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Dopo il caso Breton, Regole Tech il nuovo terreno di scontro fra Usa e Ue

Usa-Ue, gli attacchi continui dell’amministrazione Trump e della sfera Maga contro le regolazioni europee del digitale dimostrano che si tratta di una questione centrale di sovranità.

Gli attacchi degli Stati Uniti alle norme tecnologiche dell’UE non sono più un fenomeno secondario della guerra commerciale, ma una vera e propria disputa transatlantica. L’Europa è pronta a difendere la sua sovranità digitale, prossimo terreno di scontro fra le grandi potenze globali? La domanda diventa ancor più sensibile dopo che lo scorso 24 dicembre l’amministrazione americana ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti a cinque personalità europee, che si erano battute pubblicamente per una regolamentazione più severa della tecnologia.  

Breton definito dagli Usa l’architetto del DSA

Erano presenti l’ex Commissario per il Mercato Interno Thierry Breton, principale ideatore, “architetto” e promotore del Regolamento sui Mercati Digitali (DMA) e del Regolamento sui Servizi Digitali (DSA) – definito dagli Usa un regolamento di censura nei confronti della libertà di espressione delle piattaforme digitali Usa – e quattro rappresentanti di ONG che combattono la disinformazione e l’odio online, tra cui due britannici e due tedeschi. C’è da dire che fra Ursula von der Leyen e Thierry Breton non è mai corso buon sangue e che Breton è stato il principale concorrente di von der Leyen alla presidenza dell’esecutivo Ue prima d farsi malvolentieri da parte.    

Usa-Ue, la reazione forte di Macron

Ciò detto, le reazioni ci sono state. A partire però dalla Francia, madre patria di Breton che ha vissuto l’affronto come lesa maestà nazionale. “Queste misure equivalgono a intimidazione e coercizione contro la sovranità digitale europea”, ha denunciato Emmanuel Macron, che ha definito l’intervento Usa come una insopportabile intimidazione.

Nessuna reazione, invece, da parte del Primo Ministro britannico Keir Starmer – un portavoce del suo governo ha dichiarato che il Paese era “impegnato a difendere la libertà di espressione” – né da parte del cancelliere tedesco Friedrich Merz: il Ministro degli Esteri Johann Wadephul si è limitato a dire di voler “chiarire le divergenze di opinione con gli Stati Uniti nel dialogo transatlantico”.

Usa-Ue, la reazione debole di von der Leyen

La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, anche lei tedesca e membro della CDU, ha twittato che l’esecutivo europeo avrebbe “protetto la libertà di espressione”, senza tuttavia nominare Thierry Breton, il suo ex avversario, estromesso dalla Commissione nel settembre 2024.

In una dichiarazione, l’istituzione ha affermato di aver “richiesto chiarimenti” agli americani e che avrebbe risposto “se necessario, rapidamente e con fermezza contro queste misure ingiustificate“. Sanzioni.

Usa-Ue, Benifei: “Serve una riposta politica”

“La vera risposta deve essere politica”, ha affermato il deputato socialdemocratico italiano Brando Benifei, responsabile del Parlamento europeo per le relazioni con gli Stati Uniti, in risposta alle sanzioni americane. “I nostri leader sonnambuli devono svegliarsi, perché non c’è più tempo”.

Per gli esperti, questa reazione è insufficiente. “Immaginare anche solo per un secondo che questa sarà la fine sarebbe ingenuo”, ha scritto l’imprenditore Gilles Babinet su X (ex Twitter). “L’intelligenza artificiale e la tecnologia digitale diventeranno inevitabilmente il principale punto di contesa tra Stati Uniti ed Europa, poiché queste tecnologie sono destinate a essere fattori di potere (e impotenza) a medio termine”.

Usa-Ue, Virkkunen non pervenuta?

Il fatto che Thierry Breton sia stato preso di mira mentre non era più in carica dimostra che il suo successore, il nuovo Commissario europeo per gli Affari Digitali, Henna Virkkunen, “non sta facendo abbastanza per garantire la piena attuazione del DSA”, ha commentato un esperto in materia. La prima sanzione da 120 milioni di euro consentita dal DSA è stata imposta un mese fa contro X di Elon Musk. È stata probabilmente questa multa a “segnare la svolta esplosiva per la sfera Maga, che l’ha vista come un attacco”, analizza l’eurodeputata di Renew Stéphanie Yon-Courtin, esperta di regolamentazione digitale. Tuttavia, questo è solo l’inizio, poiché altre indagini in corso dovrebbero concludersi nei prossimi mesi. “Il mondo digitale è diventato un campo di battaglia per imperi, e il vero problema risiede nell’estrema dipendenza dell’Europa dalla tecnologia americana, e di quest’ultima dal mercato europeo“, ha proseguito l’eurodeputata.

L’annacquamento di AI Act e GDPR un favore alle Big Tech

La prevista semplificazione della normativa europea sull’intelligenza artificiale e del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che arriva al culmine della pressione americana, rischia di avvantaggiare i giganti della Silicon Valley. “Il fatto che l’amministrazione Trump reagisca con tanta violenza dimostra che la tecnologia è il punto di forza della loro economia e il mezzo per controllare le democrazie”, ha aggiunto Aurore Lalucq (Place Publique), presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo. La priorità deve essere dotare l’UE di infrastrutture sovrane nei settori dei pagamenti e del cloud computing. In trenta secondi possono tagliarci fuori completamente; è come avere un’arma nucleare”. Il 60% dei pagamenti con carta effettuati dai cittadini europei viene elaborato tramite le reti di pagamento americane, principalmente Visa e Mastercard. L’euro digitale sarebbe la soluzione anche se ci sono ancora diverse divergenze da superare soprattutto nel settore bancario.

Guerra ibrida contro la Ue?

“Non sono affatto antiamericana, ma questa amministrazione sta conducendo una guerra ibrida contro di noi, minacciando i nostri giudici e alcuni dei nostri politici”, aggiunge Aurore Lalucq, riferendosi a Nicolas Guillou, giudice francese presso la Corte penale internazionale, soggetto a sanzioni statunitensi. Per l’eurodeputato italiano Sandro Gozi (Renew), il divieto imposto a Thierry Breton “richiede misure anticoercitive”. Mentre l’accordo tariffario raggiunto ad agosto tra Ursula von der Leyen e Donald Trump “ci è stato presentato come garanzia di stabilità e prevedibilità nelle nostre relazioni bilaterali, in questa fase non vedo le condizioni politiche per approvarlo”, dichiara, mentre è ancora in corso un processo di ratifica al Parlamento europeo.

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