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Relazione sugli investimenti Ue 2019/2020: rallenta l’azione sul clima e cresce il digital divide tra le imprese

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Il contesto economico dell’Unione sta peggiorando e si prevede un rallentamento degli investimenti da parte delle imprese nel 2020: troppo esigua la spesa destinata alle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, mentre per rimanere competitivi è urgente accelerare l'adozione delle tecnologie digitali

Le imprese europee mostrano un crescente pessimismo per quanto riguarda le prospettive economiche riferite non solo a quest’ultimo trimestre 2019, ma soprattutto al 2020. Dalla nuova Relazione della Bei sugli investimenti 2019/2020 è emerso che le società europee sono rimaste molto indietro nella spesa per il contenimento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, come estremamente rallentati sono gli investimenti necessari per la trasformazione digitale.

In termini di infrastrutture la spesa è ferma all’1,6% del PIL dell’Unione europea, cioè il valore più basso degli ultimi 15 anni. Sono 12.500 le aziende che sono rientrate nell’indagine della Banca europea per gli investimenti (Bei) e secondo il Vicepresidente dell’organizzazione, Andrew McDowell: “L’Europa non può permettersi di rimanere ad aspettare la fine di un altro ciclo congiunturale negativo. Abbiamo già perso dieci anni in cui il livello degli investimenti è rimasto modesto e quindi ora, se vogliamo far fronte alle sfide storiche che ci attendono, dobbiamo contrastare immediatamente la tendenza negativa. Dobbiamo investire di più per tenere il passo con la rivoluzione digitale, realizzare i nostri obiettivi climatici e ricostruire la coesione sociale europea“.

Secondo l’edizione 2019 della Relazione, presentata a Lussemburgo in occasione della Conferenza annuale di economia, le attività di investimento nell’Unione europea (Ue) hanno raggiunto quasi il 21,5% del PIL continentale, ovvero una percentuale superiore di 0,5 punti alla media a lungo termine. Eppure, secondo i dati Bei, le imprese europee si mostrano maggiormente pessimiste rispetto alle loro omologhe statunitensi, soprattutto per quanto riguarda il contesto politico e normativo e si attendono ormai un deterioramento della situazione macroeconomica.

Emergenza climatica, la spesa dell’Ue vale un terzo di quella cinese
Gli investimenti nell’azione per il clima all’interno dell’Ue accusano tuttora un ritardo rispetto alla tabella di marcia”, si legge nella Relazione della Bei. Per poter conseguire l’obiettivo dell’economia a zero emissioni entro il 2050, “l’UE deve innalzare il livello complessivo degli investimenti nel proprio sistema energetico e nelle relative infrastrutture passando da 2% al 3% del PIL (in media)”.

Nel 2018 l’Unione europea ha investito 158 miliardi di euro nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Considerando che ciò corrisponde all’1,2% del PIL, l’Ue ha conseguito un risultato leggermente inferiore a quello degli Stati Uniti (1,3%) e di poco superiore a un terzo del valore raggiunto dalla Cina (3,3% del PIL).
Se è vero che sono gli Stati Uniti a guidare la classifica per quanto riguarda la spesa per Ricerca e sviluppo (R&S), la Cina dal canto suo ha recentemente quadruplicato tale spesa superando l’Unione europea.

Digital transformation, ma non per tutti
Lo studio punta il dito anche contro il processo di adozione delle tecnologie digitali, giudicato troppo lento, mentre a ripresentar, anche in maniera decisa, c’è il divario digitale tra le imprese, che è clamorosamente in crescita.

Le imprese digitali, secondo la Bei, “tendono a effettuare investimenti più cospicui, a innovare di più e a crescere più velocemente grazie ai cosiddetti vantaggi del pioniere“, ma questo vale non per tutte, perché in Europa le imprese digitali sono solo il 58%, contro il 69% di quelle degli Stati Uniti, con un divario particolarmente rilevante per quanto riguarda il settore dei servizi (40% vs 61%).
In effetti in Europa il 30% delle piccole e medie imprese più longeve (cioè attive da più di dieci anni) continua a rimanere non-digital“, è specificato nel documento.