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Regione Lazio. Zingaretti lancia nuovo bando da 3 milioni di euro per teatri, cinema, librerie

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Per presentare le domande ci si dovrà recare sulla piattaforma Gecoweb dalle ore 12 del 21 aprile alle ore 18 del 21 giugno, col formulario disponibile da giovedì prossimo 17 marzo.

Questa mattina, martedì 15 marzo, due iniziative tenutesi nella Capitale stimolano una riflessione che già molte volte abbiamo proposto anche su queste colonne: la complessiva impostazione della “politica culturale” (e quindi della “economia della cultura”) italiana, nella quale ci sembra prevalga il “pathos” sul “logos”, ovvero l’emozione sulla razionalità, in quanto i processi decisionali sono basati più sulla discrezionalità (culturale, estetica, ideologica, politica) del “decisore”: processi di “decision making” per lo più sganciati dall’analisi scientifica del “destinatario” ovvero il potenziale fruitore, spettatore, visitatore, cittadino…).

Entrambe le iniziative sono degne di attenzione, per nella loro diversità, e sintomatiche nella scelta della “location”: il Teatro Quirino ed il Mattatoio: presso la storica sala, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha presentato un nuovo bando per sostenere teatri, cinematografi, librerie; presso l’ex Mattatoio di San Lorenzo, c’è stata la “preview stampa” della mostra dell’artista Clément Cogitore, considerato uno dei più visionari autori transmediali, tra video-arte e cinema…

C’è un nesso tra le due iniziative (si domanderà il lettore spaesato)?

C’è, ed è appunto il rapporto con il pubblico, questione che abbiamo già affrontato su “Key4biz”, anche in occasione della presentazione della nuova stagione della Quadriennale di Roma, che ha deciso di concentrare le proprie attività proprio su questa “entità” sociologicamente misteriosa, qual è il fruitore finale (il potenziale consumatore) dell’intervento pubblico nel settore culturale: il cittadino (vedi “Key4biz” del 7 marzo 2022, “La nuova Quadriennale d’Arte: ente di ricerca sull’arte contemporanea in Italia”).

Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha presentato un nuovo avviso pubblico, che destina 3 milioni di euro del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) per sostenere progetti di investimento finalizzati al miglioramento e al potenziamento di teatri, sale cinematografiche e librerie indipendenti del Lazio, per favorirne la fruizione collettiva in presenza.

Il bando destinato a micro, piccole e medie imprese proprietarie o gestori di teatri, sale cinematografiche o librerie indipendenti, che dovranno disporre della capacità finanziaria per completare il progetto, quindi avere un fatturato pari ad almeno 3 volte il valore del progetto non coperto dal contributo o, in alternativa, un patrimonio netto almeno pari a questo valore.

A ogni micro, piccola o media impresa potrà essere agevolato un solo progetto che potrà riguardare interventi da realizzarsi in più di un teatro, sala cinematografica e libreria indipendente che facciano riferimento alla stessa impresa.

I progetti e le relative spese non potranno riguardare la manutenzione ordinaria, interventi di mera sostituzione e la messa a norma.

Questa la ripartizione del budget: 1 milione sarà riservato ai teatri, 1 milione alle sale cinematografiche (in entrambi i casi compresi i multisala) ed 1 milione alle librerie indipendenti.

Esiste una quota di riserva destinata alle aree più critiche: un 20 % della dotazione complessiva sarà infatti destinato ai progetti relativi a teatri, cinema e librerie in uno dei Comuni ricadenti nelle “aree di crisi complessa” della Regione.

Il contributo sarà a fondo perduto per il 70 % di costi totali ammissibili del progetto fini a 50mila euro, per un sostegno massimo di 35mila euro, e per il 40 % dell’importo dei costi totali ammissibili del progetto eccedenti il limite di 50mila euro, fino al raggiungimento dell’importo massimo totale di contributo di 100mila euro.

Per presentare le domande ci si dovrà recare sulla piattaforma Gecoweb (gestito dalla società “in-house” Lazio Innova) dalle ore 12 del 21 aprile alle ore 18 del 21 giugno, col formulario disponibile da giovedì prossimo 17 marzo.

Questo è qualcosa di più di un bando della speranza”, ha commentato Nicola Zingaretti, presentando la misura in un luogo a lui molto caro: il teatro Quirino di Roma, intitolato a Vittorio Gassman… “Per me è un’emozione fortissima, non avrei mai pensato di stare in questo foyer, dove venivo da bambino, per presentare questo bando. Questo è un luogo della formazione culturale dei romani e non solo. Attraverso la cultura le persone aumentano la loro formazione morale e la capacità di capire cosa gli accade intorno. Non vogliamo rinunciare alla cultura come potente strumento di coesione sociale. Roma non sarebbe stata tale. senza la potenza dei suoi polmoni culturali e la ripartenza del Paese non può non passare per il sostegno ai comparti culturali, perché questi aiutano a vivere meglio anche chi non ha mai messo piede in una biblioteca, un teatro o un cinema”.

Il Presidente del Lazio ha ricordato che nei 9 anni dell’amministrazione regionale guidata da lui (ovvero dal 2013) “nel Lazio hanno riaperto quasi 70 teatri, grazie a 42 ristrutturazioni di strutture pubbliche e 27 di teatri privati. Inoltre, in questo istante sono in corso altre 17 ristrutturazioni producendo un recupero urbanistico meraviglioso”.

Zingaretti ha auspicato che iniziative come queste rappresentano “non solo un sostegno per la ripartenza dell’economia, ma un’idea di futuro che abbiamo in mente. Quindi non si tratta di un fatto isolato ma dell’inizio di una fase nuova. Vogliamo dire agli operatori della cultura ‘non siete soli e mai lo sarete’, perché per noi investire sulla cultura significa investire in una società più aperta, democratica e colta”.

Fin qui – come dire?! – tutto bene.

Apprezzamento e plauso, per quanto si tratti di una dotazione budgetaria oggettivamente modesta. Che comunque va ad integrare molti altri interventi della Regione Lazio, dei quali peraltro non è purtroppo disponibile una mappatura sintetica accurata. Zingaretti ha sostenuto che, grazie a lui, dal 2013 sono stati iniettati nel sistema cinematografico e audiovisivo nazionale oltre 170 milioni di euro (in effetti, gran parte dei film “made in Italy” recano anche il marchio della Regione Lazio).

Quel che non ci convince è la perdurante totale assenza di analisi sugli effetti di questi interventi della mano pubblica.

Qualcosa non funziona, nella macchina dell’intervento pubblico a favore della cultura

In effetti, lo Stato sostiene l’offerta, stimola la produzione, ma i risultati in termini di fruizione e consumo non sono granché soddisfacenti.

C’è evidentemente qualcosa che non funziona bene, nella “macchina” dell’intervento pubblico a favore della cultura.

Il caso del sostegno – nazionale o regionale che sia – a favore del settore cinematografico è sintomatico: il Ministro Dario Franceschini ha il merito di aver fortemente incrementato il fondo a favore del settore, dai 400 milioni di euro della legge originaria del 2016 agli attuali 750 milioni di euro… La produzione di cinema e di fiction è aumentata, ma buona parte di questa produzione permane invisibile, bloccata dai colli di bottiglia del sistema distributivo.

In Italia, il livello del consumo di “cinema” nelle sale cinematografiche non cresce, la quota di mercato della cinematografia nazionale è modesta…

Qualcosa – ribadiamo – nel “meccanismo” della mano pubblica non funziona: in argomento, vedi – da ultimo – “Key4biz” di venerdì scorso, “Firmato il decreto che ripartisce i 750 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2022”.

Riteniamo che la causa primaria di questa criticità (fondamentale) vada ricercata nella perdurante assenza di un “sistema informativo” della cultura in Italia: gli strumenti cognitivi disponibili sono deficitari, e rarissime sono le indagini demoscopiche e le ricerche di mercato sul pubblico.

Lo Stato italiano (e con esso la Regione Lazio e tutte le altre, e gli enti locali) sta andando nella direzione giusta?!

Cosa vorrebbe la cittadinanza? Cosa gradirebbe il pubblico?!

Ovviamente, questi studi non dovrebbero semplicemente fotografare l’esistente e stimolare lo Stato a ri-produrre l’esistente, ma potrebbero consentire un “evidence-based policy making”, e non processi decisionali spesso estemporanei, ed allocazione di risorse sganciate dai fabbisogni attuali e potenziali del pubblico e della cittadinanza.

Se gran parte dell’economia della televisione è purtroppo “governata” – anche per quanto riguarda la Rai ahinoi – da uno strumento quantitativo limitato qual è Auditel… Se gran parte dell’economia dello spettacolo è “analizzata” soltanto grazie ai dati quantitativi della Società Italiana Autori Editori (Siae)… esiste “tutto un mondo” di informazioni e di “performance” che permane totalmente inesplorato.

Non esiste una struttura a livello nazionale (né regionale) che consenta di disporre di dataset quantitativi e qualitativi che consentano di comprendere il vero stato di salute del sistema culturale italiano. Non svolge questa funzione l’Osservatorio dello Spettacolo del Ministero della Cultura, e, a livello regionale, non esiste nel Lazio nemmeno un Osservatorio della Cultura… Il neo Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, durante la sua campagna elettorale, ha auspicato lo sviluppo di un Osservatorio sulla Creatività a Roma, ma non se ne ha ancora alcuna pubblica evidenza…

Non esistono vere “valutazioni di impatto” dell’intervento dello Stato nella cultura.

Non esistonobilanci sociali” delle istituzioni culturali (se non in rarissime eccezioni).

Non esistono nemmeno statistiche accurate ed affidabili sui “luoghi dell’offerta”: il Presidente Zingaretti si è fatto vanto – giustamente – di aver contribuito, durante il suo mandato, alla riapertura di quasi 80 sale teatrali nel Lazio. Bene, ma, nel mentre, nell’ultimo decennio, quanti teatri hanno chiuso i battenti?!

Non esistono dati diacronici accurati, né per il teatro né per i cinematografi.

Ed altresì dicasi per le librerie… E, ancora, per le edicole… E per i negozi che vendono dischi ed altri supporti musicali e strumenti musicali

Una continua strisciante “desertificazione” del tessuto culturale nazionale

È in atto da molti anni, nel silenzio dei più, una continua strisciante “desertificazione” del tessuto culturale del nostro Paese – tra metropoli e paesi e campagne – che non è mai stata oggetto di una analisi minimamente valida.

Il tessuto dei “luoghi della cultura” è ignoto ai più, esattamente come avviene per l’“identikit” dello spettatore.

Fino a quando si interverrà in questo modo, quindi, ovvero discrezionalmente ed umoralmente, non si riuscirà a comprendere se l’intervento pubblico è animato da quegli obiettivi di efficienza ed efficacia, e di “democrazia culturale” (accesso alla cultura da parte di chi ne è escluso) che pure dovrebbero essere sue precipue caratteristiche

Da segnalare che il Presidente della Regione Lazio oggi ha anche annunciato che in settimana prossima verrà presentato anche un altro bando, da 1 milioni di euro, per la promozione degli eventi cinematografici nella Regione, curato dalla Responsabile dell’ Ufficio Cinema della Presidenza (e del progetto “Abc Lazio”), Giovanna Pugliese (già Assessore al Turismo e Pari Opportunità della Regione dal 2019 al 2021), e successivamente un’ulteriore iniziativa – parrebbe unica a livello europeo – per stimolare le “co-produzioni internazionali” ma non nel tradizionale ambito del cinema, bensì in quello del teatro… Attendiamo con interesse la presentazione di queste iniziative, sebbene temiamo che anche esse saranno basate su intuizioni personali dei “decision maker”, piuttosto che su ricognizioni dei bisogni.

Le sperimentazioni di Clément Cogitore, tra cinema e video-arte… (per pochi intimi)

Andati via dal foyer del Teatro Quirino (affollato di organizzatori culturali ed artisti, tra i quali il regista e teatrante Massimiliano Bruno), abbiamo raggiunto il Padiglione 9 del Mattatoio, ove ci ha accolto l’ufficio stampa del Palazzo delle Esposizione (l’istituzione culturale romana che gestisce anche gli spazi del Mattatoio dedicati alla cultura) e ci ha presentato sia l’artista sia la curatrice.

Dopo aver esposto le sue opere al Palais de Tokyo e al Centre George Pompidou di Parigi, all’Ica di Londra, al MoMA di New York, all’Haus der Kulturen del Welt di Berlino e ancora, per esempio, a Seoul, Pechino, Shangai, l’artista e cineasta francese Clément Cogitore arriva per la prima volta in Italia.

La mostra, in programma al Mattatoio di Roma dal 16 marzo al 22 maggio nel Padiglione 9, si intitola “Notturni”, è curata da Maria Laura Cavaliere ed è promossa da Roma Culture (ovvero l’Assessorato alla Cultura, retto da Miguel Gotor) e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con la collaborazione di due importanti partner istituzionali: l’Accademia di Francia a Roma, alias Villa Medici, e l’Institut Francais di Parigi. A giugno invece, sarà il Madre di Napoli a presentare la nuova installazione di Cogitore “Ferdinandea”, che prende l’avvio dalla storia dell’omonima isola per narrazioni e speculazioni geopolitiche…

L’artista, classe 1983, è considerato dalla critica internazionale uno dei più interessanti nel panorama contemporaneo francese: nel 2018, ha vinto il premio Marcel Duchamp, nel 2016 il premio della Fondation d’Enterprise Ricard e ancora il Sciences Po e il Bal Prize per artisti emergenti nel 2015 e infine il Gran Premio del Salon de Montrouge nel 2011.

Clèment Cogitore indaga in maniera molto originale le frontiere tra cinema e arte contemporanea, utilizzando film, video, installazioni e fotografie, per mettere in scena dispostivi complessi e innovativi. “Notturni” presenta una selezione delle più importanti opere video, 7 in tutto, nelle quali l’artista esplora le contraddizioni e le ambiguità delle immagini contemporanee tra verità e falsificazione, testimonianza diretta e “ready-made” di immagini filmiche, mettendo in discussione il rapporto con il reale e con la storia… Si tratta di opere che oscillano tra la forma cinematografica documentaristica e la video-arte, con una ricerca raffinata sia a livello di composizione dell’immagine (anche pittorica, in alcuni tratti) sia a livello di costruzione sonora. Sono opere che mettono in discussione il concetto stesso di “immagine” e di “realtà” e di “rappresentazione della realtà”: questioni assolutamente attuali anche rispetto al conflitto bellico in atto, tra “notizie” e “fake”…

Si tratta senza dubbio di opere di non facile comprensione, per quello che potremmo definire convenzionalmente “spettatore medio”: basti pensare ad una opera claustrofobica come “Memento Mori”, nella quale vengono ripresi, camera fissa, un piccolo branco di lupi, prigioniero e rassegnato, che si muove nel recinto, in uno spazio avvolto da fitta nebbia, mentre si ascoltano madrigali di Claudio Monteverdi… Durata? 42 minuti, e confessiamo che ce li siamo sorbiti tutti, per rispetto – come dire?! – della creatività dell’autore (o per l’illusione / speranza che vi fosse un cambio di inquadratura o una scena-madre)… Siamo nell’ambito della ricerca pura e della sperimentazione assoluta, e forse non ha molto senso porsi domande “normali” (che verrebbero bollate come banali e finanche volgari) sul “senso” di queste operazioni artistiche… Mostre come quella di Cogitore sono oggi destinate ad un élite di visitatori colti (pochi intimi?! qualche decina? qualche centinaio?!), ma forse le sue provocazioni meriterebbero un’audience maggiore. “Audience” che va cercata, che va stimolata, che va educata…

Nessuno conosce in Italia l’identikit del visitatore di mostre d’arte contemporanea (ma nemmeno dello spettatore di teatri e cinema)

Al di là del caso in ispecie, qui sorge (risorge) il problema: quale è l’“identikit” del visitatore di mostre di arte contemporanea in Italia?! Non è dato sapere.

Quanti anni ha?! Che livello di studi?! Che caratteristiche socio-economiche?! Nessuno lo sa.

Nemmeno le istituzioni, che sono i soggetti che “discrezionalmente” decidono di intervenire, in regime di totale autocrazia: decide l’Assessore, decide il Direttore Artistico (scelto per lo più dall’Assessore), sceglie il Curatore (idem)… Decidono la “linea editoriale”, decidono il budget, decino tutto…

Riteniamo, per esempio, che in Italia, ed in particolare a Roma, ci sia ormai una sovra-offerta di arte contemporanea, tra Maxxi e Macro e Palaexpò ed altri soggetti / location ancora: qualcuno si pone il problema?! Qualcuno si domanda se esiste un pubblico – attuale e potenziale – che possa andare incontro ad un incremento dell’offerta?! Qualcuno si domanda se vi sono desideri insoddisfatti da parte del pubblico?! Abbiamo già segnalato (denunciato) su queste colonne come un 70 % dei cittadini romani disconosca l’esistenza stessa del Palaexpò (vedi il già citato, “La nuova Quadriennale d’Arte: ente di ricerca sull’arte contemporanea in Italia”, su “Key4biz” del 7 marzo). E ciò basti.

Abbiamo a che fare con un sistema che si auto-alimenta, che si caratterizza per una estrema autoreferenzialità, nella quale lo spettatore, il visitatore, il cittadino sembra quasi una “appendice”, un elemento quasi “inutile” del sistema (culturale ed artistico). Un paradosso.

Ancora una volta, vedi… supra.