L'intervista

Rete o reti? F.De Leo: “Cambio di passo sul futuro della rete. Più competizione infrastrutturale e Rete Unica in soffitta”

a cura di Raffaele Barberio |

Facciamo dell’Italia una “Innovation Nation”. Oggi la competizione e l’idea stessa di futuro si spostano verso la convergenza fra Energia, Telecomunicazioni e Automotive. ENEL e Open Fiber sono due attori che possono diventare i protagonisti di un cambiamento senza precedenti, su scala globale.

Nuovo appuntamento del lunedì con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid), per discutere innanzitutto dell’argomento di questi giorni. Ci riferiamo all’evento che si è tenuto a Roma lo scorso giovedì 8 aprile 2021, promosso da Fratelli d’Italia ed a cui hanno partecipato governo, imprese ed università. R sì, perché questo evento ha di fatto cambiato la narrazione sul futuro della rete, mettendo definitivamente in soffitta il disegno di Rete Unica voluto da TIM. Sullo sfondo tutti gli altri temi, focalizzati sul futuro della convergenza tra Tlc, Energia e Automotive. Ma parliamo anche di creatività di impresa italiana e dell’exploit di Luna Rossa, che rappresenta una formidabile metafora delle grandi potenzialità che il nostro Paese può esprimere in futuro.

Key4Biz.   Lo scorso giovedì si è tenuto a Roma un evento importante sul tema delle reti di telecomunicazioni, che ha visto presenti il governo e tutti i protagonisti del settore. Ne hanno parlato tutti. Lei è intervenuto, che aria si è respirata?

Francesco De Leo.   L’evento dell’8 aprile scorso, promosso da Fratelli d’Italia, ha segnato il superamento della centralità del tema della Rete Unica. Ha rappresentato uno spartiacque ed ha aperto un capitolo nuovo, che mette al centro la sfida della digitalizzazione del Paese. Era, me lo lasci dire, il segno che attendevano sia i mercati finanziari che i nostri partner europei. Attendevano tutti questo cambio di narrativa che riporta l’Italia nel cuore dell’Europa. È un cambio di passo che trova riscontro autorevole nelle parole di Vittorio Colao e Roberto Cingolani, ministri del Governo Draghi che sono intervenuti all’evento. Con l’evento dell’8 aprile si è voltato pagina, si è chiuso con un passato contrassegnato da false certezze e, nelle parole dei protagonisti che si sono succeduti al microfono, si sono ritrovate ambizioni troppo a lungo smarrite. È un segnale importante di un Paese che deve e sa rialzare la testa dopo un anno così drammatico che ci ha messo a dura prova.

Key4Biz.   Quali i passaggi fondamentali?

Francesco De Leo.   Quelli che ho detto e ripeto: nelle parole dei protagonisti presenti all’incontro non si trova più traccia alcuna del termine Rete Unica: si parla di reti al plurale, di mercato, di competizione e, certo non ultimo, di Europa. In un mondo che cambia senza dare tregua e senza farti prender respiro, è un segnale di maturità importante.

Key4Biz.   Nello specifico, quali sono i temi qualificanti?

Francesco De Leo.   È passato più di un anno dall’inizio della pandemia e il ritardo accumulato dal Paese negli ultimi 20 anni deve essere da stimolo per tutti, per fare meglio e fare presto. Questo è, a mio parere, il senso dell’impegno del Governo Draghi: accelerare il passo, implementando in anticipo sui tempi gli obiettivi del Digital Compass 2030 varato dalla Commissione Europea. Occorre ripartire mettendo a fattore comune tutte le risorse che si hanno a disposizione. L’ingresso di Open Fiber nel mercato della banda larga ha consentito all’Italia di “scalare” posizioni in classifica, cancellando quell’improponibile penultimo che le classifiche DESI riservavano al nostro Paese. Un primo passo che in appena poco più di 4 anni ha permesso all’Italia di recuperare la fiducia dei mercati ed il rispetto dei nostri partner europei.

Key4Biz.   Messa così, sembra sia stato tutto un po’ facile…

Francesco De Leo.   Ma non è stato così e non era scontato e per questo ha ancora più valore. Le reti a banda ultra-larga dovranno essere in grado di “dialogare” fra loro, in una visione che non guarda tanto a dove ci troviamo oggi, ma che punta a farci trovare pronti per le sfide che ci attendono fra 10 anni. La co-presenza di reti pubbliche e reti private non deve essere considerata né un dogma, né un “vulnus”, ma riflette la constatazione che non ci sono tecnologie “a prova di futuro”. Detto questo, è chiaro che l’evoluzione delle reti va verso una progressiva de-verticalizzazione, che vede come “pivot” l’emergere di operatori neutrali appunto come Open Fiber, che non ha legacy ereditate dal passato.

Key4Biz.   Un un “giro di boa” importante per il settore che potrebbe stimolare anche altro nel Paese

Francesco De Leo.   I presupposti per una modernizzazione del Paese ci sono tutti e dopo tanti anni di ritardi si sentiva il bisogno di maggior competenza e capacità di programmazione. Nei prossimi 5-7 anni vivremo cambiamenti che in un passato recente richiedevano forse 20-30 anni per trovare impatto nel nostro quotidiano. Compito del Governo Draghi è quello di fissare le linee guida del PNRR, e con questo indicare il percorso per avviare una rapida re-industrializzazione del Paese. Ai vertici delle nostre imprese spetta la responsabilità di accelerare la loro crescita, affrontando le nuove sfide con la cultura del cambiamento.

Key4Biz.   In che senso?

Francesco De Leo.   Nel senso che la competizione a livello infrastrutturale, anche nelle reti di telecomunicazione, non deve essere vista come un tabù. Le regole di ingaggio sono chiare per tutti gli attori in gioco e la competizione è un valore di per sé, che può rimettere in partita le migliori energie del nostro Paese e dare un futuro ai nostri giovani.  Se siamo ancora oggi la seconda economia europea per livelli di esportazione, dietro solo alla Germania, non è certo perché i nostri imprenditori si sono tirati indietro quando i concorrenti si sono affacciati sui nostri mercati di sbocco. “No way back”, nessun passo indietro o ritorno al passato. Si guardi piuttosto avanti. La competizione anche all’interno dei nostri confini ci rende più forti e pronti ad affrontare le sfide che ci attendono. È stato così dal secondo dopoguerra in avanti. Abbiamo una nuova generazione di politici, manager ed imprenditori (peraltro anche ben rappresentati all’evento dell’8 di aprile) che fanno ben sperare e sapranno stare al passo con i tempi. Mettiamoli in condizioni di competere ed il Paese ne uscirà più forte. Ma evitiamo un ritorno ai tempi della “concertazione”. Tempi che hanno solo contribuito ad ingessare il Paese e riportarci indietro di 20 anni, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Key4Biz.   Lei sostiene che la competizione può farci solo bene. Sembrerebbe scontato, ma forse in Italia non lo è poi così tanto…

Francesco De Leo.   La competizione è un valore che troppo di frequente diamo per scontato. Ma non è così o almeno non lo è stato per molto tempo anche nella storia del nostro Paese. Gli imprenditori e le nostre imprese devono sempre più sopravvivere ed affermarsi in contesti ipercompetitivi. Spesso riescono ad affrontare sfide che altri ritengono impossibili. Ma competizione vuole dire una forte innovazione nelle imprese e nelle amministrazioni e una chiara trasparenza nelle procedure e regole del gioco. Sapere che ci si deve sempre mettere in gioco, perché nessuno al mondo ci regala nulla di più di quello che conquistiamo ogni giorno, con le sole nostre forze, per navigare nei mari in tempesta dell’economia globale. Innovazione e trasparenza sono le uniche carte che abbiamo a disposizione per affermarci in mercati in cui non siamo più noi a scrivere le regole di ingaggio. È un modo di essere, di ripensare il nostro ruolo nel mondo, consapevoli che si deve provare a vincere anche quando il campo di gioco non è quello che avremmo voluto scegliere. Troppo di frequente ho come avuto l’impressione che in questi anni ci si sia dimenticati che democrazia e competizione vanno di pari passo. È sufficiente che si allenti l’attenzione collettiva, anche di poco, per avere la netta sensazione che improvvisamente ci si trovi ad assistere inermi all’arretramento delle nostre democrazie e degli spazi di competizione nel mercato globale. Così, con il passare del tempo, prevale l’assuefazione all’idea che per essere competitivi si debba puntare ad aggregazioni di interessi, a volte anche di natura eterogena e male assortite, per assicurarci le dimensioni di scala necessarie per essere competitivi. La rincorsa alla crescita dimensionale fine a sé stessa è un falso mito, che ha lasciato molte macerie sul campo anche nel nostro Paese. La realtà è che esattamente vero il contrario. La scala dimensionale non può essere imposta dall’alto, non è un “regalo”, ma è una conquista che ci si deve guadagnare sul campo. Questo, per nostra fortuna, le imprese del nostro Paese lo sanno molto bene ed i mercati ce lo riconoscono. È un pattern che si sta affermando e non solo da noi.  Un esempio su tutti, che non mi stanco mai di ripetere, è quello di Cellnex Telecom. In poco più di 5 anni, dal giorno dell’IPO il 7 maggio 2015, è diventato il primo operatore europeo di torri di telefonia mobile ed il terzo al mondo, creando una nuova asset class, dimostrando una volta di più che competizione ed innovazione possono essere il catalyst di un cambiamento senza precedenti. Oggi Cellnex Telecom vale in Borsa 22 miliardi di euro, più di Telefonica che veleggia intorno ai 20 miliardi. Segno che i mercati sanno apprezzare chi si guadagna sul campo la “scala” dimensionale necessaria per competere nel contesto dell’economia globale. La competizione è un valore che costringe tutti noi a mettere in gioco le nostre migliori energie. Ed è ciò di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi in cui è precipitato per una pandemia che, se da un lato riapre i giochi perché ha mette tutti nelle stesse condizioni, dall’altro lascia pochi margini e poco tempo per recuperare a coloro che partono da posizioni più arretrate.

Key4Biz.   Competizione ed innovazione. Si direbbe che lei si stia rivelando un inguaribile ottimista. Vuol dirci che la pandemia può rappresentare, a parte i lutti e la scia di dolore, una opportunità di ricrescita? 

Francesco De Leo.   Non c’è alternativa. Albert Einstein diceva che “tutti sanno che una certa cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”.  Viviamo in un mondo in cui il “vissuto” del tempo ha ripreso a correre veloce ed il futuro si presenta alla porta inatteso, da un lato rimettendo in discussione le nostre false certezze, ma dall’altro dischiudendo anche opportunità che non avremmo mai pensato di incontrare nell’arco di una vita. Certo è che i costi economici e psicologici della pandemia richiedono uno sforzo senza precedenti, per fare presto e fare meglio. In un mondo globalizzato, la competizione è un dato di fatto e non ci si può nascondere, perché l’innovazione ci sorprende ogni giorno, sbocciando nei contesti più impensati.

Key4Biz.   Ci faccia un esempio…

Francesco De Leo.   Certo e senza esitazione. Parlo di Luna Rossa-Prada che è stata ad un passo dal vincere la Coppa America in Nuova Zelanda, la sfida sportiva più competitiva e tecnologicamente avanzata al mondo. In pochi sanno che i foil, le appendici idrodinamiche, grazie alle quali i monoscafi di Coppa America volano sull’acqua a 56 nodi, quasi 104 Km/ora, sono stati sviluppati dalla Persico Marine, a Nembro in Val Seriana, vicino a Bergamo. Lo specchio di mare più vicino si trova a 250 chilometri di distanza. E ancora si chiedono in molti, nel circuito della vela mondiale, come sia possibile che un’azienda cresciuta a pochi passi dalle Prealpi Orobiche sia oggi il protagonista di questa rivoluzione che sta cambiando per sempre il mondo della vela. Perché di vela si tratta, un monoscafo che vola sollevato sull’acqua, la cui propulsione è affidata al vento catturato da una randa e da un gennaker. Ma a tutti gli effetti si tratta di qualcosa di completamente nuovo, un nuovo format che ha cambiato per sempre quello che si intende per andare a vela. A bordo di Luna Rossa-Prada c’è più tecnologia, elettronica ed innovazione di quella che si trova a bordo di un Boeing 737. Il centro di ricerche CRS4 in Sardegna, fondato da Carlo Rubbia e che ci invidiano in tutto il mondo, ha dato un contributo fondamentale e chi ha potuto guardare le regate alle 4 del mattino non si sarà sorpreso che la lingua che si parla a bordo di Prada è l’Italiano. La selezione degli sfidanti vedeva ai blocchi di partenza i migliori team al mondo, come American Magic in rappresentanza dello storico detentore della Coppa America, il New York Yacht Club, e INEOS Team UK, entrambi con budget superiori a due volte quello che era a disposizione di Luna Rossa. Eppure gli americani sono tornati a casa senza vincere una sola regata e gli inglesi hanno perso 7-1 le finali fra gli sfidanti contro Luna Rossa. Un risultato che non lascia margini ad interpretazioni. Sono certo che quando Luna Rossa si è insediata per ultima ad Auckland ad ottobre dello scorso anno, nessuno avrebbe scommesso su questo risultato. Ma è stato così e proprio nella competizione più difficile al mondo, definita nel “Deed of Gift” (il protocollo della Coppa America depositato dall’avvocato Schuler a New York 170 anni fa) “as a friendly competition between nations”: una tradizione che dai tempi di “Azzurra”, al “Moro di Venezia” di Raul Gardini dimostra con Luna Rossa che l’Italia non è seconda a nessuno, se solo trova la forza di scrollarsi di dosso paure e false certezze.  È bene ricordare che gli inglesi persero la Coppa delle Cento Ghinee alla prima occasione in cui la misero in palio e in 170 anni di storia (di quella che è poi diventata la Coppa America) non sono più riusciti a vincere una sola volta la selezione degli sfidanti (ndr. Louis Vuitton Cup, oggi Prada Cup): ancora una volta Luna Rossa ha dimostrato sul campo che la competizione è nelle corde di questo Paese. Dispiacerà a molti, ma non siamo l’”Itaglietta”, quell’immagine datata che di sovente ci cuciono addosso. Occorre solo riconoscere che le regole del gioco sono cambiate, non le scriviamo noi e per questo dobbiamo adattarci prima degli altri.

Key4Biz.   Quindi, si direbbe che ci siano ancora tutte le possibilità per rimettersi in gioco, anche in un settore come quello delle tlc che ha accumulato ritardi su ritardi negli ultimi 20 anni?

Francesco De Leo.   Sì, è così e le posizioni emerse nell’evento della scorsa settimana, che continuo a citare perché indica un cambio di binario, un cambio di direzione della narrativa sul futuro della rete, ne sono una conferma. È un po’ come è successo in Coppa America. È bastato cambiare la formula ed è stato possibile proiettare la tecnologia della vela nel terzo millennio. È sempre vela, ma non è più solo idrodinamica. I foil che fanno volare i monoscafi sull’acqua hanno spostato la competizione sull’aereodinamica, anticipando il futuro di 20 anni.  Allo stesso modo, si può immaginare di passare dal concetto di Rete Unica a quello di reti, al plurale, con obiettivi e scopi diversi. Se TIM può giocare la sua partita nella convergenza fra contenuti e telecomunicazioni, nessuna obiezione, ma è un modo datato di stare sul mercato. Oggi su quei mercati, la competizione si sposta verso la convergenza fra Energia e Telecomunicazioni, una convergenza che incontra il suo catalyst nella progressiva elettrificazione del settore Automotive, che vede in ENEL ed Open Fiber due attori che possono diventare i protagonisti di un cambiamento senza precedenti, su scala globale.

Key4Biz.   Possiamo allungare lo sguardo verso l’orizzonte per capire cosa accadrà?

Francesco De Leo.   Sono reti che avranno tecnologie, architettura e topologia fra loro diverse, in grado di reggere la co-presenza e competizione fra più attori. Risulta difficile pensare che ci possa essere un solo soggetto in grado di avere le risorse per essere competitivo su tutti questi fronti. Meglio creare le condizioni per incentivare competizione ed innovazione, definendo le regole ed il campo di gioco, ma lasciando agli executive team la possibilità di cimentarsi nell’impresa ed esprimere il loro rispettivo valore, senza condizionamenti eterodiretti o imposti dall’alto. I mercati e gli investitori sapranno apprezzare questo cambio di paradigma e torneranno ad investire nel nostro Paese. Ed in questo ambito, le scelte di politica industriale del Governo Draghi hanno con ogni probabilità la possibilità di riportare l’Italia al centro del cambiamento, al passo con i propri partner/competitor in Europa. In un’epoca in cui la competizione è fra nazioni, abbiamo un’opportunità senza precedenti di trasformare il nostro Paese in un “Innovation Nation”.

Key4Biz.   Conveniamo con lei che l’evento della scorsa settimana ha rappresentato il luogo dove si è registrato il cambio di paradigma. È cambiata la narrativa sulla industry, ma allora cosa dobbiamo aspettarci da domani?

Francesco De Leo.   L’Italia è rimasta ingessata troppo a lungo, su progetti ancorati ad una visione di un passato che difficilmente tornerà. Con il futuro alle porte, anzi già presente tra noi, occorre decidere da che parte del cambiamento si vuole stare ed assumersi le proprie responsabilità. C’è un passaggio nella lettera che Sergio Marchionne vergava di suo pugno a chi entrava a fare parte del Gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles), oggi Stellantis, che non ci può lasciare indifferenti. Scriveva Marchionne: “È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita in quel luogo, non vive mai lo stesso giorno due volte, perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa. Le persone, là, sentono di appartenere a quel mondo eccezionale almeno quanto esso appartiene loro. Lo portano in vita con il loro lavoro, lo modellano con il loro talento. V’imprimono, in modo indelebile, i propri valori […] Forse non sarà un mondo perfetto e di sicuro non è facile. Chi sceglie di abitare là è perché crede che assumersi delle responsabilità dia un significato più profondo al proprio lavoro e alla propria vita”.

Questo futuro, vorrei ribadire, ci appartiene per intero ed è nel DNA del nostro Paese: servono solo innovazione e trasparenza.