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Rete unica. Meloni: “Sia pubblica, aperta a concorrenza, ma non dipendere da stranieri”. Liuzzi: “Forte presenza di Cdp”

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A 5 giorni dal CdA di Telecom acceso il dibattito politico su futura rete unica tlc. Meloni (FdI): "Sia di proprietà pubblica e su cui operatori possono vendere servizi in libera concorrenza". Liuzzi (Mise): “Fondamentale forte componente di Cdp. Non possiamo rischiare di dare la nostra Rete a un'azienda che un giorno potrebbe passare in mani straniere”.

Mai come oggi la rassegna stampa sulla futura rete unica lancia la volata all’ingresso di Cdp in FiberCop, il progetto dovrebbe avere il via libera dal CdA Telecom il 31 agosto, “per poi dar vita alla rete unica in fibra con l’integrazione di Open Fiber sotto la regia di Cassa Depositi e Prestiti”, si legge sui quotidiani, che aggiungono, “fonti finanziarie riferiscono che la Cdp in queste ore sarebbe riuscita a ottenere da Telecom importanti conquiste sul lato della governance”. Staremo a vedere. 

FiberCop prevede l’accordo tra TIM, Fastweb e il fondo infrastrutturale Usa KKR per la creazione di una società di coinvestimento nella quale conferire la rete secondaria in rame di TIM e la rete in fibra realizzata da FlashFiber. 

Rete unica. Meloni: “Sia pubblica, aperta a concorrenza, ma non dipendere da stranieri”

A 5 giorni dal CdA di Telecom, dove vedremo se sarà firmato anche il Memorandum of understanding tra Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia (ma non è il MiSe ad avere la competenza sulla rete?) Luigi Gubitosi, l’Ad TIM, e Fabrizio Palermo, Ad Cdp, è acceso il dibattito politico. Nel centrodestra la posizione più chiara sulla futura rete unica di tlc è quella di Fratelli d’Italia.

“Abbiamo portato in Parlamento il dibattito e avanti un lungo lavoro che ha condotto all’approvazione della mozione di FdI sulla rete unica in mano pubblica e che ha spinto la politica ad esporsi. Fino a poche settimane fa sembrava già tutto deciso verso la nascita di una rete unica, non meglio specificata, con controllo in capo a Tim e il ripristino di un monopolio. Un modello su cui puntava il governo, senza tener conto di tutti gli aspetti del problema, dalla sicurezza alla salvaguardia del mercato”. Lo scrive Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera, sottolineando che FdI ha interrotto un corso che sembrava inarrestabile e oggi la nostra proposta raccoglie sempre più consensi tra forze politiche di maggioranza e opposizione”.

“La nostra visione è chiara”, ribadisce la presidente di Fratelli d’Italia, “la rete italiana di telecomunicazioni è un’infrastruttura strategica che deve essere unica, di proprietà pubblica e su cui gli operatori possono vendere i loro servizi in regime di libera concorrenza. Non vogliamo il ritorno al monopolio, ma il più alto livello di competizione tra gli operatori sul terreno dei servizi offerti”.

“Non vogliamo”, scrive ancora la leader di Fratelle d’Italia, “che potenti operatori stranieri o fondi speculativi possano minare la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche sulle quali viaggiano dati sensibili della PA o del nostro sistema industriale. È la stessa visione che abbiamo anche su tutte le altre reti e infrastrutture strategiche: la proprietà deve essere pubblica mentre la gestione può essere pubblica o privata, purché nel rispetto della concorrenza e dell’interesse nazionale”.

“Per questo, non c’è nulla che debba essere deciso in fretta, magari per rispondere a pressioni derivanti da impegni tra imprese. Tim valuti autonomamente cosa intende fare ed esprima la sua posizione. Noi crediamo, però”, ha concluso Giorgia Meloni, “che le scelte sul futuro della rete non possano dipendere da quelli di aziende straniere, anche se potenti. L’Italia deve guardare ai propri interessi nazionali”.

Liuzzi: “Fondamentale la presenza dello Stato. Non possiamo rischiare di dare la nostra Rete a un’azienda che un giorno potrebbe passare in mani straniere”

Dal Ministero dello Sviluppo economico, dopo “la rete unica la fa lo Stato” del ministro Stefano Patuanelli, oggi si registra la posizione del sottosegretario con delega alle tlc Mirella Liuzzi. 

“Il punto non è il loro ingresso. Il problema è di strategia, perché questo accorpamento è limitato: sarebbe basato sulla rete in rame, mentre noi vogliamo costruire una rete unica in fibra, con un’azienda che non gestisca sia le infrastrutture che l’erogazione dei servizi”. Così, alla ‘Stampa‘, il sottosegretario allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi commenta il possibile ingresso del fondo americano Kkr in Tim. “Il cardine – ribadisce – è la presenza dello Stato, con una forte componente di Cdp. Che sia una nuova società o meno è secondario rispetto al ruolo statale, che deve essere di controllo e di gestione, con l’ingresso di tutti gli operatori che si occupano di telecomunicazioni. Non possiamo rischiare di dare la nostra Rete a un’azienda che un giorno potrebbe passare in mani straniere”.

“Tim è una società fondamentale, per dipendenti e presenza sul territorio. E il nostro obiettivo”, continua Liuzzi, “è di coinvolgerla. Non mi sembra però che sia vicino un accordo tra Open Fiber e Tim. Quando si raggiungerà un’intesa, la strada sarà in discesa”. Non si tratta, precisa, di ingerenza dello stato in un’azienda privata perché, sostiene Liuzzi, “se la Rete deve essere un diritto di cittadinanza, come è diventato evidente in questi mesi di emergenza, deve esserci un interesse dello Stato, che deve investire e garantire la sicurezza dei dati”.