids and Secure Energy Transitions”, a livello mondiale bisogna realizzare da zero o vanno ammodernati 80 milioni di km di reti elettriche.

Una sfida nella sfida: da una parte si devono aggiungere o sostituire nuove reti elettriche in molti parti del mondo, dall’altra si deve procedere più rapidamente nel percorso di decarbonizzazione delle industrie e dell’economia, possibile solo con nuove infrastrutture.

La crisi climatica e ambientale si può affrontare proprio puntando sull’elettrificazione, sempre più guidata dalle fonti energetiche rinnovabili, ma questa necessita di reti digitalizzate. Reti che hanno sempre rappresentato la spina dorsale della crescita e lo sviluppo, perché alimentano industrie, imprese e attività di ogni tipo, comprese le nostre case.

Per realizzare gli 80 milioni di km di reti elettriche, che equivalgono al totale oggi esistente a livello globale, servono ulteriori ingenti investimenti, che l’Agenzia ha stimato in 600 miliardi di dollari annui entro il 2030 e fino al 2040.

Una transizione che deve essere guidata dalle rinnovabili

Non solo, si deve snellire l’iter procedurale per autorizzare i nuovi impianti a fonti energetiche rinnovabili. Secondo lo studio c’è una vera e propria fila di progetti che attendono solo il via libera per garantire 1.500 GW di capacità aggiuntiva (cinque volte la quantità di capacità solare fotovoltaica ed eolica aggiunta nel 2022).

Per accelerare la transizione energetica e rendere sempre più attuabili i progetti di decarbonizzazione lanciati in quasi tutto il mondo si deve quindi investire di più, costruire più infrastrutture di rete e semplificare la burocrazia, ma servono anche riforme, un quadro regolatorio aperto e una salda volontà politica di procedere in questa direzione.

Il rapporto identifica diverse azioni strategiche che possono fare la differenza, tra cui: l’espansione e il rafforzamento delle interconnessioni di rete all’interno dei singoli Paesi e tra intere regioni, con l’obiettivo di rendere i sistemi elettrici più resilienti e consentire loro di integrare meglio le crescenti quote di energia solare ed eolica.

Il rapporto raccomanda, inoltre, ai Governi di sostenere i nuovi progetti di trasmissione su larga scala per garantire che le reti siano preparate ad un’ulteriore forte crescita dell’energia pulita e rinnovabile.

Digitalizzare per decarbonizzare di più

Il documento esorta, infine, gli sviluppatori e gli operatori delle reti ad abbracciare la digitalizzazione per consentire alle reti del futuro di essere più resilienti e flessibili.

La domanda di energia elettrica sta crescendo velocemente, guidata dai veicoli elettrici e dalle pompe di calore, in particolare, e con essa quella delle reti di distribuzione, che devono poter accogliere le aggiunte di energia pulita da fonti rinnovabili.

Se non si riesce ad ammodernare e aumentare la rete elettrica in ogni Paese del mondo si rischiano emissioni di CO2 per ulteriori 60 miliardi di tonnellate entro il 2040, risultato di una più lenta transizione energetica e di una più lenta diffusione delle rinnovabili, che si traduce in un maggior consumo di combustibili fossili.

Sempre l’IEA, in un precedente Rapporto, ha stimato le conseguenze dei ritardi negli investimenti nelle smart gridche potrebbero costare ai Paesi in via di sviluppo e alle economie emergenti circa 1,3 trilioni di dollari in termini di mancata crescita di produttività, in termini di vendite perse e di sprechi, ma anche in termini di aumento generale dei costi (senza contare il rischio di inevitabili ritardi nel raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali).

In uno scenario del genere, la possibilità di superare un aumento medio della temperatura terrestre di +2°C entro la fine del secolo.