Banda ultralarga

Rete Unica. CDP-Open Fiber-Macquarie allo scontro con Giorgia Meloni

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Il dossier della “rete unica” è il dossier più importante che il nuovo governo eredita dal precedente. Pensare che il tutto possa essere risolto con azioni di pirateria d’assalto (guidate peraltro da una società come CDP che è controllata dal MEF) è politicamente grave, istituzionalmente scorretto e socialmente censurabile.

Il dado è tratto. Sembra che Cassa Depositi e Prestiti (CDP) voglia andare avanti con Macquarie in aperto contrasto con Giorgia Meloni, utilizzando il veicolo di Open Fiber per fare, secondo alcuni addirittura oggi stesso un’offerta non binding per la rete di TIM. 

CDP e Macquarie vogliono quindi approfittare del fatto che il nuovo governo sarà in carica solo alla fine di ottobre o agli inizi di novembre e forzare la mano, mettendo Giorgia Meloni davanti al fatto compiuto e impedendo così che si possa realizzare il Progetto Minerva proposto da Fratelli d’Italia (FdI). Piano che i mercati hanno già dimostrato di apprezzare ampiamente, molto di più di quello proposto da CDP. Un assetto, quello proposto dal Progetto Minerva, che sarebbe molto più conveniente per le tasche dello Stato e che lascerebbe la rete in capo a TIM, salvaguardando posti di lavoro.

Open Fiber pivot non praticabile

L’ipotesi che sia Open Fiber a fare da regista dell’operazione non è più praticabile, vista la palese incapacità manageriale dimostrata dal suo vertice (molto vicino al PD) che ha disatteso tutti gli obiettivi indicati nel proprio piano industriale, come abbiamo ampiamente dimostrato con numerosi nostri articoli, peraltro mai smentiti dai diretti interessati.

I giornali di questa mattina parlano di una potenziale offerta economica di CDP di 15 miliardi di euro per la rete di TIM. Si tratta di un valore altissimo, totalmente fuori mercato, se consideriamo che l’infrastruttura è ancora per la gran parte una vecchia rete in rame malconcia e che dovrà essere comunque dismessa entro il 2026, visto che il PNRR prevede la completa copertura del territorio italiano in fibra per quella data. 

Di cosa stiamo parlando?

E allora di cosa parliamo? 15 miliardi per la sola rete di TIM è un valore privo di senso, assurdo, impossibile da giustificare, tenendo presente che l’intera TIM (rete compresa) vale oggi in Borsa circa 3 miliardi di euro.

Chi c’è dietro a manovrare le scelte, i tempi ed i modi?

Chi vuole guadagnare dietro questa operazione?

Le pressioni di Vivendi per incassare i soldi di CDP e distribuire un dividendo straordinario ai soci, sono fortissime. In questo modo i francesi si riprenderebbero subito indietro i soldi che hanno investito quando hanno comprato le azioni lasciando una TIM senza la rete e piena di debiti.

Ma attenzione, il solo annuncio di un dividendo straordinario farebbe crollare immediatamente il valore dei bond emessi da TIM con un impatto incalcolabile sulla continuità aziendale e di conseguenza sulla salvaguarda dei posti di lavoro. 

Il dossier rete unica è il più importante per il nuovo governo

CDP dovrebbe essere estremamente più cauta (evitando modi da pirateria d’assalto) nell’utilizzo dei soldi dei risparmi postali degli italiani e non seguire vecchie logiche di potere ormai anacronistiche vista la situazione globale.

Il dossier della “rete unica” è il dossier più importante che il nuovo governo eredita dal precedente. Pensare che il tutto possa essere risolto con azioni di pirateria d’assalto (guidate peraltro da una società come CDP che è controllata dal MEF) è politicamente grave, istituzionalmente scorretto e socialmente censurabile, viste le conseguenze di caduta occupazionale alla luce delle difficoltà dell’intero Paese e delle sue famiglie nella congiuntura bellica ed energetica in cui si trova.